Ragazzi
“perbene”, con I-Pad, cellulari di ultima generazione e computer
hanno aggredito, ieri, una coetanea a Grosseto.
La
ragazzina è stata colpita e picchiata da altre ragazze, mentre i
maschi le incitavano e riprendevano le scena che poi è stata
pubblicata in un video su youtube. La vittima, durante l'aggressione,
è stata più volte apostrofata con l'epiteto di “zoccola” mentre
molti di loro gridavano la frase “la negra ce le busca”.
Sull'accaduto
è intervenuto l'attuale Ministro per l'Integrazione, Andrea
Riccardi, il quale ha dichiarato: “E' un caso che non può essere
derubricato come una semplice ragazzata. Per questo ho dato mandato
all'Unar di far piena luce sulla vicenda. Alla ragazza aggredita e
alla sua famiglia va la solidarietà e la vicinanza di tutto il
governo. Occorre fare una riflessione più generale sulla condizione
dei nostri giovani: il bullismo, in questo caso a sfondo razzista,
amplifica le sofferenze e le umiliazioni inflitte alla vittima con
l'esposizione alla gogna di internet. Istituzioni, mondo della scuola
e della società civile sono chiamate a un'azione preventiva ed
educativa più accorta”.
Gli
adolescenti sono, infatti, lo specchio della società; ma la
“società” è composta da individui e, tra questi, siamo noi più
grandi, gli adulti, a dover educare i giovani, a dover indicare la
direzione giusta e a dare l'esempio.
In un
bellissimo saggio di qualche anno fa, intitolato L'Epoca delle
passioni tristi, due psichiatri
e sociologi - Miguel Benasayag e Gérard Schmit – scrivono che:
“Viviamo in un'epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava “le
passioni tristi”: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che
ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una
minaccia, alla quale bisogna rispondere “armando” i nostri figli.
I problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della
cultura moderna...Si continua a educarli come se questa crisi non
esistesse, ma la fede nel progresso è stata ormai sostituita dal
futuro cupo, dalla brutalità che identifica la libertà con il
dominio di sé, del proprio ambiente, degli altri”.
Questo
tipo di società è incapace di educare e di guidare lo sviluppo del
giovane, è incapace di insegnare il senso di responsabilità e il
rispetto reciproco tra le persone. Solo l'educazione e l'accesso alla
cultura possono arginare la barbarie: e noi, per cominciare a
ristabilire i confini e il valore della dignità, decidiamo di non
pubblicare la fotografia della ragazzina aggredita - per proteggerla,
anche se in maniera tardiva – e di non mostrare il video, proprio
per non alimentare ulteriormente forme di “voyerismo” e per non
dare visibilità gratuita a quel gruppo di ragazzi e ragazze che
hanno esercitato la violenza su una sola persona, secondo loro più
debole.