sabato 30 marzo 2013

Un Filmfestival milanese che riflette sulla condizione femminile



Si è conclusa da poco l'ultima edizione di Sguardialtrove, filmfestival a regia femminile che si è tenuta dal 4 al 10 marzo a Milano e di cui abbiamo già anticipato il programma in un articolo precedente.
Per tutto il mese di marzo è stata allestita, in Triennale, una mostra dedicata all'area latino americana, sempre con un'attenzione speciale per il mondo femminile. Sì, perchè la XX edizione della manifestazione, con la direzione artistica di Patrizia Rappazzo, anche quest'anno si è proposta come obiettivo quello di riflettere sul rispetto della dignità delle donne e di rilevare il livello di consapevolezza sulle dinamiche tra maschi e femmine, ragazzi e ragazze. Questo argomento è stato approfondito nella sezione “Cinema e formazione” attraverso una tavola rotonda dal titolo: “Dalla parte delle bambine e delle ragazze: come crescono le bambine oggigiorno? Come diventano ragazze e poi donne consapevoli di sé?”. Ad arricchire questa riflessione, è stata proposta una retrospettiva sulle opere della regista Roberta Torre.
Ma il festival si è anche confermato come uno studio sui temi di stretta attualità. Vogliamo qui ricordare alcuni film che sono stati premiati in questa edizione e che mettono in luce contraddizioni politiche, problemi sociali ancora irrisolti, ricerca dell'identità da parte di tutti , uomini e donne, e in tutto il mondo.
Il film vincitore del concorso internazionale documentari “Le donne raccontano” è andato a The only son di Simonka De Jong : il diciannovenne Pema vive in Olanda, ma le sue origini sono nepalesi. I suoi genitori lo avevano dato in adozione, costretti dalla miseria e ora vorrebbero che sposasse una ragazza del suo villaggio: Ma Pema desidera continuare a studiare e a vivere un'esistenza “all'occidentale”. Il film è stato premiato con la seguente motivazione: “Per l'intelligenza con cui ha saputo raccontare l'inconciliabilità dei desideri all'interno di una famiglia e la lacerante contrapposizione tra i bisogni di generazioni cresciute con punti di riferimento geografici e culturali diversi. Non c'è accordo possibile tra il futuro sognato dai genitori per se stessi e per i propri figli e il fatto che le ambizioni di questi implichino il coraggio di convivere con l'inevitabile senso di colpa che questa comporta per inseguire la propria felicità. Un momento cruciale che la filmmaker affronta con sensibilità accompagnando lo spettatore lungo un cammino comune a uomini e donne di tutte le latitudini”.
Una menzione speciale è andata a Il limite di Rossella Schillaci in cui la vita quotidiana dell'equipaggio di un peschereccio d'altura siciliano diventa specchio del presente e della crisi che produce effetti sull'intera esistenza dei pescatori. Nella motivazione si legge: “ Per la spontaneità con cui riesce ad avvicinare i personaggi in un mosaico che riflette i rischi, la precarietà, la fatica e la poesia che la vita di mare comporta. Lo sguardo della regista si dispone al racconto della vita dei pescatori intessendolo con una drammatica attualità fatta di difficoltà economiche e sbarchi di clandestini”.
Il concorso internazionale Lungometraggi “Nuovi sguardi” ha visto come vincitore il film Eat sleep die, di Gabriela Pilcher. Il film narra la storia della ventenne Rasa che vive, con il padre, nella Svezia meridionale. La ragazza lavora in una fabbrica, ma a un certo punto perde il posto. La cinepresa la segue nella sua lotta per rimanere nel villaggio, nonostante sia senza lavoro e le richieste governative che impongono la ricerca di un'occupazione anche lontano da casa. Il lungometraggio racconta “la disperazione e l'emarginazione sociale con toni mai patetici, ma con energica determinazione”.
Infine, anche nel concorso italiano “Corti Doc Sguardi (S)confinati” è stata premiata un'opera che pone al centro della riflessione il tema del lavoro (e delle donne): Licenziata di Lisa Tormena. La Omsa – storica fabbrica faentina di calze - chiude per essere delocalizzata in Serbia. 350 persone licenziate, quasi tutte donne e molte in cassa integrazione. Un gruppo decide di raccontare la propria storia di rabbia e di delusione. La motivazione, più che valida, del premio recita: “ Per l'urgenza e la forza con cui mette in scena il dramma di un gruppo di donne coraggiose che trovano uno sfogo creativo a una situazione di protesta e di rabbia. Lisa Tormena dimostra la capacità di leggere la realtà e di interpretare le dinamiche sociali con una particolare attenzione al mondo femminile”.