“I
trafficanti, bè, loro non potevano portarmi all'ospedale o da un
dottore, è chiaro. E' il più grande problema di essere clandestini,
questo: sei illegale anche nella salute”:
Queste
sono alcune parole tratte dal romanzo Nel mare ci sono i
coccodrilli, storia vera di Enaiatollah Akbari, di
Fabio Geda per Dalai Editore.
Si
tratta della storia vera di Enaiatollah, un afghano che ora vive a
Torino. A dieci anni si ritrova da solo in Pakistan, dove era stato
portato dalla madre. Perchè? Perchè suo padre era stato derubato e
ucciso da alcuni banditi e i pashtun - proprietari delle merci che
gli erano state rubate - avevano deciso di prendere come schiavo, a
titolo di risarcimento, il figlio di quell'uomo. L'etnia di
appartenenza del padre di Enaiatollah era, infatti, quella hazara,
disprezzata dai pashtun e dai talebani che, tra l'altro, avevano
ucciso il suo maestro.
Quella
di Enaiatollah è una vera e propria odissea, nell'ulteriore fuga
verso l'Iran e, poi, verso la Turchia, la Grecia e,infine, l'Italia:
svolgendo i lavori più umili, tra trafficanti di uomini e merci,
violenze delle istituzioni e botte dai poliziotti.
Il
bambino non perde mai di vista i tre insegnamenti di sua madre: non
fare uso di droghe, non usare armi e non rubare. Fiero della propria
educazione e della propria identità, farà moltissima fatica per
ottenere il permesso di soggiorno come rifugiato politico: il libro
narra, infatti, anche dei numerosi ostacoli burocratici che
costellano l'iter per poter ottenere il documento. Ora quel bambino è
diventato un giovane uomo: ha studiato, ha un lavoro e tanti amici.
La
storia di Enaiatollah è, per fortuna, a lieto fine, ma quella di
molti altri, no.
Il
testo scritto è diventato uno spettacolo teatrale che domani, 5
marzo, verrà presentato presso l'auditorium della Casa della carità
di Milano, alle ore 21.00. Per la regia di Paolo Briguglia e Edoardo
Natoli, con l'adattamento dello stesso Fabio Geda. Lo spettacolo è
gratuito e aperto a tutta la cittadinanza.