La
storia che state per leggere è una storia vera e proviene dai
territori nei quali oggi Boko Haram, con le sue azioni, sparge il
terrore. È la storia di una donna, Safiya Hussaini, che nei primi
anni Duemila fu condannata alla lapidazione per adulterio. Una
condanna che era la normale conseguenza dell’applicazione rigida
della legge coranica che, negli Stati del Nord della Nigeria, era
stata adottata per la prima volta pochi mesi prima, sebbene la
popolazione di queste regioni sia storicamente islamica.
(Dall'introduzione)
La
storia di Safiya è stata raccolta dal giornalista Raffaele Masto,
dieci anni fa, ma è ancora di grande attualità.
L'Associazione
per i Diritti Umani ha rivolto alcune domande a Raffaele Masto e lo
ringrazia per la sua disponibilità.
Qual è
il contesto in cui questa storia affonda le sue radici?
Il
contesto è la Nigeria dei primi anni 2000 dove era stata promulgata,
negli Stati del Nord, la legge coranica - a dispetto degli Stati del
Sud che non la volevano - e, dunque, un'aplicazione rigida della
legge stessa faceva sì che una donna come Safiya venisse considerata
adultera e condannata alla lapidazione: Safiya ha avuto un figlio
fuori dal matrimonio, nel senso che il marito l'aveva ripudiata sei
mesi prima.
Sono
andato a trovarla, in un viaggio avventuroso in cui ho attraversato
tutta la Nigeria, e mi sono fatto raccontare la sua storia.
E' una
storia di dieci anni fa, ma perchè è ancora attuale?
Perchè
quelli sono i territori in cui, proprio in quegli anni, è nata Boko
Haram che era molto diversa da oggi, ma quello è l'humus che ha
consentito la nascita e la crescita di una setta surreale come quella
di Boko Haram.
Boko
Haram oggi è una delle formazioni jihadiste più crudeli e feroci
che ci siano in circolazione e l'attualità risiede proprio qui.
Nel
libro c'è un capitolo intitolato “Il mondo deve sapere”: cosa
deve sapere? Cosa può fare l'Occidente?
Il
nostro mondo non finisce nei territori dove possiamo andare, dove
facciamo le vacanze, ma è molto più ampio e ci sono anche realtà -
come quella della Nigeria del Nord - che, appunto, produce queste
aberrazioni. Il mondo deve sapere che una donna come Safiya può
finire in un meccanismo enormemente più grande di lei, che la
stritola e la utilizza per propaganda, per politica. Il mondo deve
sapere queste cose perchè solo apparentemente sono lontane da noi:
in realtà ci sono vicinissime e spesso noi, con le nsotre relazioni
con il mondo più lontano, siamo in qualche modo responsabili di
lasciare i territori in quelle condizioni.
Cosa le
è rimasto più impresso di Safiya?
La cosa
che mi aveva colpito tantissimo era il fatto che Safiya, nonostante
tutto, non avesse mai perso la propria fede. Lei era musulmana, è
rimasta musulmana fino all'assoluzione, dopo una vicenda lunghissima.
Chi la
condannava era un Islam aberrante, letto in modo distorto.
Questo
dimostra che un conto è l'Islam tradizionale, religioso e un altro è
l'Islam politico...
Molte
volte noi parliamo di “guerra di religione”, ma la religione
c'entra veramente poco. In genere sono guerre di protettorati, di
lobby politiche o economiche che non hanno scrupoli ad usare la
religione e lo fanno sapendo che la religione è un nervo scoperto
perchè l'uomo ha bisogno di trascendenza. Chi usa la religione, sa
di usare un tasto molto efficace.
Qual è
il futuro delle ragazze e delle donne delle regioni del Nord-Nigeria?
Come
dicevo, il sentimento religioso in questi territori è un sentimento
storico. L'Islam è una galassia complessa e affascinante: se
riuscissimo a dialogare con le persone di vera fede musulmana, ci
sarebbe davvero per loro un futuro. Questo non significa disconoscere
la propria religione perchè tutti, ripeto, abbiamo bisogno di
spiritualità.