domenica 6 gennaio 2013

Ancora combattimenti cruenti in Siria


In Italia non si parla mai abbastanza di politica estera oppure lo sguardo è rivolto principalmente all'area occidentale, come se quello che accade nel resto del mondo ci riguardasse, ma fino a un certo punto. Ma non è così.
La situazione in Medio Oriente si fa ogni giorno più complicata, gli equilibri sono (e diventeranno) sempre più instabili e ci saranno ripercussioni anche in Occidente, perchè siamo legati, ai Paesi di quell'area, da motivi e, in alcuni casi, da accordi economici, politici, militari.
La Siria, ad esempio, non è così lontana dal nostro Paese e dall'Unione Europea (che lo scorso anno ha ricevuto il Nobel per la Pace per il lavoro svolto nella tutela dei diritti umani e per la campagna contro le guerre), eppure - nonostante gli sforzi internazionali - da quando il conflitto siriano è incominciato, nel marzo 2011, le vittime sono state oltre 60mila.
E' notizia di ieri che le violenze non si plachino: l'artiglieria ha colpito un quartiere cristiano della capitale, Bab Tuma. A Damasco è esplosa un'autobomba anche nel quartiere di Rokn Eddin e altri combattimenti si sono verificati a nord del Paese, nella zona dell'aeroporto di Aleppo.
L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), che ha sede a Londra, ha contato, solo nella giornata di ieri, 57 vittime, di cui 25 civili.
Si attende, intanto, il discorso di oggi del Presidente, Bashar al Assad, il quale - secondo il quotidiano libanese filosiriano Al-Akhbar – potrebbe offrire una soluzione al conflitto attraverso un piano che si snoda in cinque punti, tra cui un “cessate il fuoco” e l'ingresso di osservatori internazionali per monitorarlo. Questa soluzione non gli precluderebbe la possibilità di ricandidarsi per le elezioni presidenziali, al termine del suo mandato, nel 2014.