Gli
“occhi aperti” sono quelli dei grandi fotoreporter di cui
Calabresi raccoglie le immagini più importanti per analizzarle,
spiegarle e attraverso le quali raccontare quelle situazioni che
hanno segnato la Storia moderna e contemporanea. Gli “occhi aperti”
sono quelli, quindi, dell'autore del libro e delle immagini, ma anche
quelli degli spettatori che hanno la possibilità, ancora per qualche
giorno, di visitare la mostra tratta dal libro A
occhi aperti. Quando la Storia si è fermata in una foto,
allestita appositamente per la Venaria Reale, nella Sala dele arti e
aperta fino al prossimo 8 febbraio 2015.
Le
immagini di una realtà difficile, spesso tragica, di oggi dialogano
con l'eleganza dell'antica reggia, legando Passato e Presente,
miseria e nobiltà.
Steve
McCurry ci racconta la storia di quell'uomo anziano che, in India,
trasporta sulla testa la sua vecchia macchina da cucire, mentre cerca
di salvarsi dalle acque di un monsone; Josef Koudelka ritrae i suoi
concittadini durante la repressione della Primavera di Praga nel '68
così come, nello stesso anno, negli Stati Uniti veniva ucciso Robert
Kennedy e Paul Fusco regala ai posteri il “Funeral Train”, la
serie di ritratti di tutte quelle persone che accorsero sui binari
del treno che portava la salma del Presidente al cimitero di
Arlington, in Texas; e ancora Koudelka con le immagini dei suoi
zingari dell'Europa dell'Est, ma anche Salgado e Alex Webb sulle
favelas in Brasile o le township africane. Pellegrin e Gabriele
Basilico, Eliott Erwitt e Abbas...una carrellata di fotografie che
formano un affascinante, strabiliante, duro e potente film su quello
che è stato il mondo ieri e quello che sta per diventare.
“Cosa
potremmo sapere, cosa potremmo immaginare, cosa potremmo ricordare
dell'invasione sovietica di Praga se non ci fossero, stampate nei
nostri occhi, le immagini di un 'anonimo fotografo praghese', che si
scoprì poi chiamarsi Josepf Kuodelka? Quanta giustizia hanno fatto
quelle foto, capaci di raccontare al mondo la freschezza e
l'idealismo, di una primavera di libertà. Ci sono i fatti, pezzi di
storia, che esistono solo perchè c'è una fotografia che li
racconta”, Mario
Calabresi.