giovedì 15 gennaio 2015

Papa Francesco: il terrorismo e i mali dell'umanità



Il terrorismo fondamentalista rifiuta Dio stesso, e di fronte ai risvolti agghiaccianti per il dilagare del terrorismo auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione che giustifica la violenza”: queste le parole di papa Francesco a seguito degli attentati a Parigi e nel tradizionale incontro d'inizio anno con la stampa.
Francesco parla di una vera e propria guerra mondiale combattuta a pezzi che accade in varie zone del pianeta, a partire dalla vicina Ucraina, divenuta drammatico teatro di scontro e per la quale auspico che, attraverso il dialogo, si consolidino gli sforzi in atto per fare cessare le ostilità, e le parti coinvolte intraprendano quanto prima, in un rinnovato spirito di rispetto della legalità internazionale, un sincero cammino di fiducia reciproca e di riconciliazione fraterna.
Il pontefice si è soffermato anche sul Medio Oriente,auspicandosi che cessino le violenze e che si arrivi a una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a quello israeliano di vivere finalmente in pace, entro confini chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente, così che “la soluzione di due Stati” diventi effettiva. Quindi ricorda gli altri conflitti nella regione, i cui risvolti sono agghiaccianti anche per il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria ed in Iraq. Tale fenomeno è conseguenza della cultura dello scarto applicata a Dio. Il fondamentalismo religioso, infatti, prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico.
Di fronte a tale ingiusta aggressione, che colpisce anche i cristiani e altri gruppi etnici e religiosi della Regione, occorre una risposta unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare delle violenze, ristabilisca la concordia e risani le profonde ferite che il succedersi dei conflitti ha provocato. In questa sede faccio perciò appello all’intera comunità internazionale, così come ai singoli Governi interessati, perché assumano iniziative concrete per la pace e in difesa di quanti soffrono le conseguenze della guerra e della persecuzione e sono costretti a lasciare le proprie case e la loro patria. Un Medio Oriente senza cristiani sarebbe un Medio Oriente sfigurato e mutilato...Nel sollecitare la comunità internazionale a non essere indifferente davanti a tale situazione, auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza.
Francesco non dimentica la Nigeria, dove non cessano le violenze che colpiscono indiscriminatamente la popolazione, ed è in continua crescita il tragico fenomeno dei sequestri di persone, spesso di giovani ragazze rapite per essere fatte oggetto di mercimonio, un esecrabile commercio che non può continuare.
Il Papa si occupa anche dei conflitti civili che interessano altre parti dell’Africa, a partire dalla Libia, lacerata da una lunga guerra intestina che causa indicibili sofferenze tra la popolazione e ha gravi ripercussioni sui delicati equilibri della Regione. Cita «la drammatica situazione nella Repubblica Centroafricana e quella del Sud Sudan e in alcune regioni del Sudan, del Corno d’Africa e della Repubblica Democratica del Congo, dove non cessa di crescere il numero di vittime tra la popolazione civile e migliaia di persone e chiede l'impegno dei singoli governi e della comunità internazionale.
Un paragrafo importante del suo discorso è dedicato ai profughi e rifugiati: “Quante persone perdono la vita in viaggi disumani, sottoposte alle angherie di veri e propri aguzzini avidi di denaro?...Molti migranti, soprattutto nelle Americhe, sono bambini soli, più facile preda dei pericoli, necessitando di maggiore cura, attenzione e protezione”. Sono 180 gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ad essi vanno aggiunti l’Unione Europea, l'Ordine di Malta e una Missione a carattere speciale, quella dello Stato di Palestina. Le cancellerie di ambasciata con sede a Roma, incluse quelle dell’Unione Europea e dell'Ordine di Malta, sono 83. Hanno sede a Roma anche la Missione dello Stato di Palestina e gli Uffici della Lega degli Stati Arabi, dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.


Nel corso del 2014 si sono firmati tre accordi: il 13 gennaio, l’Accordo-quadro tra la Santa Sede e la Repubblica del Camerun sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica; il 27 gennaio, il Terzo Protocollo Addizionale dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Malta sul riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni canonici e alle decisioni delle autorità e dei tribunali ecclesiastici circa gli stessi matrimoni, del 3 febbraio 1993; il 27 giugno, l’accordo tra la Santa Sede e la Serbia sulla collaborazione nell’insegnamento superiore.

Infine, Papa Francesco rivolge un pensiero: alla Corea, al Venezuela, al Burkina Faso e a quei Paesi in cui le popolazioni vivono tra tensioni, disagi e paure.
“Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità”: e conclude con questa frase tratta dal discorso di Paolo VI all'ONU nel 1965.