venerdì 12 aprile 2013

La professoressa e l'alunna ebrea


Non bisogna generalizzare, l'Italia (forse) non è un Paese razzista, ma alcuni episodi seminano il dubbio e lasciano l'amaro in bocca.
Nei giorni scorsi è accaduto che una professoressa – insegnante di matematica presso il liceo romano “Caravillani – abbia ripreso una sua allieva perchè distratta, a causa di un mal di testa. Il malessere può anche essere una scusa della ragazza per giustificarsi, come spesso accade durante le ore di lezione, ma la frase con cui l'insegnante l'ha riportata all'ordine è stata davvero inquietante. La docente si è rivolta, infatti, all'alunna dicendo: “ Se fossi stata ad Auschwitz saresti stata attenta”, parole gravi soprattutto perchè rivolte ad una persona di religione ebraica.
I compagni della ragazzina prima sono rimasti stupefatti, poi hanno deciso di prenderne le difese e, alcuni di loro, hanno minacciato di disertare le lezioni.
La professoressa ha cercato di spiegare il suo comportamento affermando: “Non sono antisemita, ma nella scuola italiana non c'è più la disciplina di una volta. Ho detto quella frase per indicare un posto organizzato, dove regna l'ordine”.
E' intervenuta anche la Comunità ebraica di Roma che ha tentato di fare incontrare le parti, ma con scarsi risultati perchè i toni sono rimasti alti e la questione rischia di finire in tribunale. Il Presidente della Comunità, Riccardo Pacifici, facendo riferimento al comportamento tenuto dagli studenti, ha affermato che “ la cultura di questi ragazzi, che sconfigge l'indifferenza, credo che meriti di essere premiata, come accade ogni 27 gennaio al Quirinale. Come Comunità ebraica ci faremo promotori di segnalare questo splendido episodio di altruismo alla Presidenza della Repubblica”.
La docente ha, invece, deciso di mettersi in malattia, in attesa della pensione. Un modo poco edificante di terminare il proprio percorso professionale, ancor di più se si considera che si sta parlando dell'ambito culturale ed educativo.