Il 31
marzo 2013 chiuderanno i sei ospedali psichiatrici giudiziari (Opg)
presenti sul territorio italiano. 800 malati mentali saranno a
rischio di cure e questo è un fatto piuttosto grave perchè, come
spiega Claudio Mencacci - Presidente della Sip, Società Italiana di
Psichiatria – circa il 10% delle persone che presentano disturbi
sono pericolosi e potrebbero creare qualche problema di sicurezza; il
rischio è molto basso, ma non si può escludere del tutto che
possano reiterare i reati.
Gli Opg
chiudono in base al disegno di legge n. 9/2012, voluto dai Ministeri
della Salute e della Giustizia e le conseguenze potrebbero essere
negative a causa della mancanza di strutture alternative, della
mancata gradualità, di una proroga o di interventi che garantiscano
la sicurezza dei pazienti, degli operatori e della comunità; la Sip
denuncia, inoltre, la carenza di cure psichiatriche nei penitenziari
dove confluiranno molti dei malati mentali. In Italia sono tra le
1000 e le 1500 persone internate negli Opg e, ad oggi, non sono
ancora pronte le 20 strutture che dovrebbero sostituire gli ospedali
psichiatrici giudiziari.
Virgilio De Mattos |
Per
accompagnare questo percorso, ancora confuso, è arrivato nel nostro
Paese, Virgilio De Mattos ,docente dell'Università di Belo
Horizonte, in Brasile che nel suo libro intitolato Una
via d'uscita,
edizioni Alphabeta, riporta l'esperienza del PAJ-PJ-TJMG, “Programma
di attenzione integrale” che si basa, principalmente, sul concetto
di “prevenzione”: i pazienti, aiutati dai familiari e dal
personale specializzato, affrontano il proprio caso e ne indicano la
soluzione attraverso l'azione giuridica, sociale e clinica.
I
malati di mente autori di reato, infatti, vengono riconosciuti
responsabili del reato, ma non vengono isolati in un carcere; possono
circolare liberamente nelle strutture adibite per poter affrontare le
cure necessarie e per poter relazionarsi meglio e lavorare sul
problema; tutti i cittadini devono essere sottoposti a un giudizio
penale con tutte le garanzie previste dal codice, con la possibilità
di essere sottoposti ad un processo con il contraddittorio e la
difesa legale; in caso di condanna, infine, deve essere fissata la
pena con la possibilità - valutando i casi - di detrazione o
progressione del regime di detenzione, la sospensione o la
prescrizione.
Un
ulteriore passo verso il rispetto dei diritti fondamentali anche per
chi ha commesso reato è dato da un progetto in atto dal 1994 presso
il carcere di San Vittore di Milano. Si tratta di uno spazio di
produzione musicale, creato da Alejandro Jarai che, dal sette anni,
ha dato vita al progetto VLP
Sound: la
stanza 17 del 3° Raggio diventa un luogo dove si fa musica tutti i
giorni, con la partecipazione dei detenuti e con la collaborazione di
istituzioni, educatori e associazioni che operano nel settore.
Il
progetto prevedere la realizzazione di CD - distribuiti gratuitamente
- e la realizzazione di concerti e di registrazioni per creare un
ponte tra la realtà interna all'istituto e la realtà esterna. La
“persona” è, infatti, al centro del progetto: i detenuti, grazie
alla musica, imparano di nuovo ad ascoltare. Ascoltano, prima di
tutto, se stessi e poi gli altri; recuperano le proprie emozioni e la
propria umanità; migliorano la relazione con “il diverso da sè”
e con il mondo esterno. La
musica, quindi, come comunicazione, come veicolo di nuovi valori,
come opportunità di crescita e di riscatto.