Foto di Ohrem-Leclef |
Meno
quaranta, meno trentanove, meno trentotto...gli appassionati di
calcio stanno sicuramente facendo il conto alla rovescia: mancano
meno di 40 giorni all'inizio dei mondiali di calcio 2014 in Brasile.
Ma il campionato e le Olimpiadi del 2016 rischiano di far perdere di
vista i problemi seri che tengono sotto scacco milioni di persone, in
particolare quelle che vivono nelle favelas arroccate vicino alle
magalopoli.
A
Rocinha, una delle più grandi bidonville di Rio de Janeiro, una
notte della settimana scorsa, si è verificata una sparatoria
violentissima tra poliziotti e narcotrafficanti che ha causato la
morte di un criminale e il ferimento di altre persone; nel complesso
di favelas di Alemao, occupato dalla polizia nel 2011, si sono
verificati altri scontri che hanno avuto come conseguenza il
ferimento di quattro agenti. Gli scontri vedono protagoniste anche le
favelas che fanno parte del progetto dell' Unità di Policìa
Pacificadora (UPP) adottato nel 2007 dal segretario della Sicurezza
pubblica di Rio per espellere i narcotrafficanti ma questo,
evidentemente, non è bastato e, inoltre, sono tantissime le vittime
innocenti degli scontri tra polizia e trafficanti.
Foto di Oherem-Leclef |
Risulta
difficile scardinare il potere della criminalità, soprattutto
all'interno delle aree più disagiate, nel momento in cui i
poliziotti non sono riusciti a creare una relazione di fiducia con
gli abitanti delle comunità e il governo non ha messo in piedi
progetti di recupero sociale rivolti sia ai luoghi sia alle persone.
Ecco, le persone appunto.
Per
ospitare altre migliaia e migliaia di turisti - che andranno in
Brasile per assistere alle manifestazioni sportive - si stanno
sistemando strade, alberghi, edifici, ma tutto questo viene pagato,
giorno dopo giorno, dai brasiliani più poveri. E' stata costruita,
ad esempio, la “TransOlympic Highway” al posto di piccole case
con giardino che sono state rase al suolo: lo sfratto degli inquilini
è avvenuto con la forza e senza preavviso. Gli stadi “usa e getta”
, che saranno usati solo per i due eventi sportivi, sono stati
costruiti sulle aree di molte favelas i cui abitanti sono stati
cacciati senza preoccuparsi di dare loro un alloggio alternativo.
Da una
parte si stanno verificando, quindi, casi sempre più numerosi e
gravi di violenza, dall'altra molti cittadini stanno mettendo in atto
una vera e propria resistenza, innalzando una torcia olimpica davanti
alle loro baracche per dire “Io da qui non mi muovo”. Il
fotografo Oherem-Leclef ha ritratto queste persone nel bel libro
Olympic favela,
pubblicato da Damiani.
E
intanto sui muri delle baracche degli sfrattati la polizia scrive con
lo spray “Vai com deus”.