“Sono una cittadina albanese che vive
regolarmente in Italia da molti anni. Mio figlio è nato qui e ha
appena compiuto 18 anni, ma è affetto dalla sindrome di Down. Può
diventare cittadino italiano entro il compimento del suo
diciannovesimo compleanno? Posso presentare io per lui la domanda al
Comune di residenza?”.
Questa è la lettera riportata da varie
testate e anche dal sito www.stranieriinitalia
a cui ha fatto seguito la risposta, anch'essa rimbalzata su vari
giornali e sul sito del Corriere della Sera: la risposta alla domanda
posta dalla signora è negativa. La richiesta di cittadinanza, da
parte del figlio, è stata respinta perchè il ragazzo down è
considerato “incapace di intendere e di volere” e, perciò, non
idoneo a presentare tale richiesta.
Il Dott. Gaetano De Luca - avvocato
della Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) - ha
spiegato che: “Lo scoglio sta nel giuramento, passaggio
imprescindibile quando si vuole ottenere la cittadinanza per un
diciottenne straniero nato in Italia. Si tratta di un atto
personalissimo e dunque nessuno, neanche il genitore o un
amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, può pronunciarlo
per conto di un figlio o di un tutelato”
Anna Contardi, coordinatrice nazionale
Aipd (Associazione Nazionale italiana Persone Down) ha aggiunto: “
Riteniamo grave negare il diritto di cittadinanza a una persona
straniera con sindrome di Down per un pregiudizio di incapacità di
effettuare il giuramento richiesto. Tra le persone con sindrome di
Down c'è una grande variabilità e, negli ultimi anni, abbiamo visto
alcune persone affette dalla sindrome, andare a lavorare e
crescere in autonomia. Crediamo che questo episodio cozzi con lo
spirito di accoglienza verso i giovani stranieri auspicato di recente
dallo stesso Presidente Napolitano e tanto più necessario nei
confronti di persone in difficoltà: il nostro Paese è noto per le
sue scelte inclusive nei confronti di persone con disabilità e non
vogliamo tornare indietro”.
Questa situazione non riguarda solo il
ragazzo di origini albanesi, ma molte altre persone (ad esempio
Cristian, di madre colombiana e nato in Italia); così come i 10.500
alunni immigrati con disabilità intellettiva delle scuole italiane,
secondo i dati del Ministero dell'Istruzione, relativi all'anno
scolastico 2009-2010.
L'associazione Ledha fornirà supporto
legale alla madre e al ragazzo di origini albanesi e, sempre secondo
l'opinione dell' avvocato De Luca: “Basterebbe che l'Italia
rispettasse la Convenzione ONU per i diritti delle persone con
disabilità, ratificata nel nostro Paese con la legge n.18 del 2009.
Tale legge obbliga gli Stati firmatari a riconoscere alle persone
disabili il diritto di cambiare cittadinanza”.