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mercoledì 25 novembre 2015

EVE ENSLER: un saggio, un testo profondo che parla di donne e di violenza (e molto altro)


 






di Monica Macchi



Ora la lotta è tra le persone che devastano il pianeta,

saccheggiandone le risorse,

e noi




Scrittrice, poetessa, sceneggiatrice, regista e attivista di origini ebree è diventata famosa per i “Monologhi della vagina”1, che dal 1996 è stato tradotto in 50 lingue e rappresentato in 150 paesi (ha appena debuttato in India e a Cuba). Ogni anno viene attualizzato con un nuovo monologo sulle violenze contro le donne in ogni parte del mondo: una delle più rappresentate è My Vagina Was My Village, monologo scritto sulla base delle testimonianze delle donne vittime di stupro in Bosnia. Da queste pièce teatrali è nato il movimento globale V-Day, per la difesa dei diritti delle donne: 189 Paesi, oltre 70 città in Italia, 13mila organizzazioni femminili e femministe coinvolte oltre a singole personalità come Vandana Shiva e il Dalai Lama.

Dal 14 gennaio 2012 dopo aver letto una statistica secondo cui una donna su tre in tutto il pianeta sarà oggetto di percosse o stupro nel corso della sua vita ha lanciato la campagna One Billion Rising in cui le attiviste e gli attivisti danzano come strumento creativo per mostrare sdegno e assumersi le proprie responsabilità e favorire una nuova presa di coscienza, una presa di coscienza che opponga resistenza alla violenza finché questa non diventerà inconcepibile. 


Lo scorso 13 settembre Eve Ensler era a Milano al Teatro Elfo-Puccini in un incontro pubblico con Lella Costa per presentare il suo ultimo libro “Nel corpo del mondo” in cui racconta la sua esperienza con la malattia, un tumore all’utero e la riappropriazione del proprio corpo rispetto alle mutilazioni fisiche e psicologiche. In particolare rivendica una maternità non stereotipata che va al di là degli organi di procreazione, ma intesa come cura nei confronti di perone che si scelgono e con cui si creano dei legami. Ed Eve ha scelto le donne di Bukavu, in Congo con cui ha creato la Città della Gioia, un luogo condiviso in cui donne, molte delle quali analfabete e sopravvissute a stupri e torture, esorcizzano i traumi attraverso l’arte, la danza e corsi di autodifesa mentre diventano catalizzatrici di un radicale cambiamento sociale seguendo corsi professionali, di agricoltura e di uso del computer per poi istruire altre donne nei villaggi. Il cancro diventa così una metafora della società capitalistica senza alcuna attenzione né all’ambiente né alle persone: legare la nostra lotta a quella degli altri contro una società consumistica e sprecona è l’unico modo per ribaltare la gerarchia e la violenza.



Il numero, in Italia, per denunciare violenze e stalking: 1522

1
La traduzione italiana del testo è disponibile in edizione Il Saggiatore e Marco Tropea

sabato 17 ottobre 2015

Book City: il potere della letteratura e i diritti umani





Milano, 25 ottobre 2015

Novel Rights, "Il Potere della Letteratura e i Diritti Umani", in collaborazione con “Associazione per i Diritti Umani” e con “Amnesty International” Sezione Italiana, presenta in Italia una serie di eventi con un gruppo di esperti, che discutono attorno al problema dei Rifugiati, e alla crisi globale che ne deriva.

DOMENICA 25 OTTOBRE 2015, dalle 19:00 alle 21:00 presso la CAMERA DEL LAVORO (Corso di Porta Vittoria 43) Milano

Argomenti di discussione: di cosa necessita un autore /cosa dovrebbe fare per aiutare a risolvere la crisi del rifugiato? Può la letteratura avere un ruolo in qualche modo influente o contribuire ad offrire una soluzione? Che ruolo può avere un autore nel mondo attuale in continuo cambiamento? Possono gli autori dare un significato diverso alla parola rifugiato?

L'evento che chiuderà Bookcity sarà la presentazione di un'opera che fa parte di una mostra – già allestita in occasione di Expo 2015 – dell'artista Ivana Olimpia Belloni . L'opera offre ai visitatori un'esperienza unica di attivismo che coinvolge arte, letteratura e diritti umani



I relatori

Roma Tearne, autrice britannica di origini singalesi

Il suo ultimo romanzo, "L'ultimo molo" (Nova, 2015) è basato sulla storia vera di una nave passeggeri britannica, la SS Arandora Star, che durante la II Guerra Mondiale, mentre compiva la traversata per trasportare 800 internati italiani e tedeschi da Liverpool al Canada, è stata silurata da un sottomarino tedesco. La storia ci racconta che, nell’agosto del 1940, sulla costa irlandese, il mare restituì 213 corpi.

I membri di alcune famiglie italiane coinvolte nel disastro ci onoreranno della loro presenza durante l'evento.



Il nuovo romanzo di Roma, sempre in forma di ebook, dal titolo “Non spaventate i bambini” e ispirato ad Aylan Kurdi, verrà ufficialmente presentato durante l’evento.



Ava Homa, scrittrice, giornalista e docente universitaria curdo-canadese. È una delle poche scrittrici curde al mondo

Molto apprezzata dalla critica, Ava Homa ci parlerà dell’ immaginazione, antidoto all'apatia

Il breve racconto digitale di Ava "Ninnananna" (Novel Rights, 2012) tradotto in italiano


specificamente per questa occasione, sarà disponibile per l’acquisto al termine dell’evento

così come il romanzo digitale di Roma Tearne



Altri relatori

 

Vered Cohen Barzilay è fondatrice e direttore di Novel Rights, un movimento letterario globale, a favore dei diritti umani. Da più di un decennio, Vered analizza l'impatto della letteratura sull'attivismo riguardante i diritti umani ed ha sviluppato il concetto di “letteratura dei diritti umani”, decidendo di fondare Novel Rights con l'obiettivo di esplorare l'impatto della letteratura sull'attivismo dei diritti umani. Novel Rights pubblica storie in formato digitale che parlano di diritti umani e promuove eventi globali a favore del legame tra letteratura e diritti umani



Alessandra Montesanto: Vicepresidente dell'”Associazione per i Diritti Umani” di Milano, un'associazione culturale che organizza incontri di approfondimento, presentazioni di libri e film, sulle tematiche legate ai diritti umani, e propone spunti di riflessione attraverso il sito www.peridirittiumani.com.

Riccardo Noury: Portavoce di Amnesty International Italia, blogger per Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e Articolo 21

Ruggero Gabbai: regista, fotografo e Presidente della Commissione Consigliare EXPO 2015


L'evento inizierà con un minuto di silenzio in memoria dei rifugiati che hanno perso la vita nel tentativo di trovare un posto più sicuro dove vivere, e la cui storia non è stata mai raccontata e si concluderà con uno straordinario incontro con il figlio di Mostafa Azizi. Mostafa Azizi, scrittore e regista iraniano, è rinchiuso nella prigione Evin di Teheran dall’inizio di febbraio di quest’anno. Suo figlio, insieme ad altri autori, sta conducendo una vasta campagna per liberarlo.


L'artista italo-francese, Ivana Olimpia Belloni darà un contributo all’evento con uno dei suoi dipinti, creato appositamente per quest’occasione. Accanto al suo lavoro, in occasione della sua mostraper Expo2015, ha scritto: Vered mi ha dato l'opportunità e l'onore di rappresentare il senso della pace nel mondo che noi adulti possiamo e dobbiamo dare ai deboli ed agli indifesi proprio attraverso il rispetto dei diritti umani. Le impronte mie della mia nipotina, Giulia, stanno a significare proprio questo.







giovedì 8 ottobre 2015

Incontri con autori ed esperti di materia per scuole medie


L'ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI UMANI





INCONTRI CON GLI AUTORI:

proposte per le classi seconde e terze medie




IL ROMANZO: “In piedi nella neve” di Nicoletta Bortolotti, edito da Einaudi



IL LIBRO:

Sasha ha quasi tredici anni e una passione bruciante: il calcio. Come potrebbe essere altrimenti? Suo padre è Nikolai Trusevyc, portiere della squadra più forte del Paese: la Dynamo Kiev. Ma in Ucraina, nel 1942, il pallone non è cosa per ragazze. E dopo l'invasione da parte del Reich non è cosa nemmeno per i campioni della Dynamo: accusati dai nazisti di collaborare con i sovietici e ridotti per questo alla fame e all'inattività, i giocatori hanno perso la voglia di vivere. Quando, a sorpresa, i tedeschi organizzano un campionato cittadino, non lo fanno certo per perdere; Sasha, d'altra parte, sa che suo padre e i compagni giocano sempre per vincere... Stavolta, però, vincere significherebbe morire. E qual è la vera vittoria? Lottare fino all'ultima azione, come chiede il pallone, o sabotare la partita, come le ha intimato un misterioso spettro, nel buio di un sottopasso? Mentre il fiume Dnepr, gelido, si porta via l'infanzia di Sasha, la Storia segue il proprio corso: il match avrà un esito cosi incredibile che nessuno, per lungo tempo, potrà raccontarlo.



IL ROMANZO: “Sulle onde della libertà” di Nicoletta Bortolotti , edito da Mondadori

Il LIBRO:

"Mi chiamo Mahmud e abito in un posto che dicono terra di tutti e di nessuno.
O anche prigione a cielo aperto. Ma il suo vero nome è Gaza City. Ho un'unica passione, un unico sogno, un'unica fissa: il surf."
Mahmud vive a Gaza City, una città colpita ogni giorno dai bombardamenti, e adora il surf. Anche Samir adora il surf. Ma il primo è palestinese e l'altro israeliano. Ma che differenza fa? Hanno tutti e due gli stessi sogni e aspettano tutti e due la stessa onda da cavalcare. E non importa se quell'onda sarà israeliana o palestinese...

Nicoletta Bortolotti, nata in Svizzera, vive in provincia di Milano. Lavora come redattrice e ghost writer nell’editoria per ragazzi, e ha firmato diversi libri di successo per adulti, tra i quali E qualcosa rimane (Sperling&Kupfer). Mamma di due bambini trova il tempo di scrivere in treno, che è la sua “casa viaggiante”.



RACCOLTA DI RACCONTI: “CHIAMARLO AMORE NON SI PUO'. La violenza di genere”, di 23 autrici, edito da MAMMEONLINE



IL LIBRO:

Cari ragazzi e care ragazze che vi affacciate al mondo dei grandi, questo libro è per voi. Perché impariate dai nostri errori, impariate che amore vuol dire rispetto e non sopraffazione, che amare vuol dire permettere all'altro/a di essere se stessi. Insomma l'amore non può essere egoista, altrimenti non lo si può chiamare amore.
23 scrittrici per ragazzi vi offrono questi racconti per aiutarvi a riflettere e a dialogare, perché non rimaniate in silenzio di fronte ai tremendi fatti di cronaca. Ma anche perchè sappiate reagire a ciò che può succedere intorno a voi, non solo quando si tratta di violenza fisica, ma anche di gesti e comportamenti che comunque feriscono profondamente.
Non è facile crescere, né diventare uomini né diventare donne, e noi adulti non vi stiamo offrendo dei grandi modelli. I messaggi proposti dai nostri media spesso denigrano il corpo e il ruolo di voi ragazze e così facendo offendono e confondono anche voi ragazzi. E tutto diventa più difficile se ai modelli dei media si sovrappongono quelli familiari, poi quelli educativi e ancora quelli delle diverse culture che vanno mescolandosi nella nostra società sempre più multiculturale ma ancora non interculturale.
Per tutti questi motivi contiamo sull'enorme importanza dell'educazione affettiva e sentimentale. E nell'educazione al genere, di cui tutti ci dobbiamo fare carico, come famiglia, come scuola, come società.
Ed è per questo motivo che il nostro libro è per tutti.


Romanzo/Diario: Il diario di Edo. Un adolescente in tempesta, di Fabiana Sarcuno, La spina Edizioni

Il LIBRO:

La storia parla di un ragazzo di nome Edo, il quale sta attraversando un periodo difficile ma molto importante per il resto della sua vita.
Reduce dalla separazione dei suoi genitori, il protagonista deve affrontare un altro faticoso anno scolastico nel quale ci saranno molti cambiamenti: l’arrivo del Prof Verano e il cambio di scuola di un suo compagno.
Il nuovo anno è difficile anche per Aurora, una grande amica e anche “l’amore” del protagonista, la quale ha scoperto di avere una malattia grave.
Tra mille avventure i ragazzi (il protagonista ed i suoi amici), tra le quali il viaggio a Praga, alla fine dell’anno si vedono molto diversi da i ragazzi che erano il settembre dell’anno precedente; queste esperienze infatti hanno aiutato loro a crescere.


Fabiana Sarcuno, Contestualmente al lavoro scolastico, svolgo l'attività di autrice, rivolgendomi soprattutto al pubblico degli adolescenti e dei preadolescenti. Inoltre, sempre nell'ambito della narrativa per ragazzi, eseguo curatele di classici, curandone la redazione e l'apparato didattico.

DOCUMENTARIO: “LEVARSI LA CISPA DAGLI OCCHI”, di Carlo Concina e Cristina Maurelli

IL FILM/DOC: dalla presentazione di Vito Mancuso

La realtà del progetto "leggere libera-mente" la sto seguendo da qualche mese ma dopo essere stato all'interno delle mura di Opera mi sono reso conto che quest'idea meravigliosa sarebbe potuta diventare patrimonio di molte persone attraverso l'invito del film.
"Levatevi la cispa dagli occhi" viene rivolto in primo luogo a chi è fuori dalle mura: liberatevi dall'idea comune che avete dal carcere perchè ad Opera sta succedendo qualcosa che può diventare modello per altri sistemi carcerari.
I detenuti che si vedono in questo film sono persone libere nello spirito, hanno ritrovato un nuova libertà, un motivo di vita all'interno del carcere attraverso i percorsi di lettura e scrittura creativa. In secondo luogo l'invito è rivolto a chi è dentro e non vuole vedere l'opportunità che gli è davanti agli occhi.
L'immagine che più mi ha colpito della giornata all'interno del carcere è quella dopo la proiezione: i protagonisti del film sono saliti su palco e si sono rivolti a tutti gli altri detenuti che probabilmente non credono all'importanza del progetto. E allora l'invito più forte è rivolto a loro con le parole di Dino: "Leggere e scrivere all'interno del carcere è importantissimo per non essere fagocitati da questa realtà".
Mi auguro che questo film possa far conoscere questo progetto a più persone possibili, a partire dai giovani, che sono la nuova generazione, all'interno della quale deve formarsi l'idea che il carcere non deve solo essere "punitivo" ma anche "costruttivo".





INFORMAZIONI

Coordina gli incontri: Alessandra Montesanto, Vicepresidente dell'Associazione per i Diritti Umani



Gli alunni possono realizzare un loro lavoro sulle tematiche proposte: un video, un reportage fotografico, un contributo scritto che:



sarà pubblicato su www.peridirittiumani.com

sarà presentato durante l'incontro con gli autori



COSTI:



Contributo di 4 euro per alunno partecipante



Eventuali spese di viaggio per i relatori



Gli incontri potranno svolgersi al mattino oppure al pomeriggio, in base alle esigenze scolastiche. Si terranno direttamente nelle scuole, anche a classi accorpate.



Per ulteriori informazioni e prenotazioni, scrivere a: peridirittiumani@gmail.com

lunedì 5 ottobre 2015

Corso di narrazione sociale, LIBRERIA LES MOTS, Milano


L'Associazione per i Diritti Umani



in collaborazione con Libreria LES MOTS

via Carmagnola angolo via Pepe - Milano (MM2 e MM5 Garibaldi)



 
 
 


presenta

corso di narrazione civile

con STEFANO VALENTI, autore del romanzo “La fabbrica del panico”, vincitore del Premio Campiello – Opera prima



LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA: DAL RACCONTO ORALE AL RACCONTO SCRITTO

In particolare: narrazione sociale e civile



La narrazione è un affidabile metodo di condivisione in quanto permette al soggetto narrante di esporre fatti reali inerenti la propria vita. Nel raccontarla, il narratore tende a intensificare la conoscenza pratica che ha di sé stesso e del mondo perché, attraverso la trasposizione in forma orale e scritta degli eventi che ha vissuto, scopre un significato più profondo della sua esistenza. Fin da epoche remote, e indistintamente ai quattro angoli del mondo, le storie tramandate sono state veicolo di trasmissione culturale e di costruzione civile.

La narrazione è una metodologia che permette di raccontare sé stessi e il proprio vissuto, ma trasformando l’esperienza personale e il proprio punto di vista in un racconto interessante e fruibile da un pubblico vasto e variegato. In particolare nel caso di vicende drammatiche e dolorose, o quando ci si trova in momenti di grande cambiamento personale e sociale, l’esigenza di raccontare si fa impellente, sia che si tratti di costruire memoria per quelli che verranno sia che si tratti di verbalizzarla per riuscire a chiarire quello che accade.

Per narrazione s’intende quindi sia l’arte di usare il linguaggio, la vocalità e la gestualità, sia quella di verbalizzarlo, per rivelare a un pubblico specifico gli elementi o le immagini di una storia la cui fruizione primaria è in tempo reale e da persona a persona.

La narrazione trova il proprio raggio d’azione non solo in ambito performativo ma anche nel settore dell’istruzione, della mediazione culturale, e del racconto civile.

RACCONTARE SE STESSI E RACCONTARE GLI ALTRI

Obiettivi: aprirsi e condividere con altri un racconto personale significa sapere esprimere il proprio punto di vista e la propria sensibilità attraverso simboli archetipi universali e tradurre il proprio vissuto in un linguaggio artistico filtrato dalla realtà.

Regalando e condividendo una storia personale si può raggiungere la giusta distanza dall’esperienza o dall’emozione vissuta, che consente di oggettivarla e relativizzarla, facilitando così il superamento dei conflitti.

Condividere e scambiarsi storie, consentendo ad altri di collaborare alla creazione del racconto, crea un forte sentimento di gruppo, di fiducia reciproca e di intimità. Chi impara a raccontare impara anche ad ascoltare meglio, a cogliere nella voce, nelle parole e nei gesti di chi si incontra lo spirito, il senso profondo della narrazione. Essere capaci di ascoltare attivamente, di raccogliere le storie che incontriamo o che ci vengono regalate, ci apre agli altri, ci avvicina a loro in uno scambio piacevole e gratificante per entrambi.

SCRIVERE IL RACCONTO



Obiettivi: il Laboratorio mira a risvegliare la capacità narrativa e ad esercitarla e arricchirla attraverso il confronto con altre narrazioni. Raccontare è ricordare e trasmettere, affidare all’immaginario dell’altro e condividere con l’altro la propria vita. Narrare è anche una necessità civile, e attraverso la narrazione l’adulto rielabora e conserva il proprio vissuto, così come il ragazzo impara a rappresentarsi il mondo.



La lettura di brani di narrativa italiana moderna e contemporanea, con particolare riferimento al romanzo civile, alla narrativa d'inchiesta, al reportage narrativo – le forme che ha assunto la più interessante narrativa italiana – stimolerà la fantasia e permetterò il confronto su diversi generi di narrazione arricchendo l'immaginario civile dei partecipanti e determinando l’affabulazione, l'Intreccio dei fatti e degli eventi che costituiscono la trama di un'opera narrativa facilitandone la produzione.

Partendo dagli stimoli ricevuti i partecipanti svilupperanno racconti e il laboratorio diventerà una officina di narrativa in costruzione. I racconti saranno analizzati e rielaborati insieme, per sperimentare come nella verbalizzazione tutto si trasforma e si tradisce.

Temi: tecnica base della narrazione, metodo delle immagini, memorizzazione e narrazione, raccolta del materiale, costruzione dello stile personale.

Destinatari: studenti, insegnanti, professionisti, operatori culturali, sociali e sociosanitari.

Durata minima sei ore. 4 incontri di due ore ciascuno.

Costi: ( totale per 6 ore : 120 euro



DATE e ORARI:

mercoledì 7 ottobre, ore 19

mercoledì 21 ottobre, ore 19

mercoledì 4 novembre, ore 19




Il laboratorio parte con una partecipazione minima di 10 persone






venerdì 2 ottobre 2015

Corso di narrazione anche presso libreria LES MOTS, sempre a Milano


L'Associazione per i Diritti Umani



in collaborazione con Libreria LES MOTS

via Carmagnola angolo via Pepe - Milano (MM2 e MM5 Garibaldi)





presenta

corso di narrazione civile

con STEFANO VALENTI, autore del romanzo “La fabbrica del panico”, vincitore del Premio Campiello – Opera prima



LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA: DAL RACCONTO ORALE AL RACCONTO SCRITTO

In particolare: narrazione sociale e civile



La narrazione è un affidabile metodo di condivisione in quanto permette al soggetto narrante di esporre fatti reali inerenti la propria vita. Nel raccontarla, il narratore tende a intensificare la conoscenza pratica che ha di sé stesso e del mondo perché, attraverso la trasposizione in forma orale e scritta degli eventi che ha vissuto, scopre un significato più profondo della sua esistenza. Fin da epoche remote, e indistintamente ai quattro angoli del mondo, le storie tramandate sono state veicolo di trasmissione culturale e di costruzione civile.

La narrazione è una metodologia che permette di raccontare sé stessi e il proprio vissuto, ma trasformando l’esperienza personale e il proprio punto di vista in un racconto interessante e fruibile da un pubblico vasto e variegato. In particolare nel caso di vicende drammatiche e dolorose, o quando ci si trova in momenti di grande cambiamento personale e sociale, l’esigenza di raccontare si fa impellente, sia che si tratti di costruire memoria per quelli che verranno sia che si tratti di verbalizzarla per riuscire a chiarire quello che accade.

Per narrazione s’intende quindi sia l’arte di usare il linguaggio, la vocalità e la gestualità, sia quella di verbalizzarlo, per rivelare a un pubblico specifico gli elementi o le immagini di una storia la cui fruizione primaria è in tempo reale e da persona a persona.

La narrazione trova il proprio raggio d’azione non solo in ambito performativo ma anche nel settore dell’istruzione, della mediazione culturale, e del racconto civile.

RACCONTARE SE STESSI E RACCONTARE GLI ALTRI

Obiettivi: aprirsi e condividere con altri un racconto personale significa sapere esprimere il proprio punto di vista e la propria sensibilità attraverso simboli archetipi universali e tradurre il proprio vissuto in un linguaggio artistico filtrato dalla realtà.

Regalando e condividendo una storia personale si può raggiungere la giusta distanza dall’esperienza o dall’emozione vissuta, che consente di oggettivarla e relativizzarla, facilitando così il superamento dei conflitti.

Condividere e scambiarsi storie, consentendo ad altri di collaborare alla creazione del racconto, crea un forte sentimento di gruppo, di fiducia reciproca e di intimità. Chi impara a raccontare impara anche ad ascoltare meglio, a cogliere nella voce, nelle parole e nei gesti di chi si incontra lo spirito, il senso profondo della narrazione. Essere capaci di ascoltare attivamente, di raccogliere le storie che incontriamo o che ci vengono regalate, ci apre agli altri, ci avvicina a loro in uno scambio piacevole e gratificante per entrambi.

SCRIVERE IL RACCONTO



Obiettivi: il Laboratorio mira a risvegliare la capacità narrativa e ad esercitarla e arricchirla attraverso il confronto con altre narrazioni. Raccontare è ricordare e trasmettere, affidare all’immaginario dell’altro e condividere con l’altro la propria vita. Narrare è anche una necessità civile, e attraverso la narrazione l’adulto rielabora e conserva il proprio vissuto, così come il ragazzo impara a rappresentarsi il mondo.



La lettura di brani di narrativa italiana moderna e contemporanea, con particolare riferimento al romanzo civile, alla narrativa d'inchiesta, al reportage narrativo – le forme che ha assunto la più interessante narrativa italiana – stimolerà la fantasia e permetterò il confronto su diversi generi di narrazione arricchendo l'immaginario civile dei partecipanti e determinando l’affabulazione, l'Intreccio dei fatti e degli eventi che costituiscono la trama di un'opera narrativa facilitandone la produzione.

Partendo dagli stimoli ricevuti i partecipanti svilupperanno racconti e il laboratorio diventerà una officina di narrativa in costruzione. I racconti saranno analizzati e rielaborati insieme, per sperimentare come nella verbalizzazione tutto si trasforma e si tradisce.

Temi: tecnica base della narrazione, metodo delle immagini, memorizzazione e narrazione, raccolta del materiale, costruzione dello stile personale.

Destinatari: studenti, insegnanti, professionisti, operatori culturali, sociali e sociosanitari.

Durata minima sei ore. 4 incontri di due ore ciascuno.

Costi: 20 euro all'ora ( totale per 6 ore : 120 euro)



DATE e ORARI:

mercoledì 7 ottobre, ore 19

mercoledì 21 ottobre, ore 19

mercoledì 4 novembre, ore 19





Il laboratorio parte con una partecipazione minima di 10 persone


venerdì 23 gennaio 2015

L' Iran tra cotraddizioni forti e serena quotidianità





L'Iran de La signora melograno, edito da Calabuig, della scrittrice Goli Taraghi non è quello cui ci ha abituato la stampa ufficiale. Si tratta di un Paese difficile e contraddittorio , in cui spesso i diritti sono negati, ma nei racconti del testo emerge anche un Paese dove, a tratti, sono possibili serenità e leggerezza. Taraghi tratteggia profili, narra vicende familiari, descrive l'ostilità di un Paese straniero (la Francia) e, sullo sfondo, ci sono tutti gli avvenimenti anche terribili che hanno attraversato e segnato gli ultimi decenni della storia dell'Iran: da Mohammad Mossadeq allo Scià qajar, da Khomeini ad Ahmadinejad.Le storie narrate parlano di ragazzi turbolenti alle prese con padri severi, donne di ogni età che afferrano la consapevolezza di sé, quadretti familiari quotidiani che tratteggiano persone comuni che non lasciano spazio agli stereotipi.
Certo, qualcuno potrà dire che Goli Taraghi non si renda conto della situazione perchè appartiene a una categoria privilegiata, quella delle persone agiate e intellettuali. Ma forse non è così: si tratta di lasciare spazio, ogni tanto, alla vita, a quella parte dell'esistenza più tranquilla, a cui tutti avremmo diritto di aspirare.
Nell'ottima traduzione dal persiano di Anna Vanzan, c'è il riferimento al titolo del libro,
La signora melograno. Una anziana signora che non si è mai allontanata dall'isolato villaggio dell'interno vivendo dei frutti della sua terra, decide di raggiungere i figli emigrati in Svezia. La prima tappa del viaggio, dal villaggio a Teheran, è molto impegnativo e stancante ma non è nulla rispetto a ciò che l'aspetta per raggiungere in aereo Parigi e da lì la Svezia.



Abbiamo rivolto alcune domande alla traduttrice, Anna Vanzan, che ringraziamo.




La letteratura è una forma di liberazione/emancipazione femminile, in Iran come in altri Paesi sotto dittatura?



Fin da tempi remoti le donne d’Iran si sono manifestate attraverso la letteratura, dapprima esclusivamente con la poesia, perlopiù a fondo mistico. Meditare e scrivere erano considerate attività “domestiche” e come tali plausibili per le signore della buona società islamo-persiana. Alcune di loro partecipavano a pubbliche tenzoni poetiche, sfidando i loro colleghi maschi. Molte immagini da loro usate erano volutamente mistiche ed esoteriche proprio per potersi esprimere liberamente. A metà del XIX secolo le donne hanno cominciato a usare la prosa, spesso colorandola di una chiara protesta nei confronti del patriarcato. In un secolo e mezzo le iraniane hanno conquistato la letteratura del loro Paese, trasformando una tradizione quasi esclusivamente lirica e scritta da uomini in una corrente prosastica il cui numero di autrici sovrasta ormai quello degli scrittori.




Come ha conciliato – Goli Taraghi – la sua esperienza di cittadina iraniana e di persona costretta all'esilio?



Goli Taraghi è una scrittrice nata e alla sua penna ha affidato pure le pene dell’esilio. Anche prima del suo trasferimento in Francia aveva sperimentato alcune forme letterarie (romanzo e racconti brevi) che però riflettevano soprattutto un viaggio alla ricerca di in sé stessa, vagamente venata da auto compiacimento. L’esilio ha modificato il suo stile, costringendola a un continuo ricordo che non è ripiegamento sul passato e/o autocommiserazione, ma un processo dinamico che usa il passato per proiettarsi in avanti.




Qual è lo stile narrativo dei racconti di questo libro e quale il motivo di questa scelta?



La narrazione di Goli Taraghi è apparentemente semplice e lineare, ma al contempo ricca e profondamente umana. I suoi racconti sono malinconici e comici al contempo, lei si rivolge soprattutto ai suoi connazionali coi quali condivide una straordinaria capacità di adattamento ad ogni difficoltà che la vita pone innanzi. I racconti di Taraghi sono paradigmatici di queste qualità che gli iraniani hanno sviluppato ed esercitato per millenni.




E' interessante, ad esempio, il racconto intitolato “Madame lupo”: ce lo può commentare?



E’ un ottimo condensato di alcune delle problematiche che si trova ad affrontare l’esule (non solo iraniano): complesso di inferiorità nei confronti della civiltà “ospitante”, risentimento per le umiliazione che il nuovo mondo lo costringe a subire, e, infine, la ribellione. Goli Taraghi esprime tutto ciò in modo estremante poetico, denso e vibrante.



Il tema della censura è centrale nel pensiero e nei testi di Goli Taraghi e di tanti autori iraniani...


La censura è un’istituzione plurimillenaria sull’altopiano iraniano. Al tempo dei sommi poeti Hafez e Sa’di non c’era un ufficio della censura come quello istituito ufficialmente a metà del XIX secolo dalla dinastia Qajar, poi trasformato sotto quella dei Pahlavi e ora diretto dalla Repubblica Islamica. Ma anche Hafez e Sa’di sapevano che, per sferzare i potenti, c’era bisogno di usare metafore e calibrare sapientemente le parole. Nulla è cambiato….

martedì 18 novembre 2014

Dire BASTA alla violenza sulle donne


Associazione per i Diritti Umani

PRESENTA



DiRITTI AL CENTRO
Dire BASTA al femminicidio

Incontro sul tema del femminicidio.

Presentazione della raccolta di racconti dal titolo “CHIAMARLO AMORE NON SI PUO'”



MERCOLEDI' 19 NOVEMBRE

ore 19.00

presso

BISTRO DEL TEMPO RITROVATO (Via Foppa, 4 MM Sant'Agostino - Milano)


L’Associazione per i Diritti Umani presenta il decimo appuntamento della serie di incontri dal titolo “DiRITTI AL CENTRO”, che affronta, attraverso incontri con autori, registi ed esperti, temi che spaziano dal lavoro, diritti delle donne in Italia e all’estero, minori, carceri, disabilità.

In ogni incontro l’Associazione per i Diritti Umani attraverso la sua vice presidente Alessandra Montesanto, saggista e formatrice, vuole dar voce ad uno o più esperti della tematica trattata e, attraverso uno scambio, anche con il pubblico, vuole dare degli spunti di riflessione sull’attualità e più in generale sui grandi temi dei giorni nostri

In questo incontro dal titolo “Dire BASTA al femminicidio” si affronta il tema, purtroppo, molto attuale, della violenza sulle donne e lo farà attraverso la presentazione della raccolta di racconti, rivolta agli adulti e ai più giovani, intitolata “CHIAMARLO AMORE NON SI PUO'” alla presenza di alcune autrici.

Durante la serata saranno proiettate anche alcune vignette, sull'argomento, del illustratore e satirista CORVOROSSO tratte dalla mostra “ Ti amo troppo...No al silenzio! Basta violenza sulle donne”.
 
 


sabato 14 dicembre 2013

Lontano da Mogadiscio: partire dal Passato per capire meglio il Presente





Shirin Fazel Ramzanali è nata a Mogadiscio; ha studiato nelle scuole italiane della Somalia, agli inizi degli anni '70, e poi si è trasferita in Italia, con la sua famiglia, per fuggire dal regime dittatoriale di Siad Barre. Nel 1994 ha scritto un libro, diventato un testo fondamentale per parlare di colonialismo e primo vero esempio di letteratura italiana della migrazione.
Un testo che narra la Storia attraverso uno stile "meticcio": spunti, considerazioni, note biografiche, riflessioni politiche. Un libro diviso in sei parti: la prima incentrata sulla Somalia un Paese che, come scrive l'autrice: "Un tempo era il Paese delle favole"; nella seconda parte predomina l'aspetto autobiografico con la diffidenza, da aprte degli italiani, nei confronti di chi aveva il colore della pelle più scuro; poi la scrittrice racconta i viaggi all'estero a fianco del marito e, nella quarta parte, riporta la brutalità della guerra civile in Somalia per riprendere l'argomento nella sezione successiva in cui spiega come il suo Paese d'origine sia stato sfruttato dalle superpotenze occidentali. La scrittrice, infine, racconta l'inserimento nella società italiana.
Lontano da Mogadiscio torna in versione e-book e in edizione bilingue (italiano e inglese) ed è arricchito da una postfazione di Simone Brioni.


Abbiamo intervistato per voi Shirin Fazel Ramzanali che ringraziamo tantissimo per la sua disponibilità    





Shirin Fazel Ramzanali




Perchè la decisione di far uscire di nuovo il libro, apparso nel 1994, come primo testo di letteratura post-coloniale?

Lontano da Mogadiscio, a distanza di vent’anni è un libro vivo, fa discutere su temi importanti. E’stato usato e lo usano tuttora nella sezione di Italianistica in molte università. Purtroppo il cartaceo, dopo un numero di anni, va fuori stampa e diventa introvabile. La nuova versione è bilingue, italiano-inglese; ed il fatto che è in formato e-book lo rende reperibile ad un’ampia cerchia di lettori internazionali.
E’ una opportunità per i giovani (italiani e somali) che vorranno leggerlo, scoprire che Mogadiscio un tempo poteva sembrare una città di provincia italiana. Si tende a guardare il presente senza riflettere sul passato, dimenticando molto spesso che il fenomeno dell’immigrazione è in parte anche legato ad un passato coloniale di molte nazioni europee.
La versione inglese è tradotta da me. Alcuni brani li ho riscritti, per cercare di trasmettere le emozioni del momento. Questa riscrittura sicuramente darà una nuova chiave di lettura al testo.
Nei capitoli inediti parlo delle mie esperienze degli ultimi decenni maturate durante le mie permanenze in paesi diversi, racconto di luoghi come la città inglese di Birmingham dove risiede una folta comunità di somali. Sono a contatto con la diaspora e consapevole di tutte le problematiche e difficoltà che si trascina dietro. Inoltre, osservo e racconto con distacco questa Italia che sta cambiando volto, ma ahimè attuando anche nuove sottili forme di discriminazione.





Che cosa è cambiato, a distanza di vent'anni, nel suo Paese d'origine?


Purtroppo in questi ultimi vent’anni la Somalia è stata violentata, sfruttata, calpestata senza avere una voce in capitolo a livello mondiale come stato sovrano. Milioni di rifugiati sparsi nei quattro continenti, hanno faticato per rifarsi una nuova vita. Anche se fisicamente lontani, hanno sempre sostenuto, con le loro rimesse ai parenti, l’economia del paese. Abbiamo una generazione che ha conosciuto solo guerra e continua a cercare all’estero una vita migliore. Sono ancora fresche nella memoria le immagini delle centinaia di persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo. I giovani che rappresentano il futuro della nazione purtroppo non hanno prospettive. Penso che la Somalia ha sofferto abbastanza, e ha vissuto sulla propria pelle gli orrori di una guerra civile. Certamente c’è chi ha beneficiato di questa situazione, ma non voglio innescare una polemica. Voglio essere positiva anche perché finalmente per la Somalia si è aperto un nuovo orizzonte. Anche se ci sono elementi che mirano a destabilizzare il paese, si ha la palpabile sensazione di una luce in fondo al tunnel. Oggi c’è un governo stabile, e riconosciuto. A Mogadiscio si stanno riaprendo le ambasciate. Il paese cerca una rinascita in tutti i settori. Questa energia positiva ha innescato nei somali che vivono all’estero la voglia di ritornare in patria e di portare il loro know-how acquisito in questi lunghi anni di forzato esilio.



Ci può raccontare quali sono state le difficoltà durante il suo inserimento nella società italiana?

Io sono arrivata in Italia nei primi anni settanta già come cittadina italiana. Avendo frequentato le scuole italiane, ed essendo bilingue sin da bambina, non ho avuto barriere a livello linguistico. Venendo però da una città multiculturale, mi sono dovuta adattare ad una città provinciale italiana che prima di allora non aveva avuto contatti con persone di provenienza africana. Ho subìto sguardi di gente curiosa, che mi rivolgeva domande imbarazzanti. Non è bello sentirsi osservata come un fenomeno di baraccone.



Qual è il suo rapporto con l'Italia e con gli italiani, oggi?

L’Italia è il mio paese, ho vissuto i cambiamenti politici e sociali degli ultimi quaranta anni. I miei genitori sono sepolti qui. I miei figli e nipoti sono nati in questa terra . Mi sento inserita, vivo e partecipo i problemi che tutti i cittadini affrontano. Il mio rapporto con l’Italia di oggi è quello che vivono un po’ tutti. Anche se vivo all’estero, grazie alla tv satellitare e le varie risorse che la tecnologia ci offre, sono quotidianamente in contatto con la realtà italiana. Sono estremamente delusa da una classe politica che ha portato il paese allo sfascio, nonostante gli enormi sacrifici imposti alle famiglie italiane, nonostante le continue vessazioni subite dai piccoli imprenditori che sono la linfa vitale dell’economia italiana e malgrado il lavoro umile degli immigrati che con i loro sacrifici tengono a galla numerosi settori e contribuiscono fattivamente alla formazione del Pil. Vorrei finalmente al governo delle persone veramente capaci, in sintonia con il popolo e che avessero come priorità il benessere dell’Italia. In altre parole io, tutti noi vogliamo assistere ad un cambiamento positivo nella gestione della cosa pubblica.
Come italiana di origine somala, sono delusa del fatto che il governo italiano ha fatto troppo poco per accogliere i rifugiati somali. Come persona migrante sono indignata che
gli immigrati vengano penalizzati da leggi che non tutelano la loro dignità di persona o di cittadini.
Il mio rapporto vis-à-vis con gli italiani è di vecchia data, gli ho avuti come compagni dai tempi dell’asilo. “Ragazzi” con cui sono a contatto ancora oggi. Tra gli italiani ho amici, conoscenti e persone che stimo moltissimo. Conosco e scambio quattro chiacchiere con le persone che abitano nel mio quartiere. Ho un rapporto di confidenza con i miei vicini, ci beviamo un tè insieme. Io non mi creo barriere mentali.



Secondo lei, gli italiani hanno cambiato mentalità o permangono pregiudizi consolidati nei confronti degli stranieri?

Non mi piace generalizzare. Sparsi come formiche, per tutto il territorio italiano c’e il lavoro di migliaia di persone che ogni giorno si danno da fare per costruire una società sana e priva di pregiudizi.
Purtroppo sui media vanno a finire soltanto gli episodi di intolleranza e razzismo più eclatanti, ma riportati in una prospettiva che invece di condannarli senza possibilità di appello innescano piuttosto sterili polemiche che si trascinano inutilmente per settimane. Ci sono i politici che usano questo tipo di propaganda per fini elettorali. Di conseguenza l’uomo comune si lascia trascinare in questo vortice che non fa altro che alzare il livello di scontro e aumentare le paure per “l’altro”. Quello che secondo me deve cambiare nella nostra società è di dare spazio alla meritocrazia. Leggi che tutelano gli immigrati facendoli sentire anche politicamente parte del territorio in cui vivono. Non ghettizzarli. Riconoscere come cittadini italiani i ragazzi nati e cresciuti nel nostro paese, che in effetti sono italiani.
Che senso ha dire ad un giovane di pelle scura, nato e cresciuto in Italia di tornare al suo paese?
Solo quando una società dà pari opportunità ai propri cittadini allora cambia il modo di pensare, il modo di percepire l’altro.
Non si può credere di avere dei privilegi solo perché si è bianchi.
Non scordiamoci che la ricchezza dell’ Europa è costruita dallo sfruttamento di risorse primarie che provengono da paesi etichettati “poveri”.

venerdì 25 ottobre 2013

La libraia di Marrakech: la lettura come strumento di libertà




Jamila Hassoune: un’infanzia trascorsa tra le mura di casa, immersa tra i libri e poi l’idea della Carovana itinerante per portare libri e autori in giro per i villaggi. Un inserto fotografico documenta ampiamente le giornate della carovana, fitte di incontri con i giovani e con le comunità locali. La voce di Jamila commenta le vicende del suo Paese, il Marocco: il ruolo delle donne, la riforma del codice di famiglia, gli esiti degli «anni di piombo», l’islamismo, la condizione dei giovani, l’analfabetismo, fino ad arrivare alle piazze delle rivoluzioni.


Abbiamo rivolto alcune domande a Jamila Hassoune e pubblichiamo l'intervista anche in inglese per attenerci fedelmente alle sue risposte (Traduzione italiana a cura di EsseBi). Ringraziamo molto l'autrice e la traduttrice.

Could you tell us the path that led you to become "The librarian of Marrakech"? Ci può parlare del percorso che l’ha portata a diventare La libraia di Marrakech? 

The librarian or better bookseller of Marrakech was a dream like a reader to do something with books and like this journalist said when I explained what I can with books she said am intime dating books for me. I can only breath though books, I can understand more and analyse only through them; of course when my father was running a bookstore working for somebody was imagining that is the work I can do, but for me it's not only selling books I want people to read and to be informed when the city doesn't answer to my attempt, I went to the rural and in Marrakech I am the first woman bookseller opened the spaces for debat with books everywhere, seminars in cafés, in hotels, at the bookstore for many years I built first this bridge between rural and city and I created rural book projetcs and start the book caravan till today and only rest a traveller bookseller I respond to demand and organize meetings between peoples discussing different subjects debating. 


La libraia, o meglio, la venditrice di libri di Marrakech è stato un sogno, come per un lettore fare qualcosa con i libri o come ha detto quella giornalista che, quando ho spiegato cosa sono per me i libri ha detto che io ho un rapporto speciale con loro. Io respiro solo attraverso i libri, comprendo meglio e analizzo attraverso i libri. Certamente, quando mio padre gestiva un negozio di libri per conto di altri, io potevo già immaginare come sarebbe stato il mio lavoro, ma per me non è solo una questione di vendere i libri; voglio che le persone leggano e siano informate. Quando la città non risponde alle mie sollecitazioni, mi rivolgo alla campagna e a Marrakech sono stata la prima libraia donna ad aver creato spazi per discussioni e dibattiti attraverso i libri dovunque, nei caffè, negli alberghi, in libreria. Sono stata la prima a costruire un ponte ideale tra le campagne e la città e a creare progetti di libri per le campagne e ad iniziare la carovana dei libri, tuttora esistente; e sono una venditrice di libri itinerante, che soddisfa la domanda ed organizza incontri e dibattiti su molteplici argomenti.

 How important is spreading the culture in disadvantaged areas, in particular in rural areas? Quant’ è importante diffondere la cultura nelle aree disagiate, in particolare nelle zone rurali? 

My choose was rural area because there was need and still have needs there they don’t have a lot of things so they are virgin to work with them so for books and culture they love and they are curious and if they represent 50 percent of Morocco and this is the future those people are very open and with my work very open and important to built bridge with them between city and rural but to go to see them there and work with them. 

Ho scelto di rivolgermi alle popolazioni rurali, in quanto là c’era e ancora c’è il bisogno vero. Queste popolazioni sono povere e vergini nei confronti della cultura. Lavorare con loro, per i libri e per la cultura che amano e nei confronti della quale provano curiosità, pensando che rappresentano il 50% della popolazione del Marocco, vuol dire lavorare per costruire un ponte ideale tra le campagne e la città. 

A book can also be a weapon of power? And how important is education for women in Morocco and in other arab countries? Un libro può anche essere considerato uno strumento, un’arma di potere? Quanto importante è l’istruzione delle donne in Marocco e in altri Paesi arabi? 

A book and education on general are power , to be informed to have ideas to have knowledge could open for you many paths, you can analyse , you can critisize things and compare you can discuss also with different people could be the road for good citizenship, a woman is half of society like we say, children and young people on arabic world spend more time with their mothers who could transfer knowledge, information and education how we can have citizen to run a country if the mothers couldn’t participate really on that women educated knows very well their rights and could defend themselves they could have access to a good job to share the material responsibility with men and also to help for high education for children.

 I libri e l’istruzione in generale sono strumenti di potere, forniscono informazioni, idee, conoscenza, possono aprire molte strade. Sono strumenti di analisi, di critica, di paragone, tramite i quali si può instaurare un dialogo con gente diversa. Possono aiutare a diventare buoni cittadini. Le donne rappresentano il 50% della società, bambini e giovani, nel mondo arabo, ora trascorrono più tempo con le loro madri, che trasferiscono loro cultura, conoscenza, informazioni e istruzione. Come possiamo pensare di avere cittadini che governano un Paese, se le madri non hanno gli strumenti per partecipare alla vita sociale. Le donne istruite conoscono molto bene i loro diritti e possono difendersi. Possono ottenere un buon lavoro, assumersi le responsabilità e condividerle con gli uomini, nonché contribuire all’istruzione dei figli. 

 Could you mention the new family-code, introduced in Morocco in 2004, and comment on it ? Ci può parlare del nuovo codice di comportamento della famiglia, introdotto in Marocco nel 2004, e commentarlo? 

A good success and realization was the code of the new family comes like revolution to change but also it initiates debat and discussion between who are not with or who trust on it the battle was to go on the field and explain to the people what is this now with the new constitution is another revolution, another success, because it appuys this innovation the code comes for the family and the men and women and the children and for women there are many good things a big work starts many years ago by men and women and finally was established law an texts are here now we have to change mentality to accept and to practice that that is why culture and education are very important and my work is necessary here. 

La realizzazione del nuovo codice di comportamento della famiglia è stato un grande successo, una specie di rivoluzione, tramite il quale sono anche iniziati dibattiti e discussioni tra favorevoli e contrari. È stato necessario scendere in campo e spiegare alla gente che, con questo nuovo codice, è iniziata un’altra rivoluzione, che porterà altri successi, perché esso appoggia il rinnovamento. Il codice è a favore della famiglia, di uomini e donne, dei figli. E per le donne prevede molte cose positive. È stato fatto un gran lavoro, intrapreso molti anni fa da uomini e donne e che finalmente ora è divenuto legge, il cui testo è ora qui, davanti a noi. Adesso, dobbiamo cambiare la mentalità delle persone. Ecco perché cultura ed istruzione sono importanti, ed ecco perché il mio lavoro è così necessario qui.