giovedì 2 luglio 2015

La Grecia, l'Europa e noi: intervista a Margherita Dean, giornalista greca





L'Associazione per i Diritti Umani ha posto alcune domande alla giornalista Margherita Dean, che vive e lavora ad Atene, per capire con lei cosa sta accadendo in Grecia, dopo le lezioni di Alexis Tsipras, e quale può essere l'apporto del nuovo governo per l'Europa e, quindi, anche per l'Italia.

Ringraziamo moltissimo Margherita Dean per la sua disponibilità.





La Grecia ha attraversato una delle crisi più gravi degli ultimi tempi: quali sono le conseguenze per la popolazione?

Le conseguenze sono state: l'impoverimento, con tagli agli stipendi e alle pensioni, che sono arrivati fino al 40% sia nel settore privato sia in quello pubblico. Al momento lo stipendio minimo garantito, nel privato, è di 560 euro e il nuovo governo vorrebbe portarlo a 760 euro; inoltre, ci sono stati la deregulation dei contratti di lavoro e l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni e questo ha comportato l'allargamento della forbice tra ricchi e poveri. Nella sola Atene i nuovi “senza casa” sono 30mila e gli altri hanno dovuto mettere mano ai loro risparmi; è aumentata molto anche la pressione fiscale e l'ultimo caso è stato quello della tassa sulla prima casa (ENFIA) che ha considerato i valori catastali dell'immobile quando, invece, quei valori non hanno più alcun contatto con la realtà perchè, in alcuni casi, sono molto più alti rispetto al valore reale. C'è stato, quindi, un ribaltamento totale rispetto alla situazione pre-crisi.

La disoccupazione ha toccato il 27% e ora tenderebbe a stabilizzrasi sul 26% con gli under 256 che sono disoccupati in una percentuale di 65 su 100, senza contare i 300mila laureati che sono andati via dalla Grecia, in cerca di fortuna all'estero.




Ma c'è stata davvero una piccola ripresa?




E' una ripresa sulla carta, dovuta ai meccanismi di scrittura del bilancio. La ripresa si è vista nel settore turistico, ma se ci sono quei tassi di disoccupazione di cui abbiamo parlato prima, è improbabile parlare di ripresa. Non bisogna dimenticare poi che, stando agli accordi precedenti a quello dello scorso 20 febbraio 2015 con la Troika, la Grecia avrebbe dovuto presentare un avanzo primario determinato che strozza tutto il resto.
In Grecia, inoltre, non c'era una base produttiva solida di partenza: è sempre stata un'economia fatiscente, un po' di servizio, e questa è una distorsione come lo è anche quella dei cartelli che sembrerebbe che il nuovo governo voglia mettere al palo.


In che modo Tsipras può far cambiare direzione alla Grecia e all'Europa?


Il nuovo governo sta andando una bozza di riforme strutturali, basate sulla lotta all'evasione fiscale e alla corruzione (che a un'impresa costa il 12%), sulla lotta ai cartelli e al contrabbando, soprattutto di carbuti. Un'altra misura sarebbe quella di rendere funzionale l'apparato pubblico e amministrativo. Infine, ma non meno importante, c'è da ricostruire lo Stato sociale, ma sarà difficile farlo senza i creditori. Gli intenti ci sono: per esempio, è nato il Ministero della Ricostruzione Produttiva, con cui il governo vorrebbe ripensare tutto il modello produttivo greco.

Per quanto riguarda l'Europa: la Grecia, all'inzio, era veramente sola. Negli ultimi tempi c'è stata una timida apertura da parte, ad esempio, di Francia e Italia, ma nessuno ha veramente ancora fiducia nel governo greco.

Secondo me bisogna sperare nella Commissione europea perchè Juncker, conservatore e profondamemte europeista, ha ammesso l'errore nella gestione della crisi greca. Ha, infatti, affermato: “Abbiamo lasciato fare la Troika” che è un organismo non istituzionale che, però, ha fatto politica, attuando imposizioni alla Grecia, senza un controllo. C'è anche una bella immagine che vorrei ricordare: la prima volta che Tsipras ha incontrato Juncker a Bruxelles, Juncker lo ha preso per mano...

Probabilmente tutti si stanno rendendo conto che se non si tratta con Tsipras, si finirà per trattare con Marine Le Pen.



Quali sono i motivi dell'alleanza con gli indipendenti greci e l'apertura verso Anel?
 

I greci erano già preparati a questo: in campagna pre-elettorale gli indipendenti hanno fatto addirittura uno spot pubblicitario con un trenino in cui il conducente era il piccolo Alexis, ma il capo degli Anel sarebbe stato quello che lo avrebbe supportato.

Anel è un partito di destra, ultranazionalista, ma il punto di contatto è la retorica, l'ideologia contro l'austerità (e lì si possono incontrare tutti).

A sinistra, Tsipras non trova nessuno perchè il Partito comunista ha commentato la riunione con l'eurogruppo allo stesso modo di Alba dorata, quindi c'è una chiusura totale.

In questa situazione il capo degli indipendenti ha ottenuto il Ministero della Difesa che è un ministero abbastanza isolato: è vero che c'è anche la Nato, ma il Ministro degli Esteri è appena stato in Russia e in Cina. Questo dimostra che la Grecia si sta muovendo e non dialoga solo con il resto dell'Europa. La posizione geopolitica della Grecia è importante (vedi Libia, Ucraina...) e questo dovrebbe far riflettere.