di Alessia Lucconi
Il rumore dello schiocco, il colpo che lacera la carne, il dolore che invade il cervello, moltiplicato per 50 volte e poi ancora per 20: 1000 frustate: questo il supplizio a cui Raif Badawi è stato condannato per aver espresso le sue opinioni in un Paese dove questo è un reato, l’Arabia Saudita.
Raif è un blogger di trent’anni che ha creato il sito Saudi Arabian Liberals, https://sites.google.com/site/freesaudiliberals/ dove ha criticato la polizia religiosa, ha criticato i funzionari che avevano sostenuto il divieto di includere le donne nel Consiglio della Shura e ha proposto un dibattito sull’urgenza del secolarismo. Per questo è stato accusato di vari reati tra cui “insulti all'Islam, crimini informatici e disobbedienza al padre”, arrestato nel 2012 e condannato il 7 maggio 2014 a una multa di 1.000.000 di rial sauditi (circa 196.000 euro), 10 anni di prigione e 1000 frustate. La moglie, con i figli, si è rifugiata in Canada e da lì cerca di portare avanti la difesa del marito.
Il 9 gennaio 2015 Raif ha subito le prime 50 frustate.
Amnesty International si è attivata per promuovere numerose iniziative di protesta ed ha raccolto oltre 20.000 firme per chiederne la liberazione; anche a seguito delle proteste internazionali, la condanna alla fustigazione viene temporaneamente sospesa per ragioni mediche. A fine maggio gli viene vietato, per 10 anni dopo la condanna, di lasciare il Paese e di svolgere qualsiasi attività nel campo dei media.
E’ dell’8 giugno 2015 la notizia che la Corte suprema dell’Arabia Saudita ha riconfermato la condanna al pagamento della multa di 1.000.000 di rial sauditi, 10 anni di prigione e 1000 frustate.
Gli scritti di Raif saranno pubblicati nel libro «1000 Lashes: Because I Say What I Think» ("Mille frustate: Perché io dico ciò che penso”).
La posizione dell’Arabia Saudita in questo momento è molto delicata perché se da un lato deve fare attenzione alla sua immagine nei Paesi che protestano per questa sentenza, dall’altro non può ignorare la forte influenza interna dei salafiti musulmani ultra-conservatori che invocano il rispetto della legge coranica e la libertà di esercitarla.
Negli articoli 5 e 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani viene detto:
“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a maltrattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.”
E ancora
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di sostenere opinioni senza condizionamenti e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo ai confini.”
Stop
Torture
The
snap, the blow tearing the flesh, the pain invading the brain,
multiplied by 50 times and then again by 20: 1000 lashes.
This
is the punishment of Raif Badawi, sentenced for having expressed his
opinions in a Country where this is a crime, Saudi Arabia.
Raif is a thirty years old blogger that has created the website Saudi Arabian Liberals, https://sites.google.com/site/freesaudiliberals/, where he criticized the religious police, criticized officials who had supported the ban on including women in the Shura Council and proposed a debate on secularism (the adoption of a secular policy).
For
this reason he was charged with various offenses (including insults
to Islam, computer crime and disobedience to his father), he was
arrested in 2012 and sentenced on 7 May 2014 to pay a fine of one
million Saudi riyals (about 196,000 euros), 10 years in prison and
1,000 lashes.
His
wife, with their children, tooks refuge in Canada and from there she
tries to defend her husband.
The
January 9, 2015, Raif has undergone the first 50 lashes.
Amnesty International has promoted numerous protest actions and has collected more than 20,000 signatures to ask for his release;
Amnesty International has promoted numerous protest actions and has collected more than 20,000 signatures to ask for his release;
Also
as a result of international protests, the sentence of lashing was
temporarily suspended on medical grounds.
In
late May, he has been banned for 10 years after conviction, to leave
the country and to carry on any kind of activity in the media
field.
On 8 June 2015, the Supreme Court of Saudi Arabia confirmed his sentence of paying a fine of one million Saudi riyals, 10 years in prison and 1,000 lashes.
Raif's writings will be published in the book "1000 Lashes: Because I Say What I Think".
On 8 June 2015, the Supreme Court of Saudi Arabia confirmed his sentence of paying a fine of one million Saudi riyals, 10 years in prison and 1,000 lashes.
Raif's writings will be published in the book "1000 Lashes: Because I Say What I Think".
The
position of Saudi Arabia now is very delicate because while it must
pay attention to its image in the countries that are protesting for
this judgment, on the other hand it can not ignore the strong
influence of the internal ultra-conservative Salafi Muslims who
invoke the respect for the Islamic law and the freedom to exercise
it.
In Articles 5 and 19 of the Universal Declaration of Human Rights is respectively said:
"No
one shall be subjected to torture or ill-treatment or cruel, inhuman
or degrading treatment."
And yet
And yet
"Everyone
has the right to freedom of opinion and expression; this right
includes freedom to hold opinions without interference and to seek,
receive and impart informations and ideas through any media and
regardless of frontiers. "