Si snoda
tra le sale di Palazzo Reale, a Milano, ed è ancora possibile
visitarla, fino al 2 giugno: si tratta di una mostra, ricca e ben
organizzata, dal titolo “The Desire for Fredoom. Arte in Europa dal
1945”.
A cura
di Monika Flacke, Henry Meyric Hughes e Ulrike Schmiegelt, realizzata
su iniziativa del Consiglio d'Europa e finanziata dalla Commissione
europea, l'esposizione presenta più di 200 opere di 94 artisti
contemporanei provenienti da 27 diversi Paesi: Albania, Azerbaijan,
Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia,
Germania, Gran Bretagna, Grecia, Islanda, Italia, Norvegia, Paesi
Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia,
Spagna, Svizzera, Turchia, Ucraina e Ungheria.
Il
progetto nasce con l'obiettivo di superare la concezione di un'Europa
del dopoguerra divisa tra due blocchi di potere contrapposti, come
durante la Guerra Fredda, assumendo, invece, l'idea che le parti
affondino le loro radici comuni nell'illuminismo e che, quindi,
possano condividerne gli stessi valori, quali: la libertà, la
giustizia e l'uguaglianza.
In
particolare, le domande che la mostra sollecita allo spettatore sono:
Come viene concepita e difesa, oggi, l'idea di libertà? Cosa
significa “libertà” in Europa dopo il 1945?
Il
percorso è suddiviso in 12 capitoli tematici. Apre il “Tribunale
della ragione” in nome della quale sono stati commessi, nel corso
della Storia, le peggiori violazioni dei diritti umani; ispirandosi
all'omonima opera di Joseph Beuys, la seconda sezione si intitola “La
rivoluzione siamo noi” e si interroga sulle utopie moderne e
contemporanee; “Viaggio nel Paese delle meraviglie” racconta la
capacità dell'Arte di rovesciare paradigmi e costringe lo spettatore
a riflettere sulla propria coscienza storica; in “Terrore e
tenebre” si affronta il tema della tortura che, ancora oggi, nega i
valori della solidarietà e della fratellanza; si prosegue, poi, con
il “Realismo della politica” in cui gli artisti dimostrano quanto
spesso la politica non sia capace di risolvere problemi e conflitti
all'interno della società civile;
la
sezione “Libertà sotto assedio” riprende l'analisi delle
violazioni dei diritti umani in nome della sicurezza; in “99 Cent”
le opere mettono duramente in discussione il capitalismo e il
consumismo; in “Cent'anni” gli artisti sperano in un rinnovato
rispetto per l'ambiente e per le risorse che esso ci regala; a questa
sezione è collegata la successiva, dal titolo “Mondi di vita” in
cui l'abitazione non è solo riparo, ma può diventare anche canale
di comunicazione con l'esterno; “L'altro luogo” può essere una
scelta nuova di vita, un orizzonte diverso da quello imposto;
“Esperienza di sé e del limite” pone lo spettatore di fronte ai
quesiti: “Che tipo di persona voglio essere?” e “Quale
relazione vorrei impostare con gli altri?”; e, infine, “Il mondo
nella testa” conferma il fatto che le nostre scelte e i nostri
comportamenti siano determinati, innanzitutto, dal Pensiero.
La
struttura del progetto espositivo è circolare, senza linearità
cronologica, perchè – in fondo – si tratta di argomenti
universali e le riflessioni dovrebbero riguardare tutti, al di là
dei confini e delle epoche. Una proposta culturale molto ampia con
dipinti, fotografie, video, installazioni che vedono protagonisti
artisti di fama internazionale, quali, per citarne alcuni: Christo,
Damien Hirst, Lucio Fontana, Yinka Shonibare, Boris Mikhailov,
Alberto Giacometti, Jannis Kounellis, Yves Klein. Un mappa
geopolitica attraverso l' Arte, uno stimolo per la mente, un buon
inizio, per chi fosse interessato a questi argomenti, per continuare
ad approfondire anche grazie alle numerose citazioni, notizie e
racconti che si possono ascoltare con le audioguide.