L'Articolo
8 della Convenzione dei Diritti umani parla di “diritto al rispetto
della vita familiare e privata”: l'Italia è stata condannata,
dalla Corte europea dei diritti umani, proprio per la violazione di
questo articolo. La violazione riguarda tre coppie omosessuali.
Una
coppia vive a Trento, una a Milano e la terza a Lissone (in provincia
del capoluogo lombardo); le persone convivono da anni e avevano
chiesto alle proprie municipalità di fare le pubblicazioni per
celebrare il matrimonio, ma la loro proposta è stata rifiutata.
Enrico Oliari – presidente di Gaylib (Associazione dei gay liberali
e di centrodestra) – ha fatto ricorso a Strasburgo e, nei giorni
scorsi, è arrivata la sentenza.
Come
abbiamo sentito dai telegiornali, la presidente della Camera,Laura
Boldrini, ha commentato così la decisione della Corte: “Ora
bisogna agire. Il Parlamento non può più rinviare, deve esprimersi
chiaramente su un tema così centrale. Farò tutto quanto è nelle
mie facoltà perchè ciò avvenga. Non possiamo continuare ad essere
un Paese malato di disuguaglianza, economica prima di tutto, ma anche
sociale”.
Nella
nota della Corte europea dei diritti umani – che non è un
organismo della Ue – si legge: “La Corte ha considerato che la
tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie
omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una
coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno
sufficientemente affidabile” e dunque: “un'unione civile o una
partnership registrata sarebbe il modo più adeguato per riconoscere
legalmente le coppie dello stesso sesso”. Ma non si limita a
questo: Strasburgo ha stabilito che lo Stato italiano dovrà versare
a ognuno dei concorrenti la somma di 5 mila euro per danni morali.
Anche il
Parlamento europeo di recente si era espresso sul tema: a giugno ha
approvato una relazione in cui si chiede di riconoscere i diritti
alle famiglie composte da persone dello stesso genere, ma solo 27
Stati su 47, tra gli Stati membri, hanno una legislazione adeguata.