giovedì 21 febbraio 2013

Ragazzina di colore vittima di aggressione e razzismo


Ragazzi “perbene”, con I-Pad, cellulari di ultima generazione e computer hanno aggredito, ieri, una coetanea a Grosseto.
La ragazzina è stata colpita e picchiata da altre ragazze, mentre i maschi le incitavano e riprendevano le scena che poi è stata pubblicata in un video su youtube. La vittima, durante l'aggressione, è stata più volte apostrofata con l'epiteto di “zoccola” mentre molti di loro gridavano la frase “la negra ce le busca”.
Sull'accaduto è intervenuto l'attuale Ministro per l'Integrazione, Andrea Riccardi, il quale ha dichiarato: “E' un caso che non può essere derubricato come una semplice ragazzata. Per questo ho dato mandato all'Unar di far piena luce sulla vicenda. Alla ragazza aggredita e alla sua famiglia va la solidarietà e la vicinanza di tutto il governo. Occorre fare una riflessione più generale sulla condizione dei nostri giovani: il bullismo, in questo caso a sfondo razzista, amplifica le sofferenze e le umiliazioni inflitte alla vittima con l'esposizione alla gogna di internet. Istituzioni, mondo della scuola e della società civile sono chiamate a un'azione preventiva ed educativa più accorta”.
Gli adolescenti sono, infatti, lo specchio della società; ma la “società” è composta da individui e, tra questi, siamo noi più grandi, gli adulti, a dover educare i giovani, a dover indicare la direzione giusta e a dare l'esempio.
In un bellissimo saggio di qualche anno fa, intitolato L'Epoca delle passioni tristi, due psichiatri e sociologi - Miguel Benasayag e Gérard Schmit – scrivono che: “Viviamo in un'epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava “le passioni tristi”: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una minaccia, alla quale bisogna rispondere “armando” i nostri figli. I problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della cultura moderna...Si continua a educarli come se questa crisi non esistesse, ma la fede nel progresso è stata ormai sostituita dal futuro cupo, dalla brutalità che identifica la libertà con il dominio di sé, del proprio ambiente, degli altri”.
Questo tipo di società è incapace di educare e di guidare lo sviluppo del giovane, è incapace di insegnare il senso di responsabilità e il rispetto reciproco tra le persone. Solo l'educazione e l'accesso alla cultura possono arginare la barbarie: e noi, per cominciare a ristabilire i confini e il valore della dignità, decidiamo di non pubblicare la fotografia della ragazzina aggredita - per proteggerla, anche se in maniera tardiva – e di non mostrare il video, proprio per non alimentare ulteriormente forme di “voyerismo” e per non dare visibilità gratuita a quel gruppo di ragazzi e ragazze che hanno esercitato la violenza su una sola persona, secondo loro più debole.