domenica 24 febbraio 2013

Madre dignità di Moni Ovadia

E' da poco uscito in libreria il nuovo libro di Moni Ovadia, dal titolo Madre dignità, edito da Einaudi, Stile libero.
Moni Ovadia, artista, cantante e interprete, attore, regista e capocomico, nato da una famiglia ebraico-sefardita in Bulgaria (ma che parla un milanese impeccabile, come lui stesso ama ripetere), declina il valore della dignità in ogni sua sfumatura e, dice, che appartiene a tutti, anche al peggior delinquente, il quale deve essere privato della libertà, ma non della propria dignità.
Madre dignità parla degli ultimi della Terra, dei poveri, dei diseredati, di tutti coloro i quali sono fuori dal mercato e dai diritti, ma che hanno un unico bene prezioso: quel valore che il rispetto per se stessi. La dignità, secondo Ovadia, è al fondamento dei diritti delle persone, altrimenti sarebbero (e sono) in balìa della schiavitù, della sopraffazione e del nichilismo.
Passando dall'analisi dei testi sacri, dei conflitti etnici, delle parole dei poeti fino ad arrivare alle storie quotidiane, l'autore dimostra come la dignità sia un valore universale che prescinde dalle origini, dall'etnie, dalle condizioni culturali e sociali perchè le domande che tutta l'umanità deve porsi sono semplicemente tre: Io dov'ero? Io cosa ho fatto? Qual è la mia responsabilità? Così la dignità (forse) è ancora salva.

La dignità umana è inviolabile ed è un valore che non ha prezzo. Non può esistere dignità sociale o collettiva senza dignità individuale della persona, così come non può esistere dignità della persona senza dignità sociale. La cosiddetta rivoluzione liberale, nel grembo delle sue derive mercantili, ha generato il più efficace e terrificante dei totalitarismi, e cioè il totalitarismo del denaro e del profitto, responsabile dei due più vasti e perduranti crimini della storia: il colonialismo e l'imperialismo. La micidiale deriva ideologica del sedicente liberismo ha fatto carne di porco della dignità della persona, nel suo aspetto individuale come in quello sociale, e i suoi sacerdoti si ingegnano cinicamente a persistere, giorno dopo giorno, in quest'opera nefasta”, dalla quarta di copertina.