Era
il 1 ottobre 2014.
In una conferenza stampa mattutina presso la sede del Cesv, a Roma, e
in un convegno pomeridiano tenuto nella sala Rosi dell’Assessorato
alle Politiche Sociali di Roma Capitale, l’Associazione 21 luglio
presentava il rapporto “Terminal
Barbuta”.
Il
rapporto, oltre a denunciare le violazioni dei diritti umani nei
confronti dei circa 600 rom residenti nel “villaggio attrezzato”
La Barbuta – giudicato discriminatorio
e segregante
da una storica
ordinanza del Tribunale Civile di Roma
che ha condannato il Comune di Roma solo pochi giorni fa – portava
allo scoperto un progetto per la costruzione di un nuovo “campo
rom” in zona La Barbuta
presentato il 27 gennaio 2014 (in una convocazione congiunta di
alcune Commissioni di Roma Capitale presieduta dalla presidente della
Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale Erica
Battaglia),
da un'ATI composta dalla multinazionale Leroy
Merlin Italia,
dalla Comunità
Capodarco di Roma
e dalla ditta
Stradaioli.
Il
progetto prevedeva l’abbattimento dell’attuale “campo” La
Barbuta, costruito nel 2012 al costo di 10
milioni di euro,
per lasciare così spazio alle attività commerciali della
multinazionale del bricolage.
In
cambio dell’investimento, Leroy Merlin Italia avrebbe ricevuto la
concessione
gratuita del terreno per 99 anni.
La ditta Stradaioli e la Comunità Capodarco di Roma – di
quest’ultima è presidente Augusto
Battaglia,
ex deputato e padre di Erica Battaglia - avrebbero invece ricevuto
rispettivamente 11,5
milioni di euro
per la costruzione del nuovo “villaggio” e 597.285
euro annui per 15 anni
per la gestione dello stesso.
Un
progetto che, secondo quanto sta emergendo dalle intercettazioni
nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale, avrebbe subito ingolosito
il numero uno della cooperativa 29 giugno, ora in carcere, Salvatore
Buzzi.
«Ho
visto una cosa enorme, sono stato a un incontro con Leroy Merlin»,
racconta Buzzi al collaboratore Carlo
Guarany
in data 17 settembre.
«10
milioni sul sociale, sui nomadi o sugli immigrati o sugli asili nido
o su quel cazzo che vuoi tu. Sono disposti a fare un’associazione
temporanea di imprese. Leroy Merlin, costruttori e noi, che
gestiremmo la quota dei 10 milioni», spiega Buzzi al collaboratore
Sandro
Coltellacci.
Il
pomeriggio del 1 ottobre 2014, al convegno dell’Associazione 21
luglio, avrebbe dovuto partecipare anche l’Assessore alle Politiche
Sociali di Roma Capitale Rita
Cutini,
ufficialmente invitata dall’Associazione 21 luglio. Pur svolgendosi
il convegno in Assessorato, l’Assessore purtroppo non si presentò.
Dalle
intercettazioni, come riporta il quotidiano Il Giornale, emerge che
Buzzi avrebbe ricevuto la richiesta da parte dei dirigenti di Leroy
Merlin di «stoppare”
la partecipazione dell’assessore Cutini a una conferenza stampa di
un’associazione contraria al progetto.
Secondo quanto riportato dalla stampa, Buzzi avrebbe quindi
contattato Mattia
Stella,
collaboratore del sindaco Ignazio Marino, chiedendogli di fermarla.
«Vedo
un attimo di intercettà, tanto quella chi ce parla…Ok, ciao,
ciao», dice Stella intercettato.
Poco
più di un mese dopo, il 4 novembre 2014, di fronte all’avanzamento
del progetto, l’Associazione 21 luglio lanciava una campagna
sul web
invitando utenti e cittadini a mobilitarsi per convincere Leroy
Merlin Italia a fare un passo indietro e a ritirare il progetto.
“Leroy
Merlin: un campo rom è un ghetto. Non costruirlo!”
è il titolo dell’appello che migliaia di cittadini hanno inviato
via email ai dirigenti di Leroy Merlin, con in copia il sindaco
Ignazio Marino.
A
seguito del “mail bombing” e della mobilitazione della società
civile, i dirigenti di Leroy Merlin Italia intraprendevano un
dialogo sereno e costruttivo
con l’Associazione 21 luglio che si concludeva con una nota
congiunta
nella quale la multinazionale si rendeva disponibile a valutare
eventuali modifiche e «realizzare opere di pubblica utilità,
nell’ambito di tale progetto, finalizzate, tra l’altro, a cercare
soluzioni costruttive ed alternative alla situazione attuale in cui
versano i beneficiari finali di tali opere, nel rispetto di tutte le
norme di Legge e degli standard internazionali sui Diritti Umani».
Con
questa nota l’Associazione 21 luglio concludeva
con soddisfazione
la propria campagna.
Nella
nota congiunta, peraltro, si faceva riferimento a una dichiarazione
rilasciata
in diretta tv ad Announo da Marino il quale, rispondendo a una
domanda precisa della conduttrice Giulia Innocenzi, aveva escluso
categoricamente l’ipotesi del nuovo campo.
Dalle
intercettazioni pubblicate stamane dalla stampa emerge invece che al
sindaco il progetto piaceva «molto,
moltissimo…Proprio tanto, tanto».
Di
seguito l’intercettazione tra Salvatore
Buzzi
e Silvia
Decina,
capo segreteria del sindaco, la quale avrebbe ricevuto da Lionello
Cosentino,
allora segretario del Pd romano, la documentazione del “Progetto
Leroy Merlin”
(Secondo quanto emerge dalle intercettazioni Cosentino avrebbe
assicurato a Buzzi l’interessamento diretto del sindaco sulla
questione).
Buzzi:
ProntoDecina:
Salvatore?
B: Sì
D: Salvatore ciao, sono Silvia Decina, il capo segreteria di Ignazio Marino
B: Buongiorno Silvia
D: Ciao
B: Eccomi, buongiorno a te
D: Senti, ti volevo dire questo, che Lionello, mh…
B: Si
D: Mi ha dato tutta la documentazione per Ignazio
B: Sì
D: Sulla questione…Leroy Merlin. Adesso Ignazio l’ha vista e sta facendo convocare una riunione di staff per…te lo volevo dire intanto
B: Ok
D: Ok?
B: Ti ringrazio molto
D: E appena…
B: Gli è piaciuta al sindaco?
D: Molto, moltissimo, appunto…Proprio tanto, tanto…
B: E infatti ho pensato, invece di darlo all’assessore, ho fatto: guarda, ne parlo a lui, infatti
D: Però ha chiesto che la seguissimo noi qui direttamente dal gabinetto, perché se inizia a passare per tutti gli assessorati non ne usciamo vivi con questo
B: Ah, guarda, te ne prego, te ne prego Silvia
D: Eh, no, no, no, per questo ti volevo dire, cioè, ha preferito che la prendessimo noi qui, così almeno velocizziamo il tutto, insomma. Quindi appena adesso io ho novità, ti dico.
B: Sì
D: Salvatore ciao, sono Silvia Decina, il capo segreteria di Ignazio Marino
B: Buongiorno Silvia
D: Ciao
B: Eccomi, buongiorno a te
D: Senti, ti volevo dire questo, che Lionello, mh…
B: Si
D: Mi ha dato tutta la documentazione per Ignazio
B: Sì
D: Sulla questione…Leroy Merlin. Adesso Ignazio l’ha vista e sta facendo convocare una riunione di staff per…te lo volevo dire intanto
B: Ok
D: Ok?
B: Ti ringrazio molto
D: E appena…
B: Gli è piaciuta al sindaco?
D: Molto, moltissimo, appunto…Proprio tanto, tanto…
B: E infatti ho pensato, invece di darlo all’assessore, ho fatto: guarda, ne parlo a lui, infatti
D: Però ha chiesto che la seguissimo noi qui direttamente dal gabinetto, perché se inizia a passare per tutti gli assessorati non ne usciamo vivi con questo
B: Ah, guarda, te ne prego, te ne prego Silvia
D: Eh, no, no, no, per questo ti volevo dire, cioè, ha preferito che la prendessimo noi qui, così almeno velocizziamo il tutto, insomma. Quindi appena adesso io ho novità, ti dico.
Alla
luce di tutto ciò, trovano oggi una spiegazione le
minacce ricevute dal presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo
Stasolla
il 16 luglio 2014 nel
corso di una conferenza stampa di
presentazione del rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”. «Se
parli ancora del campo La Barbuta ti mando in coma»,
le parole rivolte a Stasolla da un “capo” del campo La Barbuta…