Nella
“ricca” regione Lombardia ci sono i furbi e ci sono anche i
poveri. E tutti vengono puniti allo stesso modo.
Andrea
Sala, sindaco di Vigevano (provincia di Pavia), nei giorni scorsi, ha
emesso una disposizione per cui i bambini - i cui genitori non pagano
la retta per la mensa scolastica - non possono pranzare insieme ai
compagni.
Sala ha
espresso i motivi della sua decisione con un linguaggio piuttosto
eloquente: “ Spezzeremo le gambe ai professionisti dell'insoluto”;
“Abbiamo i piranha in giro, li stiamo già stanando”; oppure “
L'andamento dei pagamenti delle mense è migliorato da quando abbiamo
cominciato a usare il pugno di ferro”. E l'obiettivo principale di
un impegno così vigoroso sarebbe quello di debellare i “furbetti”,
quelle famiglie che, pur appartenendo a fasce di reddito alte, non
pagano la refezione dei propri figli.
Il
risultato reale, invece, è che, ad essere colpiti, sono proprio quei
bambini che appartengono a nuclei familiari disagiati i quali vengono
ammoniti con una nota sul diario, parcheggiati in aule separate
rispetto agli altri compagni di classe e costretti a consumare
soltanto un panino. Interrogato sulla questione, il sindaco ha
risposto che i parenti degli alunni - se non accettano queste nuove
regolano - sono liberi di andarli a prendere e di riportarli a casa.
Inutile
sottolineare quali possano essere le conseguenze di questa
situazione, a livello educativo e psicologico: molti ragazzini hanno
dichiarato di provare vergogna per se stessi e per i propri genitori
e si sono sentiti discriminati. Il discorso, infatti, vale sia per
quelli che provengono da famiglie povere sia per quelli che
appartengono a famiglie più benestanti: bisogna considerare, prima
di tutto, il motivo della eventuale morosità e, in ogni caso, la
responsabilità non è mai dei bambini. Perchè ogni bambino, secondo
quanto è sancito dalla Dichiarazione
dei Diritti del fanciullo:
“ ...Deve beneficiare di una speciale protezione e godere di
possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri
provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e
normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale
in condizioni di libertà e di dignità. Nell'adozione delle leggi
rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del
fanciullo”.