mercoledì 21 gennaio 2015

La Storia narrata dalla fotografia

Queste foto, che hanno plasmato il nostro immaginario collettrivo, mi hanno spinto ad andare a cercare i loro autori per farmi raccontare il momento in cui hanno incontrato la Storia e hanno saputo riconoscerla”: queste la parole di Mario Calabresi, appasionato di giornalismo e di fotografia, nell'introduzione ad un suo saggio dal titolo Ad occhi aperti, edito da Contrasto.

Gli “occhi aperti” sono quelli dei grandi fotoreporter di cui Calabresi raccoglie le immagini più importanti per analizzarle, spiegarle e attraverso le quali raccontare quelle situazioni che hanno segnato la Storia moderna e contemporanea. Gli “occhi aperti” sono quelli, quindi, dell'autore del libro e delle immagini, ma anche quelli degli spettatori che hanno la possibilità, ancora per qualche giorno, di visitare la mostra tratta dal libro A occhi aperti. Quando la Storia si è fermata in una foto, allestita appositamente per la Venaria Reale, nella Sala dele arti e aperta fino al prossimo 8 febbraio 2015.

Le immagini di una realtà difficile, spesso tragica, di oggi dialogano con l'eleganza dell'antica reggia, legando Passato e Presente, miseria e nobiltà.

Steve McCurry ci racconta la storia di quell'uomo anziano che, in India, trasporta sulla testa la sua vecchia macchina da cucire, mentre cerca di salvarsi dalle acque di un monsone; Josef Koudelka ritrae i suoi concittadini durante la repressione della Primavera di Praga nel '68 così come, nello stesso anno, negli Stati Uniti veniva ucciso Robert Kennedy e Paul Fusco regala ai posteri il “Funeral Train”, la serie di ritratti di tutte quelle persone che accorsero sui binari del treno che portava la salma del Presidente al cimitero di Arlington, in Texas; e ancora Koudelka con le immagini dei suoi zingari dell'Europa dell'Est, ma anche Salgado e Alex Webb sulle favelas in Brasile o le township africane. Pellegrin e Gabriele Basilico, Eliott Erwitt e Abbas...una carrellata di fotografie che formano un affascinante, strabiliante, duro e potente film su quello che è stato il mondo ieri e quello che sta per diventare.



Cosa potremmo sapere, cosa potremmo immaginare, cosa potremmo ricordare dell'invasione sovietica di Praga se non ci fossero, stampate nei nostri occhi, le immagini di un 'anonimo fotografo praghese', che si scoprì poi chiamarsi Josepf Kuodelka? Quanta giustizia hanno fatto quelle foto, capaci di raccontare al mondo la freschezza e l'idealismo, di una primavera di libertà. Ci sono i fatti, pezzi di storia, che esistono solo perchè c'è una fotografia che li racconta”, Mario Calabresi.