mercoledì 10 giugno 2015

Punire il reato, non l'etnia


Pochi giorni fa, a Roma, un Rom di diciasette anni, senza patente, mentre si trovava alla guida di un'auto ha ucciso una donna e ferito altre nove persone. Un fatto gravissimo, che va punito severamente. Questo, però, non deve far cadere nell'errore di considerare TUTTI i Rom allo stesso modo, ovvero come delinquenti assassini; non bisogna fare l'errore di scadere nello stereotipo. Colpire i colpevoli sì, colpire tutti indistintamente, no.




A questo proposito, pubblichiamo la nota dell'Associazione 21 luglio:



La notizia della tragedia avvenuta ieri a Roma in prossimità della fermata metro Battistini, nella quale una donna di 44 anni ha perso la vita e otto persone sono state ferite, travolte da un’auto che viaggiava a folle velocità, addolora e sconvolge.

Con l’auspicio che il corso delle indagini conduca all’individuazione dei responsabili di tale gesto, l’Associazione 21 luglio non può non constatare, tuttavia, che la notizia, come è stata riportata da molti media locali e nazionali, rischia di sfociare in una pericolosa deriva etnica dei fatti accaduti, in quanto ad essere sottolineata con forza è la presunta origine etnica dell’autista dell’autovettura che ha provocato la strage.

Le colpe di un gesto di tale gravità non possono e non debbono ricadere sull’insieme di persone appartenenti alla stessa comunità degli autori della strage, a Roma e nel resto d'Italia. E gli organi di informazione dovrebbero prendere tutte le opportune precauzioni perché questo non accada, evitando per esempio titoli, articoli e servizi che diano rilevanza maggiore all’origine etnica dei responsabili piuttosto che al fatto - gravissimo - in sé.

L’etnicizzazione delle notizie, infatti, rischia di esacerbare il già esasperato clima di ostilità e odio diffuso nell’opinione pubblica nei confronti di rom e sinti. Simili trattamenti delle notizie portarono già, ad esempio, a derive fortemente violente, in passato, a Ponticelli (Napoli) nel 2008 e a Torino nel 2011, quando contro i “campi rom” si svilupparono, in seguito alla diffusione di notizie poi rivelatesi infondate, veri e propri raid incendiari.

Per chi sarà chiamato ad indagare e per i giudici, nella ricostruzione dei fatti e nella successiva auspicabile condanna, poco importa l’origine etnica della persona colpevole, o la sua cittadinanza o il colore della sua pelle. Alla guida di quella macchina c’era una persona che va perseguita. Questo basta e avanza.

Se dovesse scoprirsi che dietro quel volante omicida c’era una persona di origini islamiche dovremmo tornare a invocare le misure del post 11 settembre 2011? O se c’era una persona di origini campane o venete dovremmo aprire una discussione sulla presenza di tali comunità nella nostra città?

L’isteria mediatica, declinata in una “etnicizzazione del reato” fa danni. Così come lo fa il razzismo. E razzismo è anche ricondurre il DNA di un popolo al crimine di un individuo.