mercoledì 18 marzo 2015

Triangle: dedicato alle operaie decedute sul luogo di lavoro





"Devo dire grazie a tutte le belle persone che ho conosciuto in occasione di questo film all'intero gruppo di lavoro che lo ha reso possibile, a Rai Cinema; con loro condivido la gioia di ricevere questo premio. Ringrazio la città di Barletta, i familiari delle donne che non ci sono più e Mariella Fasanella, che con la sua testimonianza ha illuminato la strada del racconto. A tutti loro, e ai tanti che ogni giorno cercano di migliorare lo stato delle cose, dedico questo premio": queste le parole di Costanza Quatriglio, regista palermitana che con Triangle ha vinto il Nastro d'Argento 2015 per il miglior documentario nella categoria cinema del reale, assegnato dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani.



L'Associazione per i Diritti Umani ha intervistato per voi Costanza Quatriglio. La ringraziamo molto per la sua disponibilità.



Nel nuovo documentario colleghi il Passato al presente, da New York a Barletta...



Il passaggio da New York a Barletta è stato dato da un'intuizione: quella di poter collegare - da un punto di vista drammaturgico – due eventi, distanti tra loro di un secolo, ovvero l'incendio della fabbrica “Triangle” nel 1911 a New York in cui a morire furono 146 delle operaie che lavoravano sotto padrone in un'epoca in cui si stavano stabilendo le nuove regole dell'oppressione sociale, e poi il crollo della palazzina di Barletta, nel 2011, in cui le operaie morte furono cinque donne che facevano lo stesso lavoro di cento anni prima, in un buco e al nero, cioè senza alcun contratto tutelativo.

Attraverso questo racconto parallelo ho raccontato la crisi di un sistema: da un lato abbiamo la promessa di un nuovo secolo, della modernità con la grande città che si erge in verticale fino a toccare il cielo e il dio denato, dall'altra parte abbiamo una palazzina che si sgretola e con quel palazzo crolla un sistema intero.




Come si è documentata per questo lavoro?



Ho lavorato tantissimo in termini di studio e ho capito di avere di fronte una strada molto importante. Mi sono documentata sulle regole del lavoro e ho capito, per esempio, quanto la metrica del lavoro di ieri e di oggi non siano tanto distanti: la donna operaia che lavora oggi a Barletta sulla macchina deve sottostare alle stesse regole di un secolo fa. Le regole sulla macchina sono le stesse e quello che cambia è il contesto: prima la schiavitù degli operai diventava nutrimento per una lotta di classe, mentre oggi la schiavitù è talmente interiorizzata che è nutrimento di se stessa.

Oggi, inoltre, la filiera è frammentata per cui non c'è il conflitto di classe: il datore di lavoro diretto delle persone che sono morte sotto le macerie di Barletta è una persona che subisce, a sua volta, la frammentazione per cui condivide, con gli operai, la condizione disperata.



La sua, quindi, è un'analisi e una critica della post-globalizzazione?



Si tratta di un'analisi della condizione esistenziale e materiale degli esseri umani in epoca post-globalizzazione. E' come se si fosse smarrito l'essere umano e questo suo smarrimento deriva anche dal fatto che non si ha più percezione dei propri diritti. Questa mancanza va insieme alla mancanza di percezione dei propri bisogni: se non mi rendo conto della possibilità di vivere diversamente, io non lotterò mai per proteggere i miei diritti.

E vorrei fare una distinzione tra bisogni e diritti perchè: il diritto lo riconoscono gli altri (l'ordinamento, le istituzioni), mentre il bisogno è qualcosa di profondamente individuale e collettivo, appartiene all'essere umano in quanto tale.



Nel film fai anche riferimento ad alcune lotte che sono state fatte per la sicurezza sul lavoro: ce ne puoi parlare?



In realtà si tratta di quegli episodi che si sono succeduti a New York dopo l'incendio alla “Triangle” perchè il movimento operaio si è molto galvanizzato e ha ottenuto alcune conquiste come, ad esempio, le fireproof, le porte antincendio. Cose semplici, ma importanti anche perchè le donne erano chiuse a chiave dai datori di lavoro...Tutto questo, però, è arrivato molto lentamente.




Il tema del lavoro è un argomento a lei molto caro...



Ho messo a fuoco, negli ultimi tempi, che il tema del lavoro è stato uno dei miei temi-cardine fin dall'inizio, solo che adesso è macroscopico.

Anche ne L'isola, in fondo, i due protagonisti sono due ragazzini (soprattutto il maschio) che cercano l'identità attraverso il lavoro.

Ho sempre considerato il lavoro come un'espressione e un veicolo per costruire il Sè, quindi anche dove sembra che il tema sia un altro, quello del lavoro torna sempre, ma declinato a seconda delle fasi della vita. Con Triangle credo di aver chiuso un cerchio.