Tanti i
problemi per i rifugiati; difficile e tortuoso l'iter burocratico per
ottenere, da parte delle commissioni preposte, una risposta positiva
alla richiesta di asilo politico. Ma la questione è ancora più
delicata per i minori stranieri non accompagnati: la politica
migratoria degli altri Stati europei procede in maniera confusa
quando, invece, sarebbe fondamentale sapere chi sono realmente i
richiedenti asilo, la loro età, la loro vera identità. Come si
legge nel rapporto - pubblicato lo scorso 17 maggio da Coram
Children’s Legal Centre, associazione che si occupa di fornire
assistenza legale ai minori - centinaia di bambini richiedenti asilo
nel Regno Unito sono stati messi in pericolo dagli operatori sociali
che non credono alle loro versioni. Il rapporto, dal titolo Buon
compleanno? Dispute sull’età dei bambini nel sistema immigrazione,
denuncia, infatti, che molti bambini sono stati erroneamente
classificati come adulti con il risultato che centinaia di questi
piccoli richiedenti asilo sono stati lasciati senza casa, senza
diritto all'istruzione e, soprattutto, sono stati rinchiusi nei
centri di detenzione per adulti dove hanno subìto anche abusi. Una
delle “ragioni” a sostegno di queste pratiche è che il pugno di
ferro contro gli immigrati, paga...dal punto di vista elettorale.
Questo accade in Inghilterra, ma in Italia?
Secondo
il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, al 30 settembre
2012, i minori non accompagnati sono per lo più maschi e 1757
di loro, dopo essere stati in contatto con le autorità, risultano
oggi irreperibili; 1170
di loro hanno un’età
compresa fra 0 e 15 anni; di tutti i minori segnalati, solo
719,
il
9,8%, sono
stati accolti da una famiglia.
Tanti di
questi minori sono particolarmente vulnerabili e spesso possono
essere coinvolti in fenomeni di sfruttamento nonché inglobati nei
circuiti dell'illegalità. Inoltre, ad essi bisogna aggiungere quei
bambini e adolescenti che apparentemente hanno genitori o familiari i
quali, tuttavia, non sono spesso in condizioni di costituire un
valido punto di riferimento. Per prevenirne la devianza e orientarli
sarebbero necessarie forme di intervento che prevedano un
rafforzamento del dialogo inter-istituzionale e con i soggetti
privati del no profit anche attraverso l'impiego di operatori ed
educatori qualificati.