Una
guardia giurata e una statua africana a grandezza naturale: l'uomo è
di turno davanti a un edificio, la statua è incatenata, come gli
antichi schiavi, all'ingresso di una galleria d'arte. Un confronto
silenzioso e significativo, per riflettere sugli stereotipi del
colonialismo e dello schiavismo moderno. Tutto questo in Abandon
de post, di
Mohamed Bouhari, che, alla XXIma edizione del Festival, si è
aggiudicato il Premio Fondazione ISMU con la seguente motivazione: “
Un film originale, intelligente, sarcastico, che confronta, con
sguardo ironico e disincantato, gli stereotipi del colonialismo e
dello schiavismo con le figure dei “nuovi schiavi” della società
occidentale, affidando il proprio senso all'intensità degli sguardi,
alle allusioni del non detto, più che alle parole. Attraverso il
rigore del bianco e nero e la geometria delle immagini, il film ci
porta “dentro” la ribellione del protagonista e ci fa partecipi
del risveglio del suo orgoglio”.
E
un'altra storia, di registro diverso, in Un
trasport en commun, per
la regia di Dyan Gaye, presentato nel 2009. Tutto prende l'avvio da
un viaggio, a bordo di un taxi tradizionale adibito al trasporto
collettivo, da Dakar a Saint-Louis. Sei passeggeri si incontrano sul
luogo di partenza, ma manca il settimo. Dopo un periodo di attesa, i
passeggeri dividono equamente la quota mancante e decidono di
partire. Stretti nei sedili dell'auto, viaggiano individui diversi
tra loro, ma accomunati da sentimenti, desideri, nostalgie e
speranze. Si intrecciano le storie di Souki, diretta al funerale di
suo padre; di Malick che vuole salutare la sua fidanzata prima di
emigrare in Italia in cerca di un lavoro; di Madame Berry che vuole
ricongiungersi ai suoi figli, lasciati anni prima...Ma l'originalità
del cortometraggio consiste nell'approfondire temi seri e attuali con
la leggerezza del musical. La sceneggiatura del film, infatti, non è
solo recitata, ma anche cantata a ritmo di blues.
Un
trasport en commun ha
vinto due premi: il Premio ENI “per la scelta di utilizzare un
genere come il musical, inconsueto nel cinema sub-sahariano, senza
rinunciare a raccontare gli aspetti sociali e individuali della
realtà contemporanea senegalese”; e il Premio CINIT che consiste
nell'acquisizione dei diritti di distribuzione home-video in Italia.
I due cortometraggi, infatti, si possono acquistare presso il COE
(Centro Orientamento Educativo) di Via Lazzaroni, a Milano, che
organizza il Festival, aspettando le novità della prossima edizione.