Nel libro di Lorenzo Declich, L'Islam nudo (edito da Jouvence), l’Islam inserito nella globalizzazione si trova a convivere con le regole dell’economia di mercato che spingono per orientarlo verso fattori identitari. Si cercano di cancellare differenze inevitabilmente insite in un universo che conta più di 1 miliardo e 600.000 persone creando un nuovo immaginario in cui viene meno la tradizionale dimensione comunitaria a favore dell’individualismo capitalista. Dall’etichettatura halal, ai cosmetici, alle app islamiche con gli orari delle preghiere o le parti del Corano da leggere durante il Ramadan, fino alla finanza islamica e all’architettura (interessante la parte sulla Mecca dove è stato costruito il secondo grattacielo più alto al mondo o sulle “meraviglie” di Dubai) l’identità islamica viene ridefinita in una individualizzazione dell’esperienza religiosa. Ma mentre la guerra fredda era caratterizzata dalla lontananza dicotomica “noi/loro” separati addirittura da una “cortina di ferro”, la separazione tra mondo islamico e non-islamico segue linee più complesse. Tradizionalmente la cultura islamica distingue tra dar al-Islam (i territori che sono sottoposti all'imperio politico e giuridico dell'Islam), e dar al-harb (tutti gli altri). Ma già da tempo le migrazioni, e in misura minore, le conversioni hanno fatto venir meno questa dicotomia ed è stata proposta la categoria intermedia di dar al-amn, cioè un territorio in cui i musulmani, si ritrovano ad essere minoranza. E se da un punto di vista teologico-giuridico si stanno rivisitando le fonti scritte per restare fedeli alla propria coscienza religiosa in un contesto legislativo laico (è stata creata la categoria di “islam europeo” di cui Tariq Ramadan è considerato il più autorevole esperto, ancora più ascoltato e considerato controverso in quanto nipote di Hasan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani in Egitto. Per chi volesse approfondire queste tematiche ecco il link al sito personale di Ramadan in costante aggiornamento http://www.tariqramadan.com/) da un punto di vista economico vivere l’Islam in una terra non islamica va a cambiare gli stili di vita dei singoli musulmani ma anche dei convertiti che spesso non hanno un profondo background religioso. Ecco quindi che i musulmani diventano il target dell’emergente mercato borghese globale che da un lato corrode la dimensione religiosa mistificandola in sterili e pericolosi stereotipi che identificano arabi-musulmani-terroristi come fossero sinonimi, dall’altro li blandisce rendendoli docili consumatori facilmente manipolabili.
"...Non si potrà avere un globo pulito se gli uomini sporchi restano impuniti. E' un ideale che agli scettici potrà sembrare utopico, ma è su ideali come questo che la civiltà umana ha finora progredito (per quello che poteva). Morte le ideologie che hanno funestato il Novecento, la realizzazione di una giustizia più giusta distribuita agli abitanti di questa Terra è un sogno al quale vale la pena dedicare il nostro stato di veglia".
martedì 13 ottobre 2015
L’ ISLAM NUDO: verso una “Umma dei consumatori”?
di Monica Macchi
Nel libro di Lorenzo Declich, L'Islam nudo (edito da Jouvence), l’Islam inserito nella globalizzazione si trova a convivere con le regole dell’economia di mercato che spingono per orientarlo verso fattori identitari. Si cercano di cancellare differenze inevitabilmente insite in un universo che conta più di 1 miliardo e 600.000 persone creando un nuovo immaginario in cui viene meno la tradizionale dimensione comunitaria a favore dell’individualismo capitalista. Dall’etichettatura halal, ai cosmetici, alle app islamiche con gli orari delle preghiere o le parti del Corano da leggere durante il Ramadan, fino alla finanza islamica e all’architettura (interessante la parte sulla Mecca dove è stato costruito il secondo grattacielo più alto al mondo o sulle “meraviglie” di Dubai) l’identità islamica viene ridefinita in una individualizzazione dell’esperienza religiosa. Ma mentre la guerra fredda era caratterizzata dalla lontananza dicotomica “noi/loro” separati addirittura da una “cortina di ferro”, la separazione tra mondo islamico e non-islamico segue linee più complesse. Tradizionalmente la cultura islamica distingue tra dar al-Islam (i territori che sono sottoposti all'imperio politico e giuridico dell'Islam), e dar al-harb (tutti gli altri). Ma già da tempo le migrazioni, e in misura minore, le conversioni hanno fatto venir meno questa dicotomia ed è stata proposta la categoria intermedia di dar al-amn, cioè un territorio in cui i musulmani, si ritrovano ad essere minoranza. E se da un punto di vista teologico-giuridico si stanno rivisitando le fonti scritte per restare fedeli alla propria coscienza religiosa in un contesto legislativo laico (è stata creata la categoria di “islam europeo” di cui Tariq Ramadan è considerato il più autorevole esperto, ancora più ascoltato e considerato controverso in quanto nipote di Hasan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani in Egitto. Per chi volesse approfondire queste tematiche ecco il link al sito personale di Ramadan in costante aggiornamento http://www.tariqramadan.com/) da un punto di vista economico vivere l’Islam in una terra non islamica va a cambiare gli stili di vita dei singoli musulmani ma anche dei convertiti che spesso non hanno un profondo background religioso. Ecco quindi che i musulmani diventano il target dell’emergente mercato borghese globale che da un lato corrode la dimensione religiosa mistificandola in sterili e pericolosi stereotipi che identificano arabi-musulmani-terroristi come fossero sinonimi, dall’altro li blandisce rendendoli docili consumatori facilmente manipolabili.
Nel libro di Lorenzo Declich, L'Islam nudo (edito da Jouvence), l’Islam inserito nella globalizzazione si trova a convivere con le regole dell’economia di mercato che spingono per orientarlo verso fattori identitari. Si cercano di cancellare differenze inevitabilmente insite in un universo che conta più di 1 miliardo e 600.000 persone creando un nuovo immaginario in cui viene meno la tradizionale dimensione comunitaria a favore dell’individualismo capitalista. Dall’etichettatura halal, ai cosmetici, alle app islamiche con gli orari delle preghiere o le parti del Corano da leggere durante il Ramadan, fino alla finanza islamica e all’architettura (interessante la parte sulla Mecca dove è stato costruito il secondo grattacielo più alto al mondo o sulle “meraviglie” di Dubai) l’identità islamica viene ridefinita in una individualizzazione dell’esperienza religiosa. Ma mentre la guerra fredda era caratterizzata dalla lontananza dicotomica “noi/loro” separati addirittura da una “cortina di ferro”, la separazione tra mondo islamico e non-islamico segue linee più complesse. Tradizionalmente la cultura islamica distingue tra dar al-Islam (i territori che sono sottoposti all'imperio politico e giuridico dell'Islam), e dar al-harb (tutti gli altri). Ma già da tempo le migrazioni, e in misura minore, le conversioni hanno fatto venir meno questa dicotomia ed è stata proposta la categoria intermedia di dar al-amn, cioè un territorio in cui i musulmani, si ritrovano ad essere minoranza. E se da un punto di vista teologico-giuridico si stanno rivisitando le fonti scritte per restare fedeli alla propria coscienza religiosa in un contesto legislativo laico (è stata creata la categoria di “islam europeo” di cui Tariq Ramadan è considerato il più autorevole esperto, ancora più ascoltato e considerato controverso in quanto nipote di Hasan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani in Egitto. Per chi volesse approfondire queste tematiche ecco il link al sito personale di Ramadan in costante aggiornamento http://www.tariqramadan.com/) da un punto di vista economico vivere l’Islam in una terra non islamica va a cambiare gli stili di vita dei singoli musulmani ma anche dei convertiti che spesso non hanno un profondo background religioso. Ecco quindi che i musulmani diventano il target dell’emergente mercato borghese globale che da un lato corrode la dimensione religiosa mistificandola in sterili e pericolosi stereotipi che identificano arabi-musulmani-terroristi come fossero sinonimi, dall’altro li blandisce rendendoli docili consumatori facilmente manipolabili.
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