martedì 2 aprile 2013

Una proposta in più per combattere il caporalato


Nel mese di luglio 2012 la Direttiva europea che dichiara guerra al caporalato è diventata legge. Con questo procedimento si vuole colpire il sistema organizzato di sfruttamento e di illegalità che lede la dignità di moltissimi lavoratori stranieri (e, in alcuni casi, anche italiani).
Il processo che ha portato all'approvazione della nuova norma risale a due anni fa quando - grazie alla ribellione di un gruppo di migranti nella cittadina di Rosarno, in Calabria - si arrivò all'arresto di una trentina di caporali e il problema emerse tra le notizie di cronaca e di politica.
Il decreto - presentato prima in Parlamento europeo e poi accettato dal Consiglio dei ministri italiano - prevede un inasprimento delle pene (che attualmente sono: arresto da tre mesi a anno, multa di 5.000 euro a lavoratore, sanzioni amministrative per l'imprenditore e espulsione per il lavoratore), ma riporta un'aggiunta significativa: la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno semestrale per gli immigrati che denunceranno i datori di lavoro nero. La norma riguarda, in particolare, gli assistenti agli anziani, le colf, gli operai, i muratori e i braccianti agricoli.
In questi giorni, a questo proposito, l'assessore comunale all'integrazione di Prato, Giorgio Silli, ha deciso di far affiggere, per le strade della città, un manifesto con una chiaro appello alla denuncia e utile per rompere il muro dell'omertà: “Le leggi italiane ti permettono di avere un permesso di soggiorno protetto se denunci lo sfruttamento”, questo il testo dei cartelli affissi.
L'idea è nata dopo che un cittadino cinese - gravemente infortunato durante il lavoro e abbandonato dal datore di lavoro - si era rivolto all'ufficio del Servizio Immigrazione del comune toscano per chiedere protezione. Un secondo cittadino, suo connazionale, si è fatto avanti, sostenendo di lavorare per 1 euro all'ora per turni di dodici ore, ovviamente senza alcuna garanzia. I manifesti verranno tradotti in diverse lingue e le denunce dovranno essere fatte in Questura.
Un'iniziativa che, forse, potrà realizzare il sogno di Jerry Essan Masslo: “Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un'accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi”, come si legge nella quarta di copertina del saggio intitolat Le Rosarno d'Italia. Storie di ordinaria ingiustizia, di Stefania Ragusa, edizioni Vallecchi.