mercoledì 3 aprile 2013

Se i genitori non pagano, lo fanno i figli


Nella “ricca” regione Lombardia ci sono i furbi e ci sono anche i poveri. E tutti vengono puniti allo stesso modo.
Andrea Sala, sindaco di Vigevano (provincia di Pavia), nei giorni scorsi, ha emesso una disposizione per cui i bambini - i cui genitori non pagano la retta per la mensa scolastica - non possono pranzare insieme ai compagni. 
Sala ha espresso i motivi della sua decisione con un linguaggio piuttosto eloquente: “ Spezzeremo le gambe ai professionisti dell'insoluto”; “Abbiamo i piranha in giro, li stiamo già stanando”; oppure “ L'andamento dei pagamenti delle mense è migliorato da quando abbiamo cominciato a usare il pugno di ferro”. E l'obiettivo principale di un impegno così vigoroso sarebbe quello di debellare i “furbetti”, quelle famiglie che, pur appartenendo a fasce di reddito alte, non pagano la refezione dei propri figli.
Il risultato reale, invece, è che, ad essere colpiti, sono proprio quei bambini che appartengono a nuclei familiari disagiati i quali vengono ammoniti con una nota sul diario, parcheggiati in aule separate rispetto agli altri compagni di classe e costretti a consumare soltanto un panino. Interrogato sulla questione, il sindaco ha risposto che i parenti degli alunni - se non accettano queste nuove regolano - sono liberi di andarli a prendere e di riportarli a casa.
Inutile sottolineare quali possano essere le conseguenze di questa situazione, a livello educativo e psicologico: molti ragazzini hanno dichiarato di provare vergogna per se stessi e per i propri genitori e si sono sentiti discriminati. Il discorso, infatti, vale sia per quelli che provengono da famiglie povere sia per quelli che appartengono a famiglie più benestanti: bisogna considerare, prima di tutto, il motivo della eventuale morosità e, in ogni caso, la responsabilità non è mai dei bambini. Perchè ogni bambino, secondo quanto è sancito dalla Dichiarazione dei Diritti del fanciullo: “ ...Deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità. Nell'adozione delle leggi rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del fanciullo”.