Dapprima
150 profughi e rifugiati, tra cui molte donne con figli e minori non
accompagnati. Poi sono diventati 400 e aumenteranno. Si tratta delle
persone che – con la fine del piano “Emergenza Nord Africa, di
cui abbiamo parlato in un precedente articolo, finanziato dal
Ministero dell'Interno e arrivato allo scorso dicembre con la fine
dei fondi e la chiusura dei centri di accoglienza – si sono
ritrovate in mezzo a una strada, con soli 500 euro per rimpatriare
oppure rimanere in Italia, senza lavoro, senza assistenza, senza
dimora.
Molti di
questi richiedenti asilo hanno, allora, cercato rifugio nei locali
dell'ex Villaggio Olimpico di Torino: si tratta di tre palazzine
rimaste invendute dopo le Olimpiadi del 2006.
La
percentuale dei profughi e dei migranti che hanno occupato questi
spazi è bassa rispetto alle mille e cinquecento persone che sono
arrivate in Piemonte, dal 2011 ad oggi, in seguito soprattutto alla
crisi in Libia e che sono in attesa di una risposta alla loro domanda
di asilo politico. Con la fine del piano predisposto dal Ministero,
ora la competenza degli interventi appartiene, non più alla
Protezione civile, ma alle prefetture e alle amministrazioni locali.
Il questore del capoluogo piemontese, Antonino Cufalo, ha dichiarato
che: “ E' una questione che non si risolve in termini di ordine
pubblico, ma è una situazione complessa, oggetto di approfondimento
ed è in via prioritaria una questione umanitaria”. E l'assessore
alle Politiche sociali, Elide Tisi, ha aggiunto: “ Alcune strutture
hanno gestito bene l'accoglienza, altre meno: non è stato fatto
alcun controllo” e ha promesso che la sua attenzione sarà rivolta
a tutti, ma in particolare alle persone più vulnerabili: donne,
bambini, anziani, famiglie e persone con problemi psichici o fisici.
Nessuno,
per adesso, ha chiesto lo sgombero delle palazzine: né la proprietà,
né la prefettura, né la città.
I
profughi chiedono, innanzitutto, la regolarizzazione della loro
posizione, la residenza e la possibilità di avere una casa. E,
mentre i politici cercano soluzioni, la società civile dà un
segnale positivo. Molti cittadini, infatti, hanno portato aiuti:
borse con indumenti, materassi, cibo e due televisori.
Il
prossimo 19 aprile, infine, il Movimento rifugiati e profughi ha
organizzato, sempre a Torino, un'assemblea per continuare ad
esprimere solidarietà ai migranti e per attirare l'attenzione sui
problemi dell'accoglienza di chi è costretto a lasciare il proprio
Paese a causa di guerre e di violenze.