di
Veronica Tedeschi
Bambini
drogati e imbottiti di stupefacenti per non farli arrendere durante
lo scontro.
I
più sfortunati nascono già in una delle fazioni ribelli, come se il
loro destino fosse segnato, in altri casi, da giovanissimi vengono
sottratti alle loro famiglie per essere cresciuti in contesti di
guerra e sofferenza.
Questa
è la situazione di molti dei bambini che vengono ingaggiati come
soldati senza averne la consapevolezza; in alcune rare situazioni, si
pensa che alcuni di questi aderiscano come volontari per motivi
legati alla sopravvivenza, alla fame o al bisogno di protezione.
I
bambini diventano i soldati migliori per diversi motivi: non
concepiscono il livello di gravità della situazione, hanno
dimensioni piccole e sono veloci, sono in grado di infilarsi in
tombini, fori e quant’altro. Infine, non si schiereranno mai per la
fazione concorrente, se gli prometti, o minacci, qualcosa faranno
quello che gli dici a prescindere. Le bambine, sebbene impiegate in
misura minore, spesso sono usate per scopi sessuali, ma anche per
cucinare o piazzare esplosivi, non devono essere pagate e non si
ribellano.
Lo
scorso 22 febbraio è stata la Giornata
internazionale contro l’uso dei bambini soldato,
una piaga che sta minando psicologicamente intere future generazioni.
Il problema non riguarda solo l’Africa, sono 22 i Paesi in tutto il
mondo che utilizzano bambini soldato durante le loro guerre, tra
questi troviamo il Sud Sudan (Stato indipendente dal 2011) ripiombato
nella guerra civile da più di un anno.
Il
21 febbraio, un giorno prima della Giornata internazionale, uomini
armati sono entrati nel paese e hanno rapito 89 ragazzini dal campo
profughi di Malaki, nella regione settentrionale dell’Alto Nilo.
Secondo
la Bbc, i soldati hanno circondato i campi profughi, cercando tenda
per tenda, e prelevando con la forza i ragazzi di età superiore ai
12 anni.
Il
10 febbraio, pochi giorni prima, l’Unicef aveva organizzato a
Pibor, nel Sud Sudan orientale, la cerimonia di disarmo nella quale
furono liberati circa 300 bambini tra gli 11 e i 17 anni.
Questo fu il terzo rilascio di bambini a seguito di un accordo di
pace tra la fazione e il governo. L’Unicef, il Government's
National Disarmament
e il Demobilization
and Reintegration Commission
(NDDRC), ancora oggi, stanno lavorando insieme per prendersi cura dei
bambini e reintegrarli di nuovo nelle loro comunità.
Cobra Faction, la fazione di ribelli che rilasciò questi bambini, nel suo gruppo armato detiene ancora fino a 3.000 bambini soldato.
Cobra Faction, la fazione di ribelli che rilasciò questi bambini, nel suo gruppo armato detiene ancora fino a 3.000 bambini soldato.
Il
rapimento e lo sfruttamento di bambini nell’atto di conflitti è
considerato una violazione
del diritto umanitario internazionale,
che è quella parte di diritto che definisce le norme da rispettare
in tempo di conflitto armato e le regole che proteggono le persone
che non prendono, o non prendono più, parte alle ostilità e pongono
limiti all'impiego di armamenti, mezzi e metodi di guerra.
Non
solo, anche lo Statuto della Corte Penale internazionale (il
tribunale per i crimini internazionali), include, fra i crimini
di guerra nei conflitti armati,
l’arruolamento di ragazzi minori di 18 anni o il fatto di farli
partecipare attivamente alle ostilità.
Anche
nella storia passata i ragazzi sono stati usati come soldati, ma
negli ultimi anni questo fenomeno è in netto aumento perché è
cambiata la natura della guerra, diventata oggi prevalentemente
etnica, religiosa e nazionalista. Chi combatte non si cura delle
Convenzioni di Ginevra e spesso considera anche i bambini come
nemici. Secondo uno studio dell’Unicef, all’inizio del secolo le
vittime civili rappresentavano il 5% delle vittime di guerra, oggi
quasi il 90%.
Le
regole di diritto internazionale, sia umanitario che penale, come si
è visto, puniscono duramente questi comportamenti ma, nonostante
questo, tali pratiche continueranno fino a quando non saranno
duramente imposte sanzioni contro gli Stati sostenitori di queste
pratiche, come, per esempio, il Sud Sudan.