lunedì 8 aprile 2013

Le ispezioni di Vladimir Putin

Amnesty International, Memorial, Fondazione verdetto pubblico, Agenzia per l'informazione sociale, Movimento per i diritti mani: queste sono solo alcune delle 30 sedi di Ong che, in 15 giorni, sono state perquisite a Mosca. Ma in tutta la Russia sono stati sguinzagliati magistrati, rappresentanti ministeriali e ispettori della Finanza per verificare il rispetto delle nuove norme sulle Organizzazioni non governative (Ong) entrate in vigore nel maggio del 2012.
Vladimir Putin - tornato Presidente della grande area europea - ha, infatti, immediatamente adottato una serie di leggi che comportano gravi limitazioni e controlli rivolti alle Ong. Tra queste imposizioni, per citarne solo alcune: limiti alle riunioni pubbliche, introduzione del reato penale di “diffamazione”, ampliamento del concetto di “tradimento”.
Le stesse parole di Putin suggeriscono il vero intento del suo operato: “ Abbiamo una serie di regole e di leggi per le Ong in Russia che riguardano anche i finanziamenti dall'estero...Ogni interferenza, diretta o indiretta, ogni forma di pressione sulla Russia, sui nostri alleati e sui nostri patner sarà inammissibile”. Chiaro, dunque, che il reato di “tradimento” si riferisca all'appartenenza a organismi internazionali di sensibilizzazione, ma soprattutto, alla volontà di colpire le associazioni che criticano il governo e ne denunciano l'operato.
Le ispezioni sono, infatti, sistematiche e avvengono senza preavviso: vengono esaminati i bilanci e altri elementi contabili e poi le stesse organizzazioni vengono screditate agli occhi dell'opinione pubblica. Ma tutto questo non è sufficiente. A dicembre Putin ha firmato un'ennesima normativa, quella “sugli agenti stranieri” che prevede la sospensione delle attività per quelle organizzazioni non governative ( e il sequestro dei loro beni) qualora fosse accertato il loro coinvolgimento in attività considerate “politiche”, o qualora ricevessero finanziamenti da cittadini o da altre organizzazioni statunitensi oppure siano dirette da cittadini russi, ma che hanno anche il passaporto statunitense.
Non è cambiato nulla da quando la giornalista Anna Politkovskaja - assassinata , nel 2006, nell'ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando – scriveva: “ Bisogna essere disposti a sopportare molto, anche in termini di difficoltà economica, per amore della libertà”.