domenica 3 febbraio 2013

Italiani d' altrove: parole di poeti che scrivono in altre lingue, ma continuano a sentire in italiano, Rayuela edizioni

 

Persone che hanno una doppia cittadinanza, che vivono in due Paesi diversi, ma per molti aspetti, simili. Si parla, in questo caso, di Italia e Argentina (o Uruguay) perchè il libro intitolato Italiani d'altrove. Parole di poeti che scrivono in altre lingue, ma continuano a sentire in italiano – per Rayuela edizioni – raccoglie liriche di autori argentini, di origine italiana: tutti i loro cognomi, infatti, sono italiani.
La raccolta è curata (e i testi tradotti) da Milton Fernandez, attore-scrittore-drammaturgo uruguayano e direttore artistico del Festival della Letteratura di Milano, il quale ha ascoltato le parole di queste persone che si sono trasferite in Argentina e che scrivono in spagnolo e ha deciso di restituire ai lettori le loro emozioni, i loro pensieri, i loro ricordi. Sì, perchè questi emigranti continuano a sentire e a pensare in italiano per quella sorta di “meccanismo della nostalgia”, così complesso, che molti si portano dentro.
La stessa città di Buenos Aires è popolata da tantissimi italiani e i suoi quartieri ricreano una mappa dell'Italia, riproducendone anche l'architettura delle città: c'è il quartiere genovese (la Boca), quello calabrese, quello friulano in cui si parla con gli accenti di quelle zone. E lì si avverte un senso di appartenenza, sia alla cultura argentina sia a quella italiana.
Molti dei poeti che hanno arricchito l'antologia non sono mai stati in Italia, ma ne hanno un'idea, che è quella riportata dai loro genitori o dai loro nonni: ma i ricordi, spesso, con il tempo, sbiadiscono o si trasformano. I migranti, infatti, come sostiene Milton Fernandez “sono portatori sani di Paesi immaginari” ed ecco, quindi, che i luoghi raccontati sono quelli tramandati da altri, magari sono Paesi che non esistono neanche più, ma rimangono in vita nell'immaginazione o nella memoria e questo aiuta a spiegare l'etimologia della parola “nostalgia” che è: “il dolore del ritorno”, quella malinconia che accompagna tutti i migranti quando sono lontani, e quella delusione che li tocca quando scoprono una realtà diversa da quella immaginata o ricordata. Ma è un dolore che si impara a gestire se lo si fa diventare ricchezza interiore.

La raccolta di poesie è stata presentata il 2 febbraio 2013 alla Casa delle Culture del mondo di Milano. Ci piace anche ricordare perchè è stato scelto, come nome della casa editrice, quello di “Rayuela”:

La Rayuela (il gioco del mondo) si gioca con un sassolino che bisogna spingere con la punta della scarpa. Ingredienti: un marciapiede, un sassolino e un bel disegno fatto col gessetto, preferibilmente a colori. In alto sta il cielo, sotto sta la terra, è molto difficile arrivare con il sassolino al cielo, quasi sempre si fanno male i calcoli e il sassolino esce dal disegno. Poco a poco, nonostante tutto, si comincia ad acquisire la necessaria abilità per salvare le diverse caselle, (Rayuela chiocciola, Rayuela rettangolare, Rayuela fantasia, poco usata) e un giorno si impara a uscire dalla terra e a far risalire il sassolino fino al cielo, fino a entrare nel cielo (…), il brutto è che proprio a quel punto, quando quasi nessuno ha ancora imparato a far salire il sassolino fino al cielo, finisce di colpo l'infanzia e si casca nei romanzi, nell'angoscia da due soldi, nella speculazione di un altro cielo al quale bisogna comunque imparare ad arrivare. E siccome si è usciti dall'infanzia...ci si dimentica che per arrivare al cielo si ha bisogno di questi ingredienti, un sassolino e la punta di una scarpa”. Julio Cortàzar