Non sono
confortanti, purtroppo, i dati raccolti dal Gruppo CRC (Gruppo
di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e
dell’Adolescenza) e diffusi nell'ultimo rapporto di monitoraggio: 1
bambino su 7, in Italia, vive in condizioni di povertà assoluta; 1
su 100 è vittima di maltrattamenti; 1 su 20 assiste a violenza
domestica quasi quotidianamente; solo il 13,5% dei bambini sotto i
tre anni è iscritto all'asilo nido; molti, troppi, non possono
accedere ai servizi sanitari ed educativi. E la situazione peggiora
nelle regioni del Sud: Puglia, Sicilia e Calabria sono il fanalino di
coda nella tutela dei diritti dei più piccoli.
Il
raporto del CRC è giunto, quest'anno, alla sua ottava edizione ed è
stato presentato, nei giorni scorsi, presso il Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali, alla presenza di Giuliano Poletti: “Ci
sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne
conpromettono lo sviluppo fisico, mentale, scolastico e relazionale”
, afferma Arianna Saulini coordinatrice del gruppo CRC e membro di
Save
the children,
“Tra questi eventi, indicati come fattori di rischio, figurano
condizioni sfavorevoli durante la gravidanza, cure genitoriali
inadeguate, violenza domestica ed esclusione sociale. Per questo
chiediamo che il prossimo Piano Nazionale Infanzia dedichi speciale
attenzione ai primi anni del bambino, che vengano realizzate
politiche adeguate per superare il divario territoriale nell'offerta
educativa e di costruire un qualificato sistema integrato per
l'infanzia e l'adolescenza, impegnando adeguati e stabili
investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di
monitoraggio della spesa”.
Il
Piano nazionale dovrebbe occuparsi urgentemente della lotta alla
povertà e dovrebbe occuparsi, in particolare, delle famiglie con
figli minorenni: si registra, infatti, un divario tra i dati forniti
dal Ministero riguardo i minori privi di un nucleo familiare e i dati
del Dipartimento per la Giustizia minorile: incongruenze sui numeri,
ma anche confusione e superficilità per quanto riguarda i motivi e
le cause sugli affidi, sull'allontamento dalle famiglie, sulle
comunità accoglienti e sui tempi di permanenza. Stessi problemi che
si riscontrano a proposito dei minori stranieri non accompagnati
(MSNA): nel 2014 sono sbarcati sulle coste italiane 26.122 minori e
circa la metà di loro è risultata essere non accompagnata. Sono
ragazzini tra i 15 e 17 anni, provenienti da Eritrea, Somalia, Egitto
e Siria. Oltre 500, alla data di stesura del rapporto, sono ancora
“parcheggaiti” nelle strutture di prima accoglienza, in attesa di
una collocazione più stabile in comunità.