venerdì 13 marzo 2015

Una bella differenza: Marco Aime ci guida alla scoperta delle diversità nel mondo





Marco Aime insegna Antropologia culturale presso l'Università di Genova ed è considerato uno degli studiosi europei più importanti nel mondo. Proprio il professore guida, adulti e lettori più giovani, alla scoperta della ricchezza che deriva dalle diversità. Il suo ultimo lavoro - dal titolo Una bella differenza, edito da Einaudi - è una raccolta delle conversazioni che l'autore ha avuto con le sue nipotine, Chiara e Elena, in cui ha raccontato loro i suoi viaggi, le esperienze delle persone che ha incontrato, i suoi incontri immaginari con colleghi illustri (nel libro citati solo per nome), quali: Lévi-Strauss o Malinowsky, ad esempio.

Il racconto orale si fa scritto per tramandare le diverse concezioni che i vari popoli che abitano la Terra hanno del tempo, dello spazio, della religione, del corpo, della famiglia: un trattato di antropoliga, appunto, semplice e chiaro che permette di scardinare i pregiudizi tramite fatti quotidiani e vissuti individuali.

Si tratta di un testo interessante per i lettori più grandi e utile per gli studenti: si approfondiscono concetti e valori che stanno alla base di ogni pratica possibile antirazzista e antidiscriminatoria, qui come altrove; vengono approfonditi, infatti, i concetti di rispetto, normalità, diritto...e si insiste su quanto sia importante la conoscenza profonda per non cadere nella trappola degli stereotipi.

La differenza ha profonde radici storiche e culturali ed è il frutto delle risposte che i gruppi umani hanno saputo dare ai differenti habitat con cui si sono trovati a convivere...Il libro fornisce ai lettori, giovani e adulti, gli strumenti critici per osservare il mondo con altri occhi” (dalla quarta di copertina) e noi vogliamo spalancarli, questi occhi.



Eccovi un estratto dal testo:



"- Adesso facciamo un gioco che mi ha insegnato Orazio, un mio vecchio amico.
- Bello, dai!
- Io ora vi racconto alcune usanze di una popolazione e voi mi dite cosa ne pensate. Va bene?
- Si, racconta.
- Allora questa popolazione di cui vi parlo si chiama Inailati e vive in un paese lungo e stretto, bagnato dal mare. Come tutte le popolazioni ha usanze tradizionali che, viste da altri, spesso sembrano piuttosto bizzarre. Per esempio, gli Inailati pensano che il loro corpo sia brutto e ogni giorno perdono un sacco di tempo per cercare di renderlo più bello. Per farlo non hanno paura di sottoporsi a prove dolorose: gli uomini non temono di scorticarsi la faccia tutte le mattine, senza lanciare un urlo, con un attrezzo che chiamano oiosar, mentre le donne, più coraggiose, si sottopongono a torture anche peggiori, come infilare la testa in una specie di piccolo forno o farsi strappare i peli del corpo. Le donne degli Inailati poi amano dipingersi il viso con delle polveri e colorarsi la bocca con una specie di pastello che chiamano ottessor.
- Ma davvero fanno queste cose?
- Certo, e non solo queste! Pensate che a volte, per le strade delle loro città, capita di vedere alcuni di loro camminare, legati con delle piccole corde a degli animali. A dire il vero non si capisce bene se sono loro a guidare gli animali oppure se sono gli animali a portare le persone. E' una cosa che non è stata ancora chiarita. A volte tagliano il pelo a questi loro animali, ma quando viene l'inverno, comperano dei cappottini per proteggerli.
- Ma sono proprio strani! Perché fanno così?
- Ogni popolo ha le sue usanze, ve l'ho detto. Gli Inailati hanno una tradizione che si chiama oroval. Oroval significa che devi fare la stessa cosa tutti i giorni, per tutta la vita. Grazie all'oroval, gli Inailati ottengono degli idlos, piccoli foglietti di carta colorata con i quali si può avere da mangiare. Ogni Inailato cerca di accumulare il più possibile idlos, per ottenere oggetti che gli fanno risparmiare tempo. Con il tempo risparmiato potrà dedicare più tempo all'oroval, avere più idlos per comprare più cose che gli faranno risparmiare tempo e avanti così.
- Ma non sono mica tanto furbi!
- Cosa ci volete fare? La loro tradizione è così. A volte vedi un gruppo piuttosto grande di Inailati e tutti parlano in continuazione. Se ti avvicini, ti accorgi che tutti parlano dentro delle piccole scatolette che chiamano iralullec e nessuno parla con le persone che sono vicino a lui.
- Ma perché fanno così?
- Lo so che può sembrare strano, ma come vi dicevo a volte ciò che fanno gli altri ci appare bizzarro. Pensate che costruiscono delle specie di carri, che chiamano otua. Questi carri possono andare fortissimo, però poi sulle loro strade non si può andare così forte, è vietato. Loro però continuano a costruire otua velocissime e a spendere un sacco di idlos per acquistarle...


- Mah, non li capisco.
- Zio, ma avevi detto che questo era un gioco.
- E infatti lo è. Ora dovete scoprire di che popolazione si tratta.
- E come si fa? Mica conosciamo tutte le popolazioni del mondo!
- Chissà dove vivono quelli lì...
- Adesso vi svelo il trucco...
- Dai!


- Volete sapere di che popolazione stiamo parlando? Provate a leggere Inailati al contrario...

- I t a l i a n i... Italiani!

- Ma allora quelli lì siamo noi?

- Provate a leggere al contrario anche oroval, idlos, iralullec, otua..

- Lavoro, soldi, cellulari, auto...

- Ecco, ora provate a ripensare a quello che avete sentito e vedrete che sono cose che facciamo o vediamo fare tutti i giorni qui da noi.

- E dire che sembravamo così strani... -"

(Lo scherzo di Orazio)