Manifestanti
e giornalisti sono stati fermati con un'accusa paradossale: “Porto
illegale di aceto” in quanto “l'aceto può servie a fabbricare
bombe”. In realtà, l'aceto - come il limone - è usato dai
repoters proprio per proteggersi dai gas lacrimogeni. Le persone
bloccate e portate in questura sono state liberate, quasi tutte,
nella notte seguente al fermo.
Ma le
manifestazioni non si sono placate, anzi. Da San Paolo a Rio de
Janeiro, da Brasilia a Fortaleza circa un milione di persone è
sceso in piazza, per lo più per manifestare in maniera pacifica,
anche se si è registrato qualche episodio di saccheggio e di
vandalismo e, a Ribeirão
Preto
vicino alla città di San Paolo, un manifestante di vent'anni è
morto a causa di una jeep che cercava di farsi largo tra la folla.
La
rivolta, come detto, è scaturita dall'aumento delle tariffe di
autobus e metropolitana: un aumento importante per chi si sposta solo
con i mezzi pubblici e guadagna di media, al mese, 700 reais che
equivalgono a circa 247 euro. Ma la protesta non riguarda solo questo
provvedimento: i manifestanti, adesso, si ribellano anche contro
l'aumento delle tasse e la corruzione e chiedono servizi migliori per
quanto riguarda la sanità e l'istruzione soprattutto dal momento in
cui sono stati spesi oltre 26 miliardi di dollari dei fondi pubblici
per finanziare i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016.
Il
Presidente Rousseff ha rassicurato i manifestanti con un discorso
improntato sul dialogocon i partecipanti al movimento pacifico e
sulla fermezza nei confronti dei violenti. “Nè il governo né la
società possono accettare che una minoranza violenta e autoritaria
distrugga il patrimonio pubblico e privato, attacchi luoghi di culto,
incendi automobili e voglia portare il caos nei nostri principali
centri urbani”, ha affermato, e riguardo alle richieste di chi è
sceso nelle piazze e nelle strade ha promesso un grande patto per
migliorare i servizi pubblici e una lotta molto più incisiva per
combattere la corruzione.