venerdì 17 luglio 2015

L'Isis decapita anche le donne



Per la prima volta dall'autoproclamazione del Califfato, l'Isis ha decapitato due donne.

La notizia risale alla fine del mese scorso ed è stata riportata da alcuni portali on-line e dall'Osservatorio per i Diritti Umani di Londra.

Le due donne (e i loro coniugi) provenivano dalla provincia di Deir Ezzor e da al Maydin in Siria del Nord e il fatto ancora più sconcertante è che siano state condannate a morte con l'accusa di “STREGONERIA e atti di magia a uso medico”, secondo le dichiarazioni degli jihadisti.

Francesca Maria Corrao, docente di Studi Mediterranei all'università Luiss “Guido Carli” di Roma ha così commentato l'accaduto: “Siamo di fronte all'ennesima dimostrazione di ignoranza da parte dei miliziani dello Stato Islamico. Non esiste nella storia dell'Islam, a differenza di quella cristiana, la caccia alle streghe. Non è mai esistito il reato di stregoneria. I terroristi, molti dei quali hanno studiato o vissuto in Occidente e hanno una scarsa conoscenza religiosa e giuridica, sanno però che in noi questo termine rievoca anni di paura e persecuzioni. Aumentando la carica emotiva con la decapitazione, lo usano così in maniera strumentale per terrorizzarci”. La Prof.ssa Bruna Graziosi, sempre della Luiss e docente di Istituzioni e Storia dei Paesi islamici aggiunge: “ Molte azioni di Isis sono spesso non giustificate dalla religione o dalla giurisprudenza islamica, ma la decapitazione delle donne viene evitata anche da molti altri gruppi radicali. Ricordo, ad esempio, il caso di una principessa saudita accusata di adulterio: mentre l'amante venne decapitato, la donna fu lapidata. Anche in casi estremi come questo, il taglio della testa della donna è stato evitato”.

Un altro episodio, questo, che conferma l'escalation di violenza e di atrocità messo in atto dai membri dell'Isis per aumentare il livello di allerta in Occidente, per seminare la sensazione di insicurezza e per instillare, sempre più, la paura. Ma non dobbiamo cedere a questo meccanismo, non dobbiamo riprodurre la rappresentazione del Male; bisogna rispondere con lucidità e, prima di tutto, capire fino in fondo cosa sta accadendo.