Secondo
il rapporto sulla libertà di stampa redatto da Reporter
Senza Frontiere, l'Italia
scende al 73°posto nella classifica dei Paesi nel mondo,
posizionandosi tra Moldavia e Nicaragua: “La situazione dei
giornalisti è peggiorata nettamente nel 2014 con un grande
incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili”,
si legge nel testo. Si tratta di intimidazioni da parte della
criminalutà organizzata, spesso al soldo di persone influenti,
soprattutto di politici. Il rapporto parla anche di aggressioni
fisiche ed incendi alle abitazioni di chi si occupa di informazione
(a quanto pare, fastidiosa perchè veritiera). A questi dati
sconcertanti vanno aggiunti i 129 casi di diffamazione
“ingiustificati” che rischiano di essere vere e proprie prove di
censura non tanto velata. L'organizzazione Ossigeno
per l'Informazione ha poi
aggiunto che sono state conteggiate 421 minacce nei confronti dei
cronisti, con un aumento del 10% rispetto all'anno precedente: “Le
minacce di morte sono comuni e sono di solito recapitate sotto forma
di lettere o simboli, come croci dipinte sulle automobili o
proiettili inviati via posta”.
In
questa situazione stridono le parole del vicedirettore del Corriere
della Sera che ha definito
il rapporto di RSF come “arbitrario e infondato”.
Ma
vediamo com'è la situazione in Europa e nel resto del mondo. Su 180
Paesi presi in esame, l'Italia si colloca al 26°posto nell'Ue dove
una buona posizione è, invece, stata conseguita dai Paesi nordici:
Finlandia, Svezia, Norvegia e Germania.
Il World
Press Freedom Index
segnala: “Sotto attacco dalle guerre, dalle crescenti minacce di
agenti non statali, da violenze durante manifestazioni e dalla crisi
economica, la libertà dei media è in ritirata in tutti e cinque i
continenti”: grave influenza, ovviamente, è data dall'Isis e da
Boko Haram. Russia, Cina e Giappone perdono punti, da segnalare la
ripresa del Brasile in un'area, quella sudamericana, dove i cartelli
della droga fanno da padrone.
Monitoriamo,
quindi, l'informazione perchè imbavagliare l'informazione, attaccare
la cultura e l'Arte sono strumenti di violenza contro i cittadini: si
tratta di colpi duri e indelebili all'identità e alla crescita
consapevole dei popoli.