di Veronica Tedeschi
La
cartina qui in alto rappresenta l’accesso ai servizi sanitari in
tutta l’Africa.
Inutile
precisare che la situazione è critica per la maggior parte dei
territori africani, soprattutto considerando il confronto con i Paesi
europei in cui la percentuale del grafico è del 100% e questo indica
che l'accesso è ottimale, o quasi.
Come
si può notare, gli Stati che si trovano in condizioni più gravi
interessano l’Africa subsahariana: le motivazioni sono molteplici,
ma sicuramente le guerre civili che dilaniano questi Paesi non
permettono la crescita istituzionale e sanitaria.
I pochi ospedali esistenti sono situati solo nelle grandi città, dove c’è sovraffollamento ed inoltre si presentano come agglomerati molto estesi e privi di qualsiasi struttura.
I medici sono circa 0,8 per mille abitanti e tutte le spese sono a carico dei malati, spesso bambini, donne in gravidanza e anziani.
Anche i farmaci hanno un costo alto e, nella maggior parte dei casi, sono di qualità scadente; altro problema è che molti farmaci provengono dall’Occidente e quindi non sono adatti per le malattie tropicali (uno studio del 1999, infatti, evidenzia che solo 13 dei 1233 farmaci in commercio in Africa sono creati per curare malattie tropicali).
A
tutto questo si aggiunge che il 52% del continente africano non
dispone di acqua potabile e il 90% delle malattie viene trasmesso
proprio attraverso l'acqua.
Chi
ci rimette, naturalmente, è la popolazione civile che, nella maggior
parte dei casi, è costretta a scappare e a migrare illegalmente nei
territori limitrofi.