mercoledì 11 marzo 2015

Crolla la libertà di stampa in Italia e nel mondo: lo dice Reporter Senza Frontiere




Secondo il rapporto sulla libertà di stampa redatto da Reporter Senza Frontiere, l'Italia scende al 73°posto nella classifica dei Paesi nel mondo, posizionandosi tra Moldavia e Nicaragua: “La situazione dei giornalisti è peggiorata nettamente nel 2014 con un grande incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili”, si legge nel testo. Si tratta di intimidazioni da parte della criminalutà organizzata, spesso al soldo di persone influenti, soprattutto di politici. Il rapporto parla anche di aggressioni fisiche ed incendi alle abitazioni di chi si occupa di informazione (a quanto pare, fastidiosa perchè veritiera). A questi dati sconcertanti vanno aggiunti i 129 casi di diffamazione “ingiustificati” che rischiano di essere vere e proprie prove di censura non tanto velata. L'organizzazione Ossigeno per l'Informazione ha poi aggiunto che sono state conteggiate 421 minacce nei confronti dei cronisti, con un aumento del 10% rispetto all'anno precedente: “Le minacce di morte sono comuni e sono di solito recapitate sotto forma di lettere o simboli, come croci dipinte sulle automobili o proiettili inviati via posta”.

In questa situazione stridono le parole del vicedirettore del Corriere della Sera che ha definito il rapporto di RSF come “arbitrario e infondato”.

Ma vediamo com'è la situazione in Europa e nel resto del mondo. Su 180 Paesi presi in esame, l'Italia si colloca al 26°posto nell'Ue dove una buona posizione è, invece, stata conseguita dai Paesi nordici: Finlandia, Svezia, Norvegia e Germania.

Il World Press Freedom Index segnala: “Sotto attacco dalle guerre, dalle crescenti minacce di agenti non statali, da violenze durante manifestazioni e dalla crisi economica, la libertà dei media è in ritirata in tutti e cinque i continenti”: grave influenza, ovviamente, è data dall'Isis e da Boko Haram. Russia, Cina e Giappone perdono punti, da segnalare la ripresa del Brasile in un'area, quella sudamericana, dove i cartelli della droga fanno da padrone.

Monitoriamo, quindi, l'informazione perchè imbavagliare l'informazione, attaccare la cultura e l'Arte sono strumenti di violenza contro i cittadini: si tratta di colpi duri e indelebili all'identità e alla crescita consapevole dei popoli.