mercoledì 20 marzo 2013

Il rogo di Cosenza: deceduti tre immigrati



All'inizio del mese di marzo è accaduto un fatto tragico, passato in sordina tra le notizie di cronaca: due uomini marocchini e una donna tunisina sono stati trovati morti carbonizzati in un casolare alla periferia di Cosenza, in Calabria.
Cercavano di vivere nell'edificio abbandonato, ormai da tempo utilizzato dai senzatetto e la causa del loro decesso è stata un allacciamento abusivo alla rete elettrica per far funzionare due piccole stufe con cui cercavano di riscaldarsi.
Viene subito da pensare anche a quei 13mila profughi del piano “Emergenza Nord Africa” che sono stati richiusi, per due anni, in alloggi privati senza alcun tipo di assistenza e che ora, alla fine del “piano”, sono stati liquidati con 500 euro e rischiano di ritrovarsi nelle stesse condizioni degli immigrati che hanno perso la vita a Cosenza.
Molte associazioni, operatori del volontariato e attivisti hanno organizzato un Sit-in di solidarietà verso queste persone che vivono in condizioni di estrema povertà, sventolando uno striscione con scritto: “ Milioni di euro per l'accoglienza agli immigrati e ancora si muore nelle case abbandonate. Vergogna.”
Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, per l'occasione, ha parlato di “un momento di rispettosa riflessione e di insegnamento collettivo su quanto il senso di solidarietà debba avere per ognuno di noi una valenza di rilevante responsabilità individuale”, ma più incisive sono state le parole di un altro sindaco, quello di Acquaformosa, Giovanni Manoccio: “ ...Da anni conosciamo storie di pura disperazione di uomini, donne e bambini che hanno attraversato il deserto e poi il Mediterraneo con le zattere della morte alla mercè di uomini e di organizzazioni criminali disposte a tutto; abbiamo conosciuto le storie personali di tanti nostri fratelli africani, i loro sogni e le speranze dei loro bambini, la loro fragilità economica e sociale. E' difficile oggi, in presenza di una storia di povertà ed emarginazione, fare analisi politiche e sociali. E' difficile spiegare che la donna perita a Cosenza assieme a due uomini non è una profuga dell'emergenza Nord Africa della primavera 2012, bensì una donna che, assieme ai suoi figli, da circa 20 anni viveva nella precarietà più assoluta, con i figli anch'essi vittime della povertà e dell'emarginazione. Tutto ciò è una sconfitta di tutti noi. E' la sconfitta di una società che non riesce ad uscire fuori dalle paure e dagli egoismi, di una società che non include ma esclude chi sia povero o diverso o extracomunitario e che si accorge della sofferenza solo ed esclusivamente in questi momenti per poi rimuovere il tutto in poche ore. Quante parole si spenderanno in questi giorni?”.
E concludiamo con la frase di un immigrato senegalese, fermo davanti al casolare: “In Italia c'è chi perde tempo e chi muore”.