Noha,
Soukaina, Randa e Halima: nomi di donne, di donne marocchine. Cala la
notte e loro iniziano a lavorare: nell'oscurità possono confondersi
con le ombre di una vita clandestina, quella delle prostitute. Le
quattro giovani donne, infatti – belle e spregiudicate – hanno
scelto di fare il mestiere più antico del mondo per essere o
sentirsi libere. Forse.
Una
scelta che, in fondo, non è mai una vera decisione libera, neanche
per le donne occidentali. E' una scelta, purtroppo, spesso obbligata,
accettata con la violenza o per disperazione. Nel caso delle
protagoniste del film Much
loved – film
del
regista di origini tunisine Nabil Ayouch, vincitore della Palma d'oro
all'ultimo festival di Cannes e nelle sale italiane in questo periodo
– la
scelta è apparentemente libera: i moralisti potrebbero dire: “Sì,
ma potevano decidere di fare un altro mestiere” e potrebbe essere
vero; ma esasperate da una società patriarcale e maschilista, spesso
molestate verbalmente e fisicamente, soggette alle prese di
posizione, culturali o religiose, da parte di persone altre, queste
ragazze passano alla provocazione più grande: vendere il proprio
corpo. Quel corpo spesso maltrattato, usato, imprigionato, qui
diventa di “proprietà” solo dell'individuo, della donna. E qui
sta l'originalità di questa storia, perchè si tratta di un racconto
di una forma di emancipazione (i temi hanno già fatto del back
ground culturale e sociale dell'Occidente) in un Paese magrebino. E'
l'occasione per mostrare il comportamento abbietto degli uomini:
viscidi clienti o poliziotti corrotti, da cui emerge un tratto
dell'intera società poco edificante. “Mentono tutte, puttane e
sante. Le nostre sono come la carne sui questi piatti. Morte”,
afferma un cliente saudita e questa frase fa intuire anche quanto il
linguaggio, femminile e maschile, sia crudo e diretto: gesti e parole
non fanno sconti nel denunciare un aspetto nascosto e misero dietro
alle luci sfavillanti della bellissima Marrakesh. La città, infatti,
si mostra come le sue prostitute: affascinate, profumata e capace di
regalare sogni e piacere, ma dietro al bel vestito si cela la
malinconia.
Sulla
carta il Marocco ha una Costitituzione che vieta, nel nuovo diritto
di famiglia, le nozze forzate , la poligamia e impedisce il
matrimonio fino al compimento dei 18 anni: sulla carta, perchè nelle
zone rurali e nei villaggi, la situazione culturale è ancora molto
arretrata e vigono le leggi della tradizione, che penalizzano le
donne, le ragazze e le bambine.
Noha,
Soukaina, Randa e Halima sono costrette anche a strisciare per
raccogliere il denaro gettato per terra dai clienti; sono state
ripudiate dalle famiglie; vivono la solitudine e l'impotenza di chi è
entrato in un circolo chiuso da cui è impossibile uscire. Solo loro
quattro e, unite, finiranno per costituire una piccola famiglia
perchè condividono la mancanza di amore.
Il
film è stato censurato in Marocco, ma ha diviso ugualmente
l'opinione pubblica. Il regista, per un certo periodo, ha dovuto
vivere sotto scorta. Noi non vogliamo condizionare gli spettatori per
cui ci limitiamo a consigliarne la visione per continuare il
dibattito sul tema.