domenica 20 gennaio 2013

Aggiornamento Algeria: ultimo blitz, altre morti


Gli USA annunciano la morte di un connazionale, così come la Francia. Morti o dispersi cinque britannici: il bilancio dell'ultimo blitz in Algeria conta l'uccisione di 23 ostaggi e di 32 terroristi, secondo ciò che viene riportato dalle autorità algerine.
I miliziani, visto l'esito negativo del loro attacco, hanno giustiziato gli ultimi 7 ostaggi; altri sedici, per fortuna, di cui non si conosce la nazionalità, sono stati trovati vivi in quanto si sono nascosti nei macchinari degli impianti di estrazione. Mentre un lavoratore filippino sopravvissuto – il primo a rilasciare una testimonianza – ha detto che gli ostaggi erano stati costretti ad indossare collane fatte di esplosivo e salire su un camion-bomba che non è esploso.
L'altro ieri il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva condannato l'attacco, da parte dei terroristi, come “un attacco atroce” contro il complesso di In Amenas. Nella nota si esprime anche “la più profonda solidarietà e sincere condoglianze alle vittime e alle loro famiglie” e si chiede che “ i responsabili, gli organizzatori, i finanziatori vengano portati davanti alla giustizia; e che le misure prese per combattere il terrorismo rispettino gli obblighi imposti dal diritto internazionale, in particolare per quanto riguarda i diritti umani, quelli umanitari e dei profughi”.
E' stato, intanto, accertato che il gruppo terrorista provenga dal Niger e il segretario della difesa americano, Leon Panetta, ha dichiarato che gli Stati Uniti “prenderanno tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione” dalla minaccia terroristica in Africa (e negli Stati che si affacciano sul Mediterraneo).


A proposito di profughi: una piccola storia di una grande ragazzina siriana

“Ero alla finestra e guardavo i jet sopra di noi. La mia famiglia è scappata via, ma io volevo prima bere un po' d'acqua e poi scappare”. Sono le parole di Sharifa, una bambina, profuga siriana che vive nel campo rifugiati di Bab al Salam, perchè quel bombardamento ha fatto crollare il soffitto dell'appartamento dello zio in cui viveva e le ha tranciato una gamba.
Sharifa racconta la sua difficoltà a muoversi, soprattutto all'interno del campo, che è vasto e dove tutto per lei è lontano, ad esempio i sevizi igienici; le braccia le fanno male quando usa troppo le stampelle. “Vorrei solo camminare ancora, non giocare, solo camminare”, dice la ragazzina. E ha un sogno: poter tornare nel suo villaggio, completare gli studi e diventare maestra.