Uno
spettacolo teatrale intitolato Assolutamente
deliziose, di una delle
autrici più trasgressive della scena britannica, Claire Dowie -
interpretato da Flaminia Cuzzoli e Ottavia Orticello con la regia di
Emiliano Russo – che ha debuttato al Teatro Due di Roma, con le
tappe estive del Fontanone Estate XX Edizione e del Venus Rising
Festival nella sezione Teatro del Gay Village Farm e presso il
Teatro dei Filodrammatici che ha ospitato il Festival
ILLECITE//VISIONI a Milano, ci permette di approfondire alcuni temi
riguardanti la comunità Lgbt, i diritti delle donne e i rapporti di
genere.
Per
questo abbiamo rivolto alcune domande al regista e alle attrici che
ringraziamo moltissimo per la disponibilità.
Rispondono
Flaminia Cuzzoli (attrice), Ottavia Orticello (attrice) ed Emiliano
Russo (regista)
Lo
spettacolo veicola molti argomenti. Ad esempio: essere donna nella
società contemporanea così contraddittoria e competitiva...
Esattamente.
Nel raccontare i destini incrociati di queste due donne, cugine,
coetanee, cresciute insieme, la Dowie ironizza su alcune stereotipate
aspettative della società contemporanea in cui si imbattono le
nostre protagoniste; aspettative in primis provenienti dall’ambiente
domestico, quella serie di regole del “buon costume” cui le
bambine sono chiamate a conformarsi. Attraverso una serie di slogan,
cui l’autrice antepone la dicitura “IN RIFERIMENTO AD UNA ROUTINE
DA COMMEDIA TRITA E RITRITA”, veniamo a confrontarci con queste
norme comportamentali che diventano una sorta di sfottò al mondo dei
genitori: sulla scena vediamo concretamente i nostri due personaggi A
e B imitare l’intonazione e il linguaggio usato in particolar modo
dalla madre di una delle due che le esorta a tenere la schiena
dritta, non parlare a meno che non sia il proprio turno, non dire
cose scortesi, non fare cose disdicevoli, comportarsi da signorine da
brave ragazze, tenere le ginocchia unite per non far vedere le
mutandine e così via. A questo segue l’elenco di una serie di
passatempi in rosa che si considera essere “naturali” per le
ragazzine come stare a casa a raccontarsi i segreti, parlare delle
cose proibite del sesso, farsi maschere di bellezza per la pelle,
andare a ballare, dare della sgualdrina ad un’amica. E come
reagisce una donna, come si rapporta a questo bombardamento di
convinzioni riguardanti l’essere “femmina”? Nel nostro
spettacolo proponiamo due diversi modi, opposti ma complementari, due
diverse strategie di sopravvivenza messe in atto dalle nostre A e B.
La prima sviluppa un rifiuto totale del modello rappresentato da sua
madre (da lei definita “casalinga che farebbe di tutto per una vita
tranquilla eccetto combattere per i propri diritti) e, nel suo
tentativo di non diventare ossessionata dal budino come lei, di non
avere il suo stesso sguardo, i suoi stessi occhi, diventerà un
“maschiaccio”, rifiutando di identificarsi in un “genere”
definito, jeans maglietta capelli corti e sogni anarchici e
anticapitalisti. La seconda, al contrario, trova nello status quo,
nei soldi, nell’essere una donna in carriera di successo un modo
per sentirsi amata e accettata dalla gente, utilizzando la sua
bellezza e sensualità per garantirsi questa accettazione di cui ha
disperatamente bisogno; non manca però un continuo influenzarsi a
vicenda, una fusione della propria identità a quella dell’altra
per tutta la vita, perfino a distanza quando B lascia l’Inghilterra
per raggiungere sua madre in Australia. Finiranno entrambe per
nascondersi dietro le rispettive ideologie, alla ricerca di un senso
per le proprie esistenze, di qualcosa per cui lottare, per non
sentire quella voce nella testa ripeterti “MIO DIO CHE FALLIMENTO.
UN LAGNOSO, FRIGNANTE FALLIMENTO. TUTTO QUESTO, GUARDA, PENSI CHE
PORTERA’ A QUALCOSA? PENSI CHE VALGA QUALCOSA? MIO DIO SEI STATA
INGANNATA O COSA?
Il
rapporto raccontato dal testo affonda le radici nell'infanzia e
nell'adolescenza delle protagoniste: quanto è importante quel
periodo della vita per la formazione dell'identità dell'adulto ?
Oppure la Natura fa il proprio corso al di là delle esperienze di
vita?
Infanzia e
adolescenza sono periodi fondanti per la creazione della propria
identità. Se l’infanzia è un periodo in cui è possibile
assorbire messaggi e insegnamenti dal mondo esterno senza ancora
avere la piena capacità di giudizio e quindi di filtro nei confronti
degli impulsi esterni, l’adolescenza è sicuramente il momento di
presa di coscienza nella maturazione di un individuo. Oltre ad essere
un periodo che racchiude le esperienze di crescita fondamentali per
una persona, è il momento in cui si comincia a chiedersi chi si è,
cosa si vuole. Crescere senza portare su di sé le tracce di ciò che
ci circonda è forse un’utopia: dalla semplice relazione col mondo
esterno in tutte le sue sfaccettature, come ad esempio il giudizio
della società che impone e condiziona fortemente la persona in un
periodo di grande confusione e di fragilità, al più fondamentale
“microcosmo familiare” che soprattutto in età adolescenziale
rappresenta per noi l’unico modo, l’unico punto di vista con cui
vedere il mondo. Resta il fatto che noi non siamo il nostro passato,
le nostre storie familiari, ma che possiamo scegliere dove portarCI o
non portarCI in qualunque momento.
Quali
sono le difficoltà nel poter vivere liberamente le proprie scelte
affettive?
Dovrebbe
suonarci quantomeno strano l’accostamento delle parola “difficoltà”
con “vivere liberamente” e “scelte affettive”. Le scelte
affettive riguardano le persone coinvolte in esse, sono qualcosa di
privato che non dovrebbe trovarsi sottoposto al tribunale del
giudizio altrui, love is love e vivere un sentimento non dovrebbe
costituire un problema. In pratica poi, al di là dei “dovrebbe e
non dovrebbe”, si verificano situazioni che ti fanno sentire in
difficoltà. Ad esempio se vivi in una piccola città temi il
“giudizio” della gente, temi che le loro chiacchiere possano
creare disagio non solo a te stesso/a ma anche alla tua famiglia.
Probabilmente ti crea disagio essere etichettato, imprigionato in
opinioni parziali sulla tua persona, sulla tua individualità... ma i
giudizi, le opinioni esterne sono sempre parziali, sommarie; è come
se l’essere umano avesse bisogno di racchiudere il prossimo in
definizioni per poterlo controllare, ciò che non si conosce
spaventa, come in un gioco di specchi tra io e l’altro. Così tutti
giudicano e lo fanno anche A e B. Si giudicano e criticano in
continuazione per ogni piccola cosa. Alla fine è sempre una
questione di “potere”, di chi ha il controllo. D’altra parte
parlando specificatamente del nostro paese, di noi italiani, giudizi
offensivi e critiche sono ancora abbastanza radicati per varie
ragioni culturali probabilmente, ma soprattutto perché, per tanto
troppo tempo, non si è stati costretti a RIconoscere l’esistenza
di persone che si considerano LGBTQ: tutto doveva restare nelle
quattro pareti domestiche delle nostre rassicuranti famiglie
borghesi.
Quali
sono i diritti delle/degli omosessuali ancora da affermare, in
Italia?
Sicuramente va
varata prima di tutto una legge contro l’omofobia. Nelle ultime
settimane c’è stata un’escalation di violenze fisiche e
psicologiche: dall’adolescente in Sicilia che si è tolto la vita,
al ragazzo sbattuto fuori dall’aula dal proprio insegnante, alle
aggressioni quotidiane. E la cosa veramente preoccupante è che
talvolta i media non si preoccupano più di diffondere queste notizie
- che circolano poi invece sui social causando grande indignazione e
sgomento da parte di molti. Il fatto che davanti a questi eventi ci
siano persone al potere che ancora si ostinano a dire che “l’omofobia
non esiste” dovrebbe davvero lasciarci riflettere su chi tesse le
reti delle nostre vite. Ma in fondo questa è solo una delle tante
questioni problematiche che attanagliano l’Italia di oggi.
Cosa
vorreste dire, attraverso questo testo teatrale, ai genitori di
persone gay?
Non è un caso che il nostro primo
progetto indipendente - di ex compagni di Accademia, oggi colleghi,
che hanno in mente un viaggio da percorrere attraverso
un’associazione di promozione sociale come la nostra Upnos - sia
“Assolutamente Deliziose”. Se c’è una cosa che odiamo è il
dover a tutti i costi definire gli altri, mentre crediamo nella
persona, nel cercare di essere se stessi piuttosto che quello che si
dovrebbe essere, o quello che si pensa di dover essere o quello che
la gente ci dice di essere … A e B, le donne di Claire Dowie ci
provano, cercano di sbarazzarsi delle etichette imposte dalla
cultura, anche se l’esito non è garantito e si beccano sofferenza
a palate. In quanto ai genitori cosa si può dire? Vi consigliamo una
bella lettura da tenere sui vostri comodini: il Profeta di Gibran, un
tale che ha parlato ai genitori, a tutti i genitori di tutti i figli.
“I vostri figli non sono figli
vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della
Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.