di
Veronica Tedeschi
Il
Burkina Faso, sbocciato da popolazioni migrate dal Ghana
settentrionale, nel 1896 venne conquistato dai francesi con la presa
della capitale Ouagadougou divenendo un protettorato francese. Gli
abitanti del nuovo stato coloniale francese, durante la Prima guerra
mondiale, combatterono nei battaglioni della città europea. Il
23 luglio 1956 la
Francia iniziò a riorganizzare le proprie colonie d'oltremare
cominciando ad assegnare loro un maggiore grado di autonomia con
l'attuazione della cosiddetta Loi
Cadre. Questo processo
terminò l'11 dicembre 1958 quando
l'Alto Volta divenne una repubblica autonoma all'interno del
territorio coloniale francese. Solo nel 1960, dopo ulteriori vicende,
il Burkina Faso conquistò l’indipendenza dalla Francia.
Indipendenza?
Nel
2014 si svolsero nella capitale una serie di manifestazioni contro la
proposta del Presidente Campaorè di modificare la Costituzione per
potersi riproporre per un nuovo mandato; le proteste si conclusero
con le dimissioni forzate del leader Campaorè dopo 27 anni di
governo. Dopo la fuga del capo di stato, in Burkina
Faso venne
creato un governo di transizione che sarebbe dovuto durare fino al
prossimo 11 ottobre, giorno in cui erano previste le elezioni.
La
situazione non si stabilizzò, fino ad arrivare al recente 16
settembre 2015, quando il reggimento di sicurezza presidenziale
(Rsp), guidato dal generale Gilbert Dienderè, fece irruzione al
Consiglio dei Ministri arrestando l’attuale presidente Kafando e il
primo ministro Zida; il giorno dopo fu annunciato lo scioglimento del
governo.
L’esercito
non stette a guardare e pochi giorni dopo entrò nella capitale
Ouagadougou dando un ultimatum al leader del colpo di stato; anche la
popolazione si organizzò per la resistenza e scese in piazza per
protestare ed opporsi al rovesciamento del potere da parte dei
principali sostenitori dell’ordine del regime dell’ex presidente
Blaise Compaorè, in esilio dal 2014.
La
Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas),
che svolge funzioni di cooperazione per la sicurezza dell’Africa
occidentale, per evitare il peggio, pochi giorni fa ha inviato dei
delegati per chiedere alla giunta di restituire il potere ai civili.
Gli
altri paesi africani stanno sostenendo le proteste dei burkinabè e
le popolazioni stanno scendendo in piazza contro il potere uniforme e
contro i colpi di stato. Le maggiori istituzioni africane sembrano
appoggiare questa posizione, esprimendo condanne e infliggendo
sanzioni di vario genere nei confronti dei golpisti. L’Ua,
riferisce Mull Katande – rappresentante ugandese di turno alla
presidenza del Consiglio di pace e sicurezza - “ha deciso di
sospendere con effetto immediato il Burkina Faso da tutte le
attività”, costringendo, inoltre, i responsabili del colpo di
stato a non uscire dal paese. La stessa Ecowas ha presentato una
bozza di accordo per superare la crisi che ad oggi non è ancora
stata firmata da nessuna delle parti coinvolte.
Le
istituzioni africane stanno facendo il possibile per superare la
crisi in Burkina Faso.
La
popolazione di questo Stato non conosce pace da almeno due anni a
questa parte ma è determinata a non cedere e continuerà a lottare
per la pace. Non a caso, il Burkina Faso viene anche chiamato terra
degli uomini integri nella lingua parlata dall’etnia mossi (che
rappresenta il 40% della popolazione).
Un’altra
pagina della storia degli uomini integri è stata scritta; il
prossimo capoverso potrebbe iniziare con una svolta, con la parola
Pace.
Gilbert
Dienderè e l’Rsp usciranno rafforzati da questa vicenda?
La
loro carriera finirà?
Le
proteste della popolazione si placheranno?
Questo
Stato vedrà mai la pace dopo anni di proteste, colpi di stato e
presidenti “attaccati alla poltrona”?
Attendiamo
il prossimo capitolo.