"...Non si potrà avere un globo pulito se gli uomini sporchi restano impuniti. E' un ideale che agli scettici potrà sembrare utopico, ma è su ideali come questo che la civiltà umana ha finora progredito (per quello che poteva). Morte le ideologie che hanno funestato il Novecento, la realizzazione di una giustizia più giusta distribuita agli abitanti di questa Terra è un sogno al quale vale la pena dedicare il nostro stato di veglia".
venerdì 2 ottobre 2015
Giovani rom, sinti e non rom presentano il loro Manifesto per un’Italia unita e libera dei ghetti: «Vogliamo essere attori di un cambiamento».
Si chiude in Senato la Convention Primavera Romanì promossa dall’Associazione 21 luglio
«Siamo giovani rom, sinti e non rom, italiani e stranieri. Molti di noi vengono da una storia di disagio, soprusi ed esclusione, ma non ci siamo fermati e non ci fermeremo. Sogniamo per l’Italia un risveglio di umanità».
Lo scorso 21 settembre 2015, in Senato, 25 giovani rom, sinti e non rom provenienti da tutta Italia hanno presentato un Manifesto in cui descrivono l’Italia nella quale vorrebbero vivere e attraverso cui chiedono alle istituzioni un deciso cambio di direzione relativamente alle questioni del disagio abitativo, a partire dal superamento dei “campi rom e dei ghetti, dell’istruzione, del lavoro e delle opportunità per i giovani. Questioni che non riguardano solo le comunità rom e sinte, ma tutte le categorie di persone che oggi nel nostro Paese sono svantaggiate e oggetto di discriminazione.
Il Manifesto è frutto di una tre giorni di studio e riflessioni, alla quale i giovani hanno partecipato dal 19 al 21 settembre a Roma: la Convention Primavera Romanì, una iniziativa promossa dall’Associazione 21 luglio nell’ambito del suo programma di promozione della cittadinanza attiva all’interno delle comunità rom e sinte in Italia.
«Quello che accade oggi è un evento epocale per il nostro Paese e una opportunità preziosa che si pone davanti alle istituzioni nazionali e locali. Per la prima volta, giovani rom, sinti e non rom decidono di unire le forze e di scrivere insieme una nuova pagina per l’Italia – afferma l’Associazione 21 luglio -. Chiedono che in Italia non vi sia più spazio per l’odio, l’intolleranza e la ghettizzazione verso i più deboli e avanzano proposte concrete per affrontare questioni decisive per un futuro diverso per la nostra società».
«L’aspetto più importante – sottolinea ancora l’Associazione 21 luglio – è che questi giovani non rivendicano diritti per i soli rom e sinti, ma per tutti. La loro voce rappresenta un esempio di unione e solidarietà che troppo spesso la politica nostrana tende ad accantonare alimentando divisioni e tensioni sociali».
La Convention Primavera Romanì ha preso avvio con il messaggio di auguri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «La presenza attiva di giovani rom e sinti rappresenta un elemento fondamentale nel cammino paziente verso forme sempre più efficaci di integrazione e inclusione – sono le parole del Capo dello Stato -. La consapevolezza piena dei propri diritti, unitamente alla conoscenza dei propri doveri nei confronti della società e dello Stato, è un passo indispensabile per far cadere diffidenze e pregiudizi reciproci e assicurare un futuro di dialogo e di convivenza».
Nel corso della conferenza stampa, i giovani hanno presentato il loro Manifesto alla Commissione Diritti Umani del Senato, rappresentata dalla senatrice Manuela Serra, e al deputato del Partito Democratico Khalid Chaouki. È intervenuta anche la senatrice rom spagnola Silvia Heredia Martin, che ha raccontato la situazione dei rom in Spagna, dove vive quasi un milione di rom, contro i circa 180 mila presenti nel nostro Paese.
«Non accettiamo più che i nostri figli vivano in un paese di ghetti, separazioni, disuguaglianze, povertà, odio e razzismo, né oggi, né domani – sono le parole pronunciate dai giovani rom, sinti e non rom -.Vogliamo essere un esempio di società unita e libera, come l’Italia dovrebbe essere. Vogliamo essere attori di un cambiamento di cui tutti possano giovare. Un paese orgoglioso dei suoi valori, aperto verso i deboli, che consenta a ciascuno di essere apprezzato, amato e riconosciuto per le proprie passioni e qualità. Un’Italia che abbracci le differenze e si consideri fortunata per la ricchezza di tutte le culture che la compongono».
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