Un uomo,
originario del Panjab, passeggia per le vie di Cremona portando, alla
cintura, il kirpan, un
oggetto che, nella tradizione sikh, simboleggia l'onore, la libertà
di spirito e la non violenza, anche se si tratta di un pugnale. La
polizia italiana lo ferma e lo fa condannare per porto abusivo di
arma da taglio. I Rom, invece, fanno chiedere l'elemosina ai minori e
questa pratica, nella loro cultura si chiama mangel.
I
casi sopra riportati sono raccontati e analizzati nel saggio
intitolato Culture
alla sbarra. Una
riflessione sui reati
multiculturali,
degli avvocati penalisti Fulvio Gianaria e Alberto Mittone, edito da
Einaudi. La domanda centrale è: “ La cultura d'origine di una
persona migrante può essere considerata attenuante o aggravante di
un reato?” e, quindi, i due giuristi torinesi si pongono anche la
questione di come conciliare le tradizioni, gli usi e i costumi con
la legge italiana.
Ricordiamo,
così come nel libro, un fatto di cronaca nera che sconvolse
l'opinione pubbblica ma che, purtroppo, non fu l'unico: l'uccisione
di Hina Saleem, ammazzata dal padre e da uno zio, nel 2006 a Brescia,
perchè accusata di aver tradito i valori della famiglia e della
cultura pakistana con atteggiamenti troppo occidentalizzati:
indossava abiti considerati succinti, beveva alcol, amava un ragazzo
italiano. La vicenda di Hina è diventata oggetto di studio proprio
perchè, in primo grado, il tribunale considerò quell'assassinio
come un “reato culturalmente motivato”, anche se , per fortuna,
le sentenze successive non considerarono il valore culturale e
attribuirono all'indole aggressiva e violenta del padre la
responsabiloità del crimine.
Gli
autori del saggio di cui vi stiamo parlando sostengono che, nel
valutare la relazione tra cultura d'origine e delitto, bisognerebbe
valutare anche alcune variabili, quali ad esempio: la durata del
periodo di immigrazione, le opportunità di cambiamento offerte dal
Paese di accoglienza, la qualità dei percorsi di inclusione.
Gianaria e Mittone, inoltre, dichiarano che sarebbe meglio non
mettere mano alle norme italiane, ma affidarsi, di volta in volta,
alla giurisprudenza e al buon senso dei magistrati nell'analisi dei
singoli casi.
Un
saggio utile per riflettere sul tema della Giustizia in società
multiculturali, soprattutto in Italia dove la questione è ancora
spinosa, a differenza di altri Paesi in cui è garantità una certa
neutralità laica a tutti i cittadini (Francia) oppure, come in
Canada, dove è stato adottato il sentencing
circle,
ovvero sono state istituite camere di consiglio allargate al gruppo
etnico dell'imputato che interagiscono con i giudici locali.