giovedì 4 giugno 2015

Bullismo omofobico: conoscerlo per combatterlo





Mi hanno rotto un braccio e mi hanno pure detto che ero fortunato che non fosse il destro. Mi hanno spento sigarette sul collo mentre in due o tre mi tenevano fermo”; “Un professore mi ha detto che la colpa dei miei problemi era mia: perchè non dicevo ai miei compagni che ero etero?”: queste sono alcune frasi di Davide, che racconta la sua vicenda nel saggio intitolato Bullismo omofobico. Conoscerlo per combatterlo di Ian Rivers, edito in Italia da il Saggiatore (per l'edizione italiana è stato scritto con Vittorio Lingiardi).

Rivers è docente presso la Brunel University di Londra e da vent'anni conduce ricerche sul bullismo omofobico. Ma di cosa si tratta ? Esso consiste in azioni deliberate con la finalità di emarginare, deridere o denigrare compagni di scuola, perchè omosessuali o presunti tali per un atteggiamento troppo effemminato oppure troppo mascolino. Il bullismo omofobico si esprime attraverso parolacce e insulti, ma troppo spesso attraverso minacce e violenza fisica.

Il libro di Rivers raccoglie tante storie di ragazze e ragazzi vittime di questo fenomeno, raccontate in prima persona, ma non si limita a fare un quadro della situazione: propone, infatti, anche delle schede e dei percorsi didattici che possano aiutare gli insegnanti (e gli adulti tutti) a contrastare questo grave problema. Contrastare il bullismo e l'omofobia, infatti, “è una sfida comune” come ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon “ Abbiamo tutti un ruolo in quanto genitori, familiari, insegnanti, vicini di casa, dirigenti di comunità, giornalisti, figure religiose o funzionari pubblici”; così come ha sottolineato anche il Presidente degli Stati Uniti, che ha affermato: “ Dobbiamo sfatare il mito che il bullismo sia semplicemente un rito di passaggio, una componente inevitabile del processo di crescita e formazione. Non è così. Abbiamo l'obbligo di garantire che le nostre scuole siano sicure per tutti i nostri figli”.

E' stato accertato scientificamente che le conseguenze del bullismo (soprattutto omofobico, ma di ogni tipologia) siano molto serie sulle vittime: può causare, infatti, disturbi post-traumatici da stress anche a lungo termine, ansia, problemi di socializzazione e anche tendenze suicide, quest'ultime molto più frequenti di quanto si sappia. Importantissimo, quindi, il ruolo delle famiglie e dell'ambiente scolastico per non far sentire isolati questi giovani che, con un percorso di consapevolezza e di fiducia in se stessi e negli altri, possono sentirsi liberi di fare coming out.



In Italia stanno nascendo alcune associazioni che si occupano di questo tema: citiamo, ad esempio, il progetto Lecosecambiano@Roma, promosso da Roma Capitale in collaborazione con la Sapienza che, lo scorso anno, ha visto la partecipazione di 24 istituti scolastici della città.



Sarà possibile incontrare Ian Rivers il prossimo 9 luglio, a Milano, in occasone del ciclo di incontri “Alimentare la mente” organizzato dall'Ordine degli psicologi della Lombardia.