giovedì 29 gennaio 2015

Esposto all'autorità nazionale anticorruzione: contro il Centro di raccolta Rom


L’Associazione 21 luglio ha presentato un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione, guidata dal presidente Raffaele Cantone, per accertare la trasparenza degli atti che hanno portato all’apertura e al funzionamento del Centro di raccolta rom “Best House Rom”, situato a Roma in via Visso 12.



Il centro, classificato dall’Agenzia del territorio come struttura riservata per deposito di merci, è gestito dalla Cooperativa Inopera, nata alla fine del 2008.



Il 6 luglio 2012, con una determinazione dirigenziale a firma di Angelo Scozzafava, ex direttore del Dipartimento Promozione delle Politiche Sociali e della Salute di Roma Capitale, oggi indagato per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata, il Comune di Roma, con affidamento diretto, ha assegnato alla Cooperativa il servizio di accoglienza dei rom sgomberati dall’insediamento di via del Baiardo e di Castel Romano.



Il 16 dicembre 2013, con una nuova determinazione dirigenziale, l’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale ha disposto un ampliamento dell’accoglienza per consentire l’ingresso dei 150 rom sgomberati dal «villaggio attrezzato» di via della Cesarina.



I locali del “Best House Rom”, dove in questi anni sono stati accolti giornalmente circa 300 rom – tra cui 160 minori – oltre a non garantire la metratura minima prevista dalla legge, non sono dotati di finestre o punti luce dai quali possano filtrare l’aria e la luce naturale.



Il 12 novembre 2014 la senatrice Manuela Serra, membro della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato, dopo aver visitato la struttura aveva dichiarato alla stampa: «Qui mancano i diritti umani, è un anno che ci occupiamo di campi rom, e non ho mai visto niente del genere. Qui le persone sono terrorizzate dal parlare con l'esterno».



Nonostante il “Best House Rom” non rispetti i requisiti strutturali e organizzativi previsti dalla normativa regionale che regola l’apertura e il funzionamento delle strutture socio-assistenziali nella Regione Lazio, la struttura continua ad accogliere famiglie rom con costi elevatissimi. Nel 2014 la gestione del Centro è costata all’Amministrazione Comunale una cifra stimata superiore ai 3 milioni di euro.



«Alla luce della documentazione allegata all’esposto – afferma l’Associazione 21 luglio - spetterà all’Ufficio diretto da Raffaele Cantone stabilire se procedere con un’attività di vigilanza sul “Best House Rom”, una struttura priva delle adeguate autorizzazioni, dal costo economico apparentemente spropositato per il servizio offerto, in cui sono violati sistematicamente i diritti umani delle donne, degli uomini e dei bambini rom che vi vivono».





«Nel centro di accoglienza “Best House Rom" è in atto una sistematica violazione dei diritti umani. Circa 300 rom, di cui più della metà minori, vivono in una condizione di segregazione abitativa e sociale. La struttura, priva di finestre e punti luce, va chiusa così come vanno superati i “campi rom” attraverso l’individuazione dei percorsi di inclusione sociale previsti dalla Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti in Italia".



Lo affermano, in una nota congiunta, Luigi Manconi e Manuela Serra, della Commissione Diritti Umani del Senato, Carlo Stasolla, dell’Associazione 21 luglio, e il consigliere di Roma Capitale Riccardo Magi, dopo essere tornati oggi al “Best House Rom”, nella periferia est della Capitale.



Alla visita ha preso parte anche l’Assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale Francesca Danese che ha definito il centro «un mostro, una bruttura figlia delle proroghe dietro le quali si è insediato il malaffare».



«In questo edifico, in stanze piccolissime dove vivono anche fino a dodici persone, ammassate, ci sono bambini che non possono vedere la luce del sole perché non esistono finestre – ha detto Francesca Danese -. Il centro, che ha costi altissimi per l’amministrazione comunale, oltre 700 euro al mese a persona e che non possiede i requisiti igienico-sanitari, deve essere chiuso. Mi sto preoccupando di trovare un sistema di accoglienza rispettoso dei diritti delle persone e stiamo effettuando un monitoraggio al riguardo. Entro un paio di mesi conto di sistemare tutto».



Il “Best House Rom” è uno dei quattro centri di raccolta, riservati a soli rom, gestiti dal Comune di Roma. Inaugurato nel 2012 per accogliere le famiglie rom sgomberate dagli insediamenti informali, nel dicembre 2013 è stato ampliato per consentire l’ingresso dei 150 rom sgomberati dall’ex “villaggio attrezzato” di via della Cesarina. Il centro presenta spazi angusti e inadeguati, non ci sono finestre né punti luce per il passaggio dell’aria e della luce naturale all’interno di stanze dove vivono in media cinque persone. Il Comune di Roma ha speso nel 2014 per questa struttura quasi 3 milioni di euro.



Sul “Best House Rom” si era di recente espresso anche il sindaco Ignazio Marino, in una lettera indirizzata a Carlo Stasolla e a Riccardo Magi, che avevano iniziato uno sciopero della fame, impegnandosi «a trovare una soluzione alternativa per le donne, gli uomini e i bambini che oggi vivono in condizioni non dignitose».



«È più che mai urgente - affermano Manconi, Serra, Stasolla e Magi - chiudere al più presto questa struttura e avviare percorsi di inclusione sociale rivolti alle persone che lì vivono. Si tratterebbe del primo, concreto passo verso una nuova politica della città di Roma nei confronti delle comunità rom, private finora di ogni opportunità e segregate nei campi».