Amnesty
International, Memorial, Fondazione verdetto pubblico, Agenzia per
l'informazione sociale, Movimento per i diritti mani: queste sono
solo alcune delle 30 sedi di Ong che, in 15 giorni, sono state
perquisite a Mosca. Ma in tutta la Russia sono stati sguinzagliati
magistrati, rappresentanti ministeriali e ispettori della Finanza per
verificare il rispetto delle nuove norme sulle Organizzazioni non
governative (Ong) entrate in vigore nel maggio del 2012.
Vladimir
Putin - tornato Presidente della grande area europea - ha, infatti,
immediatamente adottato una serie di leggi che comportano gravi
limitazioni e controlli rivolti alle Ong. Tra queste imposizioni, per
citarne solo alcune: limiti alle riunioni pubbliche, introduzione del
reato penale di “diffamazione”, ampliamento del concetto di
“tradimento”.
Le
stesse parole di Putin suggeriscono il vero intento del suo operato:
“ Abbiamo una serie di regole e di leggi per le Ong in Russia che
riguardano anche i finanziamenti dall'estero...Ogni interferenza,
diretta o indiretta, ogni forma di pressione sulla Russia, sui nostri
alleati e sui nostri patner sarà inammissibile”. Chiaro, dunque,
che il reato di “tradimento” si riferisca all'appartenenza a
organismi internazionali di sensibilizzazione, ma soprattutto, alla
volontà di colpire le associazioni che criticano il governo e ne
denunciano l'operato.
Le
ispezioni sono, infatti, sistematiche e avvengono senza preavviso:
vengono esaminati i bilanci e altri elementi contabili e poi le
stesse organizzazioni vengono screditate agli occhi dell'opinione
pubblica. Ma tutto questo non è sufficiente. A dicembre Putin ha
firmato un'ennesima normativa, quella “sugli agenti stranieri”
che prevede la sospensione delle attività per quelle organizzazioni
non governative ( e il sequestro dei loro beni) qualora fosse
accertato il loro coinvolgimento in attività considerate
“politiche”, o qualora ricevessero finanziamenti da cittadini o
da altre organizzazioni statunitensi oppure siano dirette da
cittadini russi, ma che hanno anche il passaporto statunitense.
Non è
cambiato nulla da quando la giornalista Anna Politkovskaja -
assassinata , nel 2006, nell'ascensore del suo palazzo, mentre stava
rincasando – scriveva: “ Bisogna essere disposti a sopportare
molto, anche in termini di difficoltà economica, per amore della
libertà”.