venerdì 6 marzo 2015

Il lavoro è un diritto....di tutti


 
di  Yomna Orabi



L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: questo dice il primo articolo della Costituzione nata dalla Resistenza contro il fascismo e il nazismo.

Sempre la Costituzione spiega che non deve esserci alcuna discriminazione civile, sociale e lavorativa e che è compito dello stato rimuovere gli ostacoli alla piena occupazione e promuovere il lavoro.

Oggi l’Italia nega il lavoro agli italiani, nega il lavoro ai migranti, nega il lavoro agli stranieri, nega il lavoro agli italiani di seconda generazione che si chiamano José, Kaled, Sviatoslav.

Il lavoro precario, il lavoro nero, l’assenza di lavoro, i ricatti, la violenza alla dignità delle donne e degli uomini che vorrebbero semplicemente lavorare, sono quotidianità, così come le discriminazioni, le umiliazioni, gli insulti. Tutto questo accade oggi, ogni giorno in Italia contro gli italiani e gli stranieri.

Questa drammatica situazione, questa violenza, nega i diritti costituzionali e il diritto alla vita, come è anche per altro sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo.

A peggiore questa situazione è ora il decreto sul lavoro, chiamato Jobs Act, per provare a confondere i cittadini, pensando che non capiscano che dietro l’inglese del nome si nasconde un ulteriore e gravissimo attacco ai diritti, con l’obiettivo di distruggere lo statuto dei lavoratori, nato nella stagione delle lotte e del protagonismo dei lavoratori quarant’anni fa.

È assurdo ma è successo. Invece di estendere le tutele e i diritti a coloro a cui per anni sono stati negati, con la scusa della modernità e della flessibilità, si è iniziato un cammino volto a cancellarli per tutti.

Oggi si può essere assunti a tempo indeterminato, ma si può essere licenziati in ogni momento. Ovvero non esiste più tutela del lavoro e non esiste più diritto a un lavoro duraturo e stabile, il lavoro a tempo indeterminato è stato distrutto dal governo attuale.

È tempo di costruire solidarietà, di rispettare le leggi, di riconoscere il contributo fondamentale portato dagli immigrati alla ricchezza d’Italia, con una quota di tasse così rilevante da essere determinante nel garantire il pagamento delle pensioni e il funzionamento di scuole e ospedali.

Solo se saremo capaci, tutte e tutti insieme, di far capire che occorrono più diritti e non meno, più rispetto e non meno, più partecipazione e non meno, potremo costruire quel futuro in cui casa, salute, istruzione e lavoro saranno diritti per tutte e per tutti, nessuno escluso.

1° marzo 2015

Milano, Piazza del Duomo

Intervento durante la manifestazione Primo Marzo 2015: una Giornata senza di noi