Ventidue
mesi di guerra in Siria continuano ad avere conseguenze drammatiche
per la popolazione: mancano, in molte aree del Paese, energia
elettrica e viveri. Nelle zone in cui sono in corso i combattimenti –
che si inaspriscono soprattutto nelle città di Aleppo, Damasco e
Homs – il prezzo degli alimenti è aumentato di quasi il doppio e,
se i prodotti sono disponibili nei supermercati, le persone non hanno
denaro sufficiente per acquistarli.
Il WFP
(World Food Programme, Programma Alimentare Mondiale) cerca di
prestare soccorso alle persone, lavorando a stretto contatto con il
partner locale – la Mezzaluna Rossa Arabo-Siriana – e fornendo
assistenza alimentare a gran parte dei 14 governatorati siriani,
anche se molte zone sono irraggiungibili per problemi di sicurezza.
Il WFP
cerca di dare aiuto alla popolazione rimasta nella case attraverso
la distribuzione di buoni pasto che possono essere utilizzati per
ottenere formaggio, latte, yogurt e uova, ma è necessario aiutare
anche tutti i rifugiati che hanno cercato riparo in Giordania,
Turchia, Iraq e Libano.
Riportiamo
alcune testimonianze di chi è rimasto in Siria e di chi ha deciso di
scappare, raccolte dal sito de La Repubblica nei giorni scorsi:
“...Le
prime volte che la corrente saltava tutto si fermava, ora si
festeggia se c'è energia per un'ora. Ora è arrivato l'inverno e non
c'è carburante in città. Il freddo ci ha obbligato a bruciare i
mobili per scaldarci”, racconta Mohamed.
“ ...Riuscivo
a dormire solo quando ero davvero esausto, poi erano le esplosioni a
svegliarmi. La sopravvivenza quotidiana era diventata un lavoro di
squadra, come quando a turno, si andava a fare il bucato comune”,
dice Rabia.
“ Vorrei
che tutto tornasse come prima, che il tempo andasse all'indietro.
Purtroppo so che non può succedere”, queste le parole di Zaher.
Medici
Senza Frontiere e altre ONG, spiegano che in Libano la situazione,
per i profughi siriani, è ancora più difficile perchè le autorità
hanno deciso di non allestire dei campi per loro (soprattutto donne e
bambini) per cui i rifugiati sono ospitati da alcune famiglie oppure
vivono in alloggi di fortuna, come ad esempio: garage, scuole o altri
edifici abbandonati, fattorie. Il problema (e il timore) è che
l'arrivo di una gran quantità di rifugiati – per la maggior parte
musulmani sunniti – possa alterare gli equilibri all'interno di un
Paese, il Libano, in cui un terzo della popolazione è sunnita, un
terzo sciita e un terzo cristiana.
A questo
si aggiunge la presenza delle milizie e della comunità palestinese,
presenti sul territorio dal 1995 a seguito della guerra civile: come
dimostra un video di Anti-Racism Movement, l'arrivo dei nuovi
profughi desta paure mai sopite e pregiudizi rivolti ai rifugiati
siriani, pregiudizi riguardanti, in particolare, i temi del lavoro e
delle violenze sessuali.
Una
situazione, quindi, che si fa, via via, sempre più complessa e che
deve destare preoccupazione e interesse da parte delle forze
internazionali.