lunedì 20 maggio 2013

Festival del Cinema africano, d'Asia e America latina: i film vincitori

Dal film "O mon corps!"

Venerdì 10 maggio si è conclusa, a Milano, l'ultima edizione del Festival del cinema africano, d'Asia e America latina che - attraverso le mostre fotografiche, le installazioni artistiche, i dibattiti e, in particolare, il programma dei film - ha portato nel capoluogo lombardo informazioni, notizie e approfondimenti sull'attualità geopolitica, sulla Storia contemporanea e sulla nostra realtà quotidiana.
Il concorso lungometraggi “Finestre sul mondo” è stato vinto dal regista pechinese Peng Tao con il suo The cremator: La Cina narrata non è la potenza industriale che conosciamo in Occidente né il Paese lacerato dalle contraddizioni economiche e sociali, ma è la Cina rurale, in cui sopravvivono antiche tradizioni e forte umanità.
Cao è il protagonista del racconto: vive in un villaggio e lavora in un impianto di cremazione. Secondo la tradizione, la cremazione è riservata solamente ai corpi non riconosciuti e gli uomini che muoiono prima di sposarsi hanno diritto a una “sposa fantasma”, una donna nubile, che li accompagni nel loro viaggio nell'aldilà. Cao non è più giovane ed è malato: decide, quindi, di prendere in moglie una “sposa fantasma”, ma la sua non è necrofilia, è espressione di una profonda solitudine e di una capacità di amare incondizionatamente. L'arrivo della sorella della defunta, cambierà il destino di Cao e lo riconcilierà con la vita. Un film delicato e poetico; una storia raccontata con i ritmi lenti dei gesti e degli sguardi, avvolta da un silenzio pieno di significato per descrivere la solitudine e il bisogno di affetto di anime sensibili.
Si parla di solitudine e di straniamento anche in Coming forth by day, ambientato a Il Cairo e vincitore come Miglior film africano. Soad vive con i genitori: la madre lavora in un ospedale e, al rientro a casa, non ha altre energie da spendere e il padre è un infermo, costretto a letto. Soad si prende cura di loro e della casa: la cinepresa segue i suoi movimenti, la sua frustrazione, ma anche la sua tenerezza. Solo di sera Soad si concede di uscire dall'appartamento e di vagare nella notte, ma oramai, è la sua ombra a camminare. Al suo debutto cinematografico, Hala Lofty riesce a rendere sullo schermo anche l'odore della vecchiaia e della malattia, mentre il caos della grande città - con i suoi cambiamenti - rimane fuori, trapelando solo dalle persiane socchiuse. La regia e la fotografia restituiscono un bel gioco di chiaro-scuro, di interno ed esterno per parlare di vita privata e vita sociale, di chi fa la rivoluzione pensando al Futuro e di chi sopravvive quotidinamanente, arrancando nel Presente.
Sempre in Nord Africa, ad Algeri, lavorano il coreografo Abou Lagraa e sua moglie, la ballerina Nawal Lagraa: il loro sogno è quello di riunire le culture del Mediterraneo in una grande accademia di danza contemporanea. Per la performance di apertura, che si terrà al Teatro Nazionale, i due artisti scelgono dieci ballerini di strada non professionisti. Il film, intitolato Ô MON CORPS! di Laurent Aït Benalla e vincitore del concorso documentari, registra le emozioni, le paure, le aspettative dei ragazzi e lo sviluppo del progetto culturale. Un mosaico di personalità che testimonia l'Algeria di oggi e l'importanza dell'Arte nel rinnovamento del Paese.
Damola Adelaja, dopo aver conseguito un master in Giornalismo televisivo, è ora scrittore, produttore e regista cinematografico: con il suo primo lavoro, da lui diretto e intepretato, Fela-Sidy, ha ottenuto il primo premio nella competizione cortometraggi, raccontando la storia di un uomo chiuso nel suo appartamento di lusso, mentre le notizie drammatiche dei violenti scioperi che infiammano la Nigeria gli arrivano o in sogno oppure attraverso i mass-media. Ascoltando le note e le parole delle canzoni di Fela Kuti, l'uomo ritroverà il senso di appartenenza al suo popolo.
I film vincitori confermano le parole scritte nel catalogo della manifestazione dall'Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno: “ E' tempo di comprendere che la nostra identità non può che essere valorizzata dalla conoscenza di altre realtà e di altri popoli, tradizioni, modi di vivere, per essere cittadini partecipanti di una società sempre più globalizzata e di un Presente così complesso e in cambiamento”.

Damola Adelaja
Dal film "The cremator"