Lo ha stabilito il Tribunale di Crotone. La direttiva europea sui rimpatrii 2008/115/CE prescrive che il trattenimento dello straniero irregolare possa essere disposto solo quando ogni altra misura meno afflittiva risulti impossibile o inadeguata.
Il Tribunale di Crotone si è, quindi, basato sulla giurisdizione europea e ha anche stabilito che le condizioni di vita degli immigrati irregolari all'interno dei CIE siano "lesive della dignità umana" e che configurano la violazione dell'art.3 della Convenzione europea dei Diritti Umani (ICEDU). Non solo una sentenza esemplare per le carceri, ma anche per i CIE che da Centro di Identificazione e Espulsioni si sono trasformati (da subito) in vere e proprie galere.
A.H., cittadino marocchino viveva con la sua famiglia e lavorava come artigiano a Gioia Tauro ed è stato prelevato e portato nel CIE di Capo Rizzuto; così come D.A., tunisino, che stava facendo la spesa con la sua compagna incinta di tre mesi, ed è stato portato via in manette, perchè senza documenti; o come A.A., algerino, che viveva a Viareggio e faceva il cameriere. Loro e altri stranieri hanno denunciato , all'interno dei CIE, condizioni igieniche precarie (che "manco gli animali conoscono"), assenza di tavoli (quindi consumavano i pasti per terra), sottrazione di oggetti personali (come, ad esempio, i telefoni cellulari). Da qui è cominciata la rivolta: i detenuti hanno lanciato pietre e calcinacci contro il personale di vigilanza. Il Tribunale di Crotone li ha assolti per legittima difesa, proporzionata all'offesa subita.
Le due sentenze - degli ultimi giorni - che riguardano le carceri e i CIE, in Italia, segnano un punto e un passo avanti nel percorso verso la giustizia e il rispetto della persona.
Il Tribunale di Crotone si è, quindi, basato sulla giurisdizione europea e ha anche stabilito che le condizioni di vita degli immigrati irregolari all'interno dei CIE siano "lesive della dignità umana" e che configurano la violazione dell'art.3 della Convenzione europea dei Diritti Umani (ICEDU). Non solo una sentenza esemplare per le carceri, ma anche per i CIE che da Centro di Identificazione e Espulsioni si sono trasformati (da subito) in vere e proprie galere.
A.H., cittadino marocchino viveva con la sua famiglia e lavorava come artigiano a Gioia Tauro ed è stato prelevato e portato nel CIE di Capo Rizzuto; così come D.A., tunisino, che stava facendo la spesa con la sua compagna incinta di tre mesi, ed è stato portato via in manette, perchè senza documenti; o come A.A., algerino, che viveva a Viareggio e faceva il cameriere. Loro e altri stranieri hanno denunciato , all'interno dei CIE, condizioni igieniche precarie (che "manco gli animali conoscono"), assenza di tavoli (quindi consumavano i pasti per terra), sottrazione di oggetti personali (come, ad esempio, i telefoni cellulari). Da qui è cominciata la rivolta: i detenuti hanno lanciato pietre e calcinacci contro il personale di vigilanza. Il Tribunale di Crotone li ha assolti per legittima difesa, proporzionata all'offesa subita.
Le due sentenze - degli ultimi giorni - che riguardano le carceri e i CIE, in Italia, segnano un punto e un passo avanti nel percorso verso la giustizia e il rispetto della persona.