venerdì 23 gennaio 2015

L' Iran tra cotraddizioni forti e serena quotidianità





L'Iran de La signora melograno, edito da Calabuig, della scrittrice Goli Taraghi non è quello cui ci ha abituato la stampa ufficiale. Si tratta di un Paese difficile e contraddittorio , in cui spesso i diritti sono negati, ma nei racconti del testo emerge anche un Paese dove, a tratti, sono possibili serenità e leggerezza. Taraghi tratteggia profili, narra vicende familiari, descrive l'ostilità di un Paese straniero (la Francia) e, sullo sfondo, ci sono tutti gli avvenimenti anche terribili che hanno attraversato e segnato gli ultimi decenni della storia dell'Iran: da Mohammad Mossadeq allo Scià qajar, da Khomeini ad Ahmadinejad.Le storie narrate parlano di ragazzi turbolenti alle prese con padri severi, donne di ogni età che afferrano la consapevolezza di sé, quadretti familiari quotidiani che tratteggiano persone comuni che non lasciano spazio agli stereotipi.
Certo, qualcuno potrà dire che Goli Taraghi non si renda conto della situazione perchè appartiene a una categoria privilegiata, quella delle persone agiate e intellettuali. Ma forse non è così: si tratta di lasciare spazio, ogni tanto, alla vita, a quella parte dell'esistenza più tranquilla, a cui tutti avremmo diritto di aspirare.
Nell'ottima traduzione dal persiano di Anna Vanzan, c'è il riferimento al titolo del libro,
La signora melograno. Una anziana signora che non si è mai allontanata dall'isolato villaggio dell'interno vivendo dei frutti della sua terra, decide di raggiungere i figli emigrati in Svezia. La prima tappa del viaggio, dal villaggio a Teheran, è molto impegnativo e stancante ma non è nulla rispetto a ciò che l'aspetta per raggiungere in aereo Parigi e da lì la Svezia.



Abbiamo rivolto alcune domande alla traduttrice, Anna Vanzan, che ringraziamo.




La letteratura è una forma di liberazione/emancipazione femminile, in Iran come in altri Paesi sotto dittatura?



Fin da tempi remoti le donne d’Iran si sono manifestate attraverso la letteratura, dapprima esclusivamente con la poesia, perlopiù a fondo mistico. Meditare e scrivere erano considerate attività “domestiche” e come tali plausibili per le signore della buona società islamo-persiana. Alcune di loro partecipavano a pubbliche tenzoni poetiche, sfidando i loro colleghi maschi. Molte immagini da loro usate erano volutamente mistiche ed esoteriche proprio per potersi esprimere liberamente. A metà del XIX secolo le donne hanno cominciato a usare la prosa, spesso colorandola di una chiara protesta nei confronti del patriarcato. In un secolo e mezzo le iraniane hanno conquistato la letteratura del loro Paese, trasformando una tradizione quasi esclusivamente lirica e scritta da uomini in una corrente prosastica il cui numero di autrici sovrasta ormai quello degli scrittori.




Come ha conciliato – Goli Taraghi – la sua esperienza di cittadina iraniana e di persona costretta all'esilio?



Goli Taraghi è una scrittrice nata e alla sua penna ha affidato pure le pene dell’esilio. Anche prima del suo trasferimento in Francia aveva sperimentato alcune forme letterarie (romanzo e racconti brevi) che però riflettevano soprattutto un viaggio alla ricerca di in sé stessa, vagamente venata da auto compiacimento. L’esilio ha modificato il suo stile, costringendola a un continuo ricordo che non è ripiegamento sul passato e/o autocommiserazione, ma un processo dinamico che usa il passato per proiettarsi in avanti.




Qual è lo stile narrativo dei racconti di questo libro e quale il motivo di questa scelta?



La narrazione di Goli Taraghi è apparentemente semplice e lineare, ma al contempo ricca e profondamente umana. I suoi racconti sono malinconici e comici al contempo, lei si rivolge soprattutto ai suoi connazionali coi quali condivide una straordinaria capacità di adattamento ad ogni difficoltà che la vita pone innanzi. I racconti di Taraghi sono paradigmatici di queste qualità che gli iraniani hanno sviluppato ed esercitato per millenni.




E' interessante, ad esempio, il racconto intitolato “Madame lupo”: ce lo può commentare?



E’ un ottimo condensato di alcune delle problematiche che si trova ad affrontare l’esule (non solo iraniano): complesso di inferiorità nei confronti della civiltà “ospitante”, risentimento per le umiliazione che il nuovo mondo lo costringe a subire, e, infine, la ribellione. Goli Taraghi esprime tutto ciò in modo estremante poetico, denso e vibrante.



Il tema della censura è centrale nel pensiero e nei testi di Goli Taraghi e di tanti autori iraniani...


La censura è un’istituzione plurimillenaria sull’altopiano iraniano. Al tempo dei sommi poeti Hafez e Sa’di non c’era un ufficio della censura come quello istituito ufficialmente a metà del XIX secolo dalla dinastia Qajar, poi trasformato sotto quella dei Pahlavi e ora diretto dalla Repubblica Islamica. Ma anche Hafez e Sa’di sapevano che, per sferzare i potenti, c’era bisogno di usare metafore e calibrare sapientemente le parole. Nulla è cambiato….