Ieri è
stato ucciso, a colpi di pistola, Chokri Belaid. Attivista dei
diritti umani, Belaid era uno dei maggiori esponenti di Nidaa Tounes
- una nuova formazione politica che, presto, è diventata la più
importante nell'opposizione al governo tunisino – e si è battuto
per un Paese laico e contro il pericolo di derive islamiste da parte
del partito governativo, Ennhada.
Il
partito islamico, al potere, respinge le accuse di essere il
“mandante” dell'omicidio, attribuendo a forze sovversive la
responsabilità di questo crimine. Il Premier, Hamadi al Jebali, ha
annunciato che scioglierà il governo per formarne uno di tecnici, un
esecutivo di solidarietà nazionale, e che i ministri attuali non si
presenteranno alle prossime elezioni, in occasione delle quali
saranno inviati osservatori internazionali, come ha riferito
l'emittente Al Jazeera.
Intanto
nel Paese la tensione è altissima: migliaia di persone si sono
riversate lungo l'avenue Habib Bourguiba, a Tunisi, diretti alla sede
del Ministero dell'Interno, urlando slogan contro il governo/regime.
I manifestanti hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza e
la Polizia ha risposto con granate e lacrimogeni; un ragazzo è stato
arrestato dopo essere stato trascinato tra le barricate e il filo
spinato; un altro, a Gafza, è rimasto ucciso durante un violento
scontro con gli agenti di sicurezza e centinaia di persone sono scese
in piazza anche a Monastir.
Oggi si
svolgeranno i funerali di Belaid: il sindacato più importante
della Tunisia ha indotto uno sciopero generale in tutto il Paese e
anche la giustizia tunisina si fermerà per due giorni, in segno di
protesta contro questa uccisione.